L'ANALISI
12 Febbraio 2023 - 09:11
Stefano Allegri, presidente dell’Associazione Industriali della provincia di Cremona
CREMONA - Interviene naturalmente da presidente dell’Associazione Industriali della provincia di Cremona, ma ragiona anche da referente di Assieme (organismo che raggruppa le categorie economiche), declinando il pensiero di un sistema Cremona che sta imparando sempre più a muoversi in sinergia sperando, così, di trovare nella compattezza della voce un alleato prezioso in prospettiva: nel giorno del silenzio elettorale, alla vigilia del voto, arriva da Stefano Allegri l’ultimo appello alla politica di un territorio che ha urgenze improrogabili da risolvere e, nel domandare a tutti i candidati — raccomandandola, se non proprio pretendendola — massima attenzione, spera di intercettare nel loro impegno futuro la garanzia di quello sviluppo che, sino ad ora, non è stato adeguato alle aspettative.
«Devono concretizzarsi aspettative che non possono più aspettare — non a caso arriva subito al dunque, Allegri —: ne va della crescita della nostra provincia e di conseguenza della crescita della nostra regione. La Lombardia è forte se lo sono tutti i territori che la compongono, partendo proprio dalle periferie. La declinazione dello sviluppo, perché questo continui a garantire il primato della nostra regione a livello globale, deve concretizzarsi in differenti aspetti».
La rappresentanza, per primo: «È determinante, oggi più che mai, che il nostro territorio sia presente in una giunta costituita da 16 assessori e 4 sottosegretari. Le figure guida della nostra Regione devono rappresentarne ogni area, così da garantire la conoscenza delle reali necessità, con l’obiettivo di poter procedere ad un progetto di crescita che consenta uno sviluppo articolato dell’intera Lombardia».
Le infrastrutture, l’altra grande sfida: «Altrettanto fondamentale — non ha dubbi il presidente degli industriali, che su quel fronte ribadisce l’urgenza come un mantra da anni —. Sono il principale fattore abilitante per lo sviluppo di un sistema territoriale: quanto più è elevata la dotazione di infrastrutture, tanto più un territorio è capace di rispondere alle esigenze dei mercati e alle evoluzioni della società».
Il nodo: «La provincia di Cremona è sempre stata circondata da vie di collegamento strategiche (a nord, ovest e sud), senza essere mai essere al centro di un processo di sviluppo vero».
E il progetto simbolo: «L’autostrada Cremona-Mantova è più di un collegamento fra due città o province: è la struttura portante dell’asse est-ovest della pianura lombarda e potrebbe costituire un itinerario veloce di unione tra il capoluogo regionale ed i territori di sud-est, oltre a garantire lo sbocco verso il veneto costituito dall’autostrada regionale Nogara-Adria. Stiamo perdendo molto tempo su questo passando la palla da una persona ad un’altra e da un’istituzione ad un’altra. Ricordo come già nei ‘Tavoli della competitività’ le province di Cremona e di Mantova si siano più volte espresse in maniera inequivocabile sulla necessità della connessione quale corridoio strategico che unisce Milano e il Brennero e quindi non come ‘semplice’ collegamento tra Cremona e Mantova».
La richiesta: «Chiediamo di definire chiaramente e con urgenza la road map per arrivare in tempi rapidi alla messa in esecuzione dell’infrastruttura».
Allarga il raggio delle sue considerazioni, Allegri: «Leggiamo quotidianamente dati allarmanti in merito al problema demografico e di invecchiamento della popolazione in Italia e di riflesso in Lombardia, dove, se possibile, i numeri sono ulteriormente accentuati. Nel panorama del 21° secolo assistiamo a una ridistribuzione demografica senza precedenti, in cui entro il 2050 la proporzione di anziani tenderà a raddoppiare, passando dall’11% al 22% della popolazione totale. Nei prossimi 5 anni, per la prima volta nella storia dell’umanità, il numero di individui di età uguale o superiore a 65 anni supererà quello dei bambini al di sotto dei 5 anni. Un trend che va assolutamente invertito anche attraverso azioni dei territori. L’obiettivo che ci poniamo è quello di rendere anche il nostro territorio maggiormente attrattivo per le nuove generazioni, tra l’altro essendo in grado di garantire un costo della vita meno elevato rispetto ad altre aree a noi vicine. Dovremmo impegnarci tutti nella creazione di un ‘Patto per i giovani’ che li attragga, anche dal punto di vista della formazione e che li porti a decidere di lavorare a Cremona».
Contrastando, anche così, la disoccupazione. Quella giovanile in particolare: «Per la fascia d’età 18-29 anni è del +4,8%; questo dato e il tasso complessivo (17,3%) risultano i più elevati dell’intera regione. Dal 2020 è aumentata anche la sfiducia dei giovani nella ricerca di un’occupazione e cresce di conseguenza il tasso di mancata partecipazione al lavoro. La crescita maggiore si rileva tra i giovani cremonesi dai 15 ai 24 anni, dove la sfiducia nella ricerca di un lavoro raggiunge il 40%».
Un dato appesantito anche dal fenomeno «Neet» (Not in education, employment or training), i giovani che non sono inseriti in alcun percorso di formazione, istruzione o lavoro: «Tra i 15 e i 29 anni raggiungono il 22,6% a Cremona, il 17,4% in Lombardia e il 23,3% in Italia — entra nel merito dei numeri il leader degli industriali —. All’interno del grande macro tema del lavoro si inseriscono quindi molteplici dinamiche concatenate».
Che richiedono misure, già chiare, da intraprendere: «L’enorme sforzo, fatto grazie ad investimenti privati, nel Campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, deve trovare poi terreno fertile in risorse per favorire lo sviluppo di questi complessi universitari in grado di rilanciare il sud della Lombardia — declina la prima, Allegri —. Il resto del territorio deve invece puntare alla formazione tecnica post diploma e credo sia assolutamente fondamentale ribadire che in merito agli Its va garantito il consolidamento di almeno una fondazione per ogni provincia. Avere quindi la certezza di poter contare almeno su una fondazione. Se è importante una razionalizzazione, non è pensabile che una provincia come la nostra non abbia una fondazione tecnica superiore».
Ha un convinzione, Allegri: che lo sforzo comune e la centralità delle questioni poste possano rappresentare un’occasione unica e forse irripetibile.
«Non fosse altro che per riporre le spade ideologiche e affrontare i nodi irrisolti con ragionevole pragmatismo. Come? Con un pacchetto di azioni che aggrediscano con soluzioni chiare il problema della riconoscibilità di un territorio che avrebbe tutte le carte per essere paragonato ad altre città lombarde e, invece, troppo spesso viene messo da parte».
E che domanda adesso, forte e chiaro, ora o mai più, di contare. Dove conta.
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