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NEL CREMONESE

Fusioni tra Comuni, Papa: «Adesso il ghiaccio è rotto, agiamo»

Il sindaco di San Bassano interviene dopo l’annuncio di San Daniele e Piede D’Olmi di voler confluire in un unico ente

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

02 Febbraio 2023 - 05:05

Fusioni tra Comuni, Papa: «Adesso il ghiaccio è rotto, agiamo»

CREMONA - Il sindaco di San Bassano, Giuseppe Papa, era stato il primo, nei mesi scorsi, a sottolineare la necessità delle fusioni tra Comuni, prima che le imponessero i bilanci. Ora che il ghiaccio è rotto, con l’iter matrimoniale di San Daniele Po (in sofferenza finanziaria) con Pieve d’Olmi (con le sue casse in salute) che sembra dargli ragione, torna a rompere il silenzio dei colleghi sindaci: «Non forzo la mano a nessuno ma resto della mia idea — commenta —: siamo davanti, anche in questo caso, a una decisione dettata dalla necessità e col rischio che la fretta, ormai obbligatoria, sia cattiva consigliera. Per questo ho lanciato un sasso per svegliare i miei colleghi, senza imposizioni, perché credo che si debba cominciare a costruire un percorso molto prima. I piccoli Comuni che scelgono di fondersi lo fanno per il bene del cittadino, per salvare i servizi e garantirne ulteriori».

Il sindaco di San Bassano Giuseppe Papa

Poi Papa mette sul tavolo una posta molto alta, la sua stessa poltrona: «I Comuni che si fondono non perdono identità. I sindaci però possono perdere la sedia. Io, personalmente, per il bene dei cittadini questo passo indietro lo farei».
Tradotto, visto che lo stesso Papa aveva lanciato l’idea di fondere i Comuni di San Bassano, Cappella Cantone, Formigara, Gombito, Grumello Cremonese e Pizzighettone e considerando che, fra questi, il suo municipio non è certo il più grande o strategico: «Se il sindaco deve farlo qualcun altro, lo accetto».


La provocazione, o forse meglio l’appello, è ovviamente in prospettiva. Il maxi-Comune del Pizzighettonese, che avrebbe sostanzialmente un peso specifico pari a quello di Casalmaggiore come abitanti e dimensioni, è per ora solo un’utopia amministrativa, ben lontana dalla concretizzazione finale che deve necessariamente passare attraverso non uno, ma ben sei referendum. Il primo step, in fase di definizione, sarebbe l’organizzazione di assemblee pubbliche in ogni realtà, per parlare del progetto e per sondare gli animi. Poi, eventualmente, ci sarebbe da passare dal voto in giunta, in consiglio e, solo infine, dalle urne.

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