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CREMONA

Carcere aperto: i cani al fianco dei detenuti

Intesa fra la dirigenza della locale casa circondariale, Ats e veterinari: ecco il progetto pilota per migliorare condizioni fisiche e psichiche dei reclusi attraverso la relazione con gli animali

Mauro Cabrini

Email:

mcabrini@laprovinciacr.it

05 Marzo 2023 - 05:15

Carcere aperto: i cani al fianco dei detenuti

CREMONA - Migliorare le condizioni psichiche, emotive e fisiche dei detenuti attraverso la cura e la relazione con gli animali: è uno degli obiettivi del progetto di pet therapy ‘Sotto i ciliegi’, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento Veterinario di Ats Val Padana, la locale casa circondariale e l’equipe formata da Giuliana Caronna, veterinaria esperta in interventi assistiti con animali, e quattro coadiutori.


Si tratta di una delle primissime esperienze di questo tipo organizzata oltre le mura di un carcere in Lombardia. Il progetto, della durata di 24 mesi, coinvolge una quindicina di carcerati in incontri a cadenza settimanale – per un totale di 60 appuntamenti teorici e pratici — con animali e istruttori. Gli obiettivi del progetto sono molteplici e tendono alla riduzione di episodi di violenza e suicidio, di ansia e depressione, allentando il senso di isolamento e migliorando anche i legami sociali tra la popolazione carceraria.

Rossella Padulla


«L’idea mi è stata proposta, mesi fa dalla dottoressa Sara Bresciani, da anni esperta criminologa presso la casa circondariale di Cremona – spiega la dottoressa Rossella Padula, direttrice del penitenziario cremonese —. Si tratta di un percorso di efficace valenza nel trattamento di detenuti, molti dei quali durante la permanenza in carcere chiedono di poter incontrare i loro animali d’affezione. Questo mette in evidenza quanto questa relazione possa essere di aiuto anche in situazioni estreme. Ringrazio per la collaborazione il Dipartimento Veterinario di Ats Val Padana e l’equipe della dottoressa Caronna, e spero che questo sia solo l’inizio di altre iniziative simili».


Ats, dal canto suo, ha accolto con entusiasmo l’iniziativa promossa dal penitenziario di Cà del Ferro: «Esperienze simili — afferma Maurilio Giorgi, direttore del Dipartimento Veterinario e Sicurezza Alimenti di Origine Animale di Ats — in Italia hanno già dimostrato il loro valore. Si pongono come finalità quella di restituire ad un luogo come il carcere occasioni di relazioni sane e di rieducazione. Il rapporto uomo-animale, e nello specifico uomo-cane, permette di sviluppare sensibilità orientate al prendersi cura ed instaurare una relazione di fiducia reciproca».

Giuliana Caronna


Un primo passo verso un progetto che potrebbe crescere e prendere nuove forme: «Siamo partiti con una serie di incontri formativi che servono ai detenuti per comprendere l’universo animale, interpretarne le richieste e i bisogni — spiega Caronna —. Sul lungo periodo, questi momenti relazionali permetteranno di acquisire, migliorare e potenziare competenze sociali come l’assegnazione di ruoli, compiti e cooperazione. Inoltre, auspichiamo che il percorso possa contribuire al reinserimento sociale e occupazionale dei detenuti, aiutandoli ad avere una prospettiva e a pensare ad un futuro oltre le mura carcerarie».

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