L'ANALISI
01 Marzo 2023 - 05:10
L'omicia Patrick Mallardo e la vittima Daniele Tanzi
CASALMAGGIORE - «Il fatto, per le sue caratteristiche – oltre trenta coltellate inferte con energia in zona vitale —, evidenzia un dolo assai determinato, e quindi una forma di reato assai grave anche dal punto di vista soggettivo, oltre che da quello oggettivo (si agì in piena notte, al buio, nei confronti di due persone che stavano distese su un letto a dormire)».
Questo è uno dei passaggi chiave della motivazione della sentenza, emessa dalla Corte d’Assise di Bologna, che ha confermato l’ergastolo, aggravato dai futili motivi, inflitto in primo grado a Parma a Patrick Mallardo, 20 anni (21 il prossimo 25 ottobre), per l’omicidio – avvenuto nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2021 — di Daniele Tanzi, 18 anni, di Casalmaggiore, e per lesioni aggravate e minaccia ai danni di Maria Teresa Dromì, la ex fidanzata di entrambi i giovani.
Mallardo «ha agito in preda alla gelosia, non riuscendo ad accettare definitivamente la nuova relazione intrapresa dalla donna, nonché il suo disinvolto modo di comportarsi, atteso che la stessa comunque aveva saltuari rapporti sessuali anche con lui, e continuava a frequentarlo anche in presenza del Tanzi. È quindi evidente che l’imputato viveva la donna come cosa propria (ancorché soprattutto lui in passato l’avesse più volte tradita) e non accettava la sua autonomia e il suo modo di atteggiarsi, e quindi si è vendicato, uccidendo il rivale».
Il presidente della prima sezione penale della Corte bolognese, Orazio Pescatore, giudice estensore, nella motivazione ricostruisce i fatti avvenuti quella notte nel fabbricato industriale abbandonato da tempo (denominato Molino Frigna). Rispetto alle richieste dei difensori di Mallardo, gli avvocati Francesco Savastano e Raffaella Santoro, di effettuare un approfondimento istruttorio mediante una perizia sulla capacità di intendere e di volere di Mallardo, il giudice sottolinea che secondo la Corte non vi sono «elementi per dubitare dell’imputabilità dell’imputato» e questo deriva dal fatto che «tutte le risultanze che emergono dal contenuto e dal tenore delle intercettazioni operate, ovvero dal contenuto delle comunicazioni (sms e audio vocali) preesistenti, sono riprova che l’imputato si rapporta sempre conseguentemente e coerentemente ogni qualvolta si trova ad affrontare le varie circostanze della vita, che percepisce in modo assolutamente adeguato: pregressa lite con il Tanzi, incomprensioni, chiarimenti, interlocuzioni varie con la Dromì, così come quando, intercettato, parla della specifica vicenda, laddove fa comprendere di ricordare ciò che ha fatto, ma non però il numero dei colpi o la loro esatta localizzazione».
Mallardo dà atto di comprendere «il disvalore di ciò che ha commesso», nonché di «aver ben presente il movente passionale da cui è stato mosso, allorquando dice alla madre ‘ho voluto vendicarmi, ero più sulla rabbia sul... come si dice... che avevo molto rancore dentro. Non pensavo ad altro...’».
Il giudice sottolinea poi che Mallardo dimostra «piena e corretta percezione delle circostanze di fatto e chiarezza del proprio intento» e questo si evince «dalla lucidità del comportamento tenuto nel momento dell’azione omicida: basti ricordare, tra l’altro, che nell’avvicinarsi alla stanza, egli ebbe l’accortezza di togliersi le scarpe per impedire che il Tanzi e la Dromì potessero accorgersi della sua venuta (‘ma secondo te io mi faccio sgamare così?’) ovvero, successivamente, di cambiarsi con il ricambio che si era portato dietro appositamente, per poi gettare nel sottostante canale l’arma utilizzata e la felpa che indossava al momento». Insomma Mallardo aveva un «pieno controllo di se’», era lucido.
Come parti civili, la mamma e il papà di Tanzi, Antonietta Recchia e Antonio Tanzi, sono state assistite dall’avvocato Francesco Mattioli. La Dromì, pure parte civile, dall’avvocato Alex Silvestri. Contattato ieri, l’avvocato Savastano ha detto di ritenere molto probabile il ricorso in Cassazione, ovvero il grado definitivo di giudizio.
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