L'ANALISI
26 Febbraio 2023 - 05:30
L'estate scorsa furono lacrime, quella in arrivo saranno lacrime e sangue. Non serve alcuno sforzo di pessimismo per prefigurare uno scenario catastrofico sul fronte dell’emergenza acqua. A causa del cambiamento climatico, la siccità è diventata una malattia endemica dell’oggi, un ‘morbo’ sempre più diffuso in grado di condizionare la vita quotidiana delle famiglie così come quello di uno dei settori fondamentali dell’economia, ma anche della qualità della vita di una comunità: l’agricoltura, che fornisce cibo e prodotti di primo livello.
A costi di produzione sempre più elevati, si aggiungerà il rischio di raccolti meno pingui, con evidenti ricadute sul prezzo finale di frutta, verdura, grano, mais... Non è, però, solo l’agricoltura a pagare pegno. È l’intero ecosistema a soffrire, la navigabilità del fiume diventa un sogno impossibile, l’intermodalità dei trasporti (che rappresenta il futuro) irrealizzabile, il porto canale rischia di essere ferito a morte. I fiumi, i fontanili e i canali sono anche le nostre isole di relax, spazi irripetibili dove godere della felicità del tempo libero e dello sport.
Ecco perché il problema ci riguarda tutti. Il ‘virus’ colpisce in particolar modo i nostri territori. Il Po versa in secca ormai divenuta strutturale a detta di tutti gli esperti, e ‘naviga’ stabilmente da mesi a quasi otto metri sotto le zero idrometrico. Il che significa avviare la stagione irrigua con il 60 per cento in meno di acqua disponibile. E i suoi affluenti non stanno certo meglio: Serio, Adda e Oglio faticano a rifornire il Grande Fiume.
A rendere ancora più critica la situazione prossima ventura c’è il bacino idrografico afferente al lago di Garda. In queste settimane è ai minimi storici, mentre nella scorsa primavera era l’unico con una disponibilità prossima alla norma, come ha sottolineato l’assessore regionale Massimo Sertori, coordinatore delle attività del tavolo permanente per l’utilizzo della risorsa idrica in Lombardia.
«La situazione è grave, serve un’azione forte e definitiva: le quattro regioni che hanno deciso di far scorrere il fiume a corrente libera ci ripensino», ammonisce lo storico agricoltore Italo Soldi, per decenni a capo dell’antica magistratura degli Argini e Dugali intervistato da Mondo Business, il magazine per le imprese del territorio abbinato al nostro giornale.
Ora sembra che finalmente in tutte le componenti sia emersa chiaramente la necessità di contrastare il fenomeno della siccità con azioni decisive a breve termine garantendo la prossima stagione irrigua, a medio creando i presupposti per anticipare le emergenze a venire, e a lungo termine per restituire al Po la sua antica e grande vitalità assecondando fino in fondo la sua potenzialità di volano dell’economia.
Per riprendersi davvero, stima l’Autorità di Bacino distrettuale del Po, che ha competenza anche su tutti gli affluenti, servirebbero almeno trent’anni con piogge nella media dei decenni scorsi.
Mercoledì il problema approderà sul tavolo del premier Giorgia Meloni con un gruppo di lavoro alla presenza di tutti gli attori coinvolti, il giorno successivo vertice della Regione Lombardia al quale il presidente Attilio Fontana e Sertori hanno invitato le categorie coinvolte.
Il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, ex ministro ed ex sottosegretario all’Agricoltura, va oltre e propone al governo la nomina di un Commissario straordinario per affrontare in tempi brevi l’emergenza siccità. Una figura strategica, facilitatrice di un coordinamento tra le istituzioni e i diversi enti interessati alla gestione della risorsa idrica. Per non farla, come al solito, all’italiana, sarebbe però necessario dotare questo (possibile) commissario di poteri decisionali.
Le parti in gioco sono molte, gli interessi diversi. Armonizzarli tutti è difficile, se non impossibile. Andranno fatte delle scelte, individuate le priorità. E serve che ci sia qualcuno con l’autorevolezza e l’autorità per farlo. Il tempo stringe, l’estate è alle porte e si annuncia ancora più torrida di quella del 2022, le previsioni meteorologiche indicano chiaramente che non avremo quei cinquanta giorni di pioggia ininterrotta necessari a riportare in equilibrio le nostre preziose riserve di oro blu. Se non saranno riequilibrate, a pagare saremo tutti.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris