L'ANALISI
07 Luglio 2022 - 20:38
CREMONA - Lui 34 anni, operaio, lei 25, commessa, una «bella »storia d’amore, la convivenza, la nascita del figlio. Poi, la rottura. E la denuncia di lei contro l’ex «uno stalker per gelosia». Stalking è il reato dal quale ora dovrà difendersi nel processo fissato per il prossimo 13 gennaio. Oggi il gup lo ha rinviato a giudizio anche per molestie nei confronti della madre di lei, che avrebbe ricevuto telefonate ingiuriose, offensive.
L’avvocato di parte civile, Alessandro Zontini, aveva chiesto al gup di integrare il capo di imputazione. Di attaccare al 34enne anche il reato di revenge porn. Storia di «un video osé che per ripicca, l’uomo ha inviato alla madre della sua ex convivente e non è escluso che possa averlo diffuso anche ad altre persone». Istanza respinta. «Reitererò la richiesta di integrazione del reato di revenge porn davanti al giudice del dibattimento», ha anticipato l’avvocato Zontini, che chiede 12 mila euro di risarcimento danni per la venticinquenne, 3 mila per la madre di lei.
I due si sono conosciuti una sera d’estate del 2018 in un locale dove si cantava al karaoke. La ragazza c’era andata con un collega di lui. «Abbiamo cominciato a fare due chiacchiere, sembrava timido, stava appartato. Mi è piaciuto per questo, mi ha colpito». E’ nata una relazione «bellissima: lui era disponibile, molto gentile nei modi, sempre premuroso, ‘ti serve questo, ti serve quello’, insomma, una brava persona. Invece». Invece il rapporto è andato in pezzi.
Ma l’ex compagno, oggi presente nell’aula del giudice, non ci sta a passare per uno stalker e per un violento. Difeso dall’avvocato Marilena Gigliotti, ha lanciato il suo j’accuse contro la madre di suo figlio. «Io volevo proteggere, tutelare il bambino. Ho chiesto io di attivare i servizi sociali perché non riuscivo più a vedere mio figlio. La mia ex lo teneva chiuso in casa, non lo mandava neanche all’asilo. Inoltre, era portato in contesti non idonei per un bambino. Lei postava sui social immagini dove era in atteggiamenti provocatori, ma le mie attenzioni erano esclusivamente concentrate su mio figlio. Tutto ciò che lei faceva, era solo finalizzato ad esasperarmi per ottenere il monopolio della gestione del bimbo».
Durante la relazione, in pieno conflitto e in seguito alle denunce, nei confronti di Andrea il Questore aveva firmato la misura dell’ammonimento. «Una misura alla quale, però, non ha mai fatto seguito alcun ulteriore provvedimento restrittivo - ha sottolineato l’avvocato Gigliotti —. In alcuni casi, è stato il mio assistito a chiamare le forze dell’ordine».
E nei verbali, le forze dell’ordine hanno parlato di «un rapporto teso», hanno scritto di «criticità relazionali in gran parte riconducibili alla gestione del figlio». E di genitori «sempre invitati a raggiungere un accordo concernente le modalità di visita del figlio».
«Il mio assistito — ha aggiunto l’avvocato Gigliotti, — davanti al gup ha prodotto ‘messaggi a contenuto provocatorio’ che ha ricevuto e la relazione dei servizi sociali. È stato travolto in un contesto di provocazione che mirava ad esasperarlo. Tutto questo anche con il supporto dei familiari di lei».
Oggi, «c’è una conflittualità più contenuta — ha proseguito il difensore —. Il mio cliente vede il bimbo, entrambi i genitori si sono impegnati a rispettare le condizioni concordate. Pende un procedimento civile per la regolamentazione della gestione del minore che ora è in affido condiviso. Il mio assistito vuole solo essere un buon padre e non ha mai avuto alcun atteggiamento persecutorio».
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