L'ANALISI
27 Gennaio 2023 - 17:06
CREMONA - Impossibile applicare allo stalker la misura del divieto di avvicinarsi alla vittima, se la vittima, l’ex fidanzata che lo aveva denunciato, ha casa nello stesso palazzo, lei al primo piano rialzato, lui al secondo.
Difficile non incrociarsi, anche senza volerlo, sulla soglia del condominio, in ascensore o sulla rampa di scale. Il gip si è posto il problema. Lo ha risolto, applicando allo stalker una misura più severa: il divieto di dimorare nel paese dove i due abitano.
Intorno a Ferragosto di un anno fa il 49enne ha dovuto lasciare la casa e il paese. Per cinque mesi è stato un po’ da sua madre, ma l’appartamento era piccolo, un po’ lo hanno ospitato gli amici, anche quelli della montagna, su in Trentino dove ha fatto il maestro di sci. Ha dormito anche in macchina. "E’ bruttissimo, specialmente d’inverno, non lo auguro nemmeno alla mia ex fidanzata che mi ha denunciato".
Ora è a processo: giudizio immediato. Ma dal 12 gennaio scorso, è rientrato nella sua casa. Il giudice del dibattimento, Chiara Tagliaferri, ha accolto l’istanza del difensore Paolo Brambilla di revocargli il divieto di dimorare in paese. Il pm aveva dato parere (non vincolante) favorevole , suggerendo l’alternativa: il divieto di avvicinarsi alla vittima. "Ma così si torna al punto di partenza", ha osservato il giudice.
Il 49enne aveva un lavoro come autista in una azienda, 1.200 euro in busta paga, ma a dicembre del 2021 lo ha perso. Per i primi due mesi si è arrangiato con dei lavoretti, poi ha preso 740 euro di reddito di cittadinanza con il quale si è pagato i 400 euro di affitto della casa, perché "anche se non potevo tornarci, volevo tenermela".
"Con l’autorizzazione del giudice andava a prendere le bollette e la posta", precisa l’avvocato Brambilla.
Adesso che vi è tornato, sta attento a non incrociare la sua ex, prima di ricadere nella misura: "Conoscendo i suoi orari, so che torna alle 17.15 dal lavoro, la evito. E non prendo più le scale, ma l’ascensore".
Sono stati insieme tre anni. "Ero innamoratissimo", dice lui, poi la relazione si è rotta. Lei si è messa con un altro, lui l’ha presa male. Il capo di imputazione è pesante: a febbraio di un anno fa, dopo una discussione, l’avrebbe seguita in auto, affiancata, e fatta finire contro un marciapiede. "Non è vero", dice lui, accusato di averla pedinato anche fin sotto casa del nuovo fidanzato, di averla tempestata di mail e messaggi intrisi di insulti e minacce, "cagionandole un grave e perdurante stato d’ansia, ingenerandole un fondato timore per la propria incolumità e costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita" perché, stando all’accusa, la donna ha dovuto cambiare gli orari di ingresso e di uscita dal lavoro e il numero di telefono.
Al processo l’ex fidanzata non si è costituita parte civile. Sarà sentita all’udienza del 29 settembre prossimo. "Io non sono uno stalker. Di quello che mi si contesta nel capo di imputazione, il 95% non è vero", sostiene pronto a difendersi. E a trovarsi un lavoro, "perché al reddito di cittadinanza preferisco un lavoro".
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