L'ANALISI
20 Gennaio 2023 - 19:24
Alessandro Pasini in uscita dalla Corte d'Assise d'Appello di Brescia
BRESCIA - «Mi dispiace, non sono un mostro». All’inizio del suo esame (in corso ora) per la prima volta davanti ai giudici della Corte d'Assise d’Appello, ha pianto Alessandro Pasini, 47 anni, in primo grado assolto dall'accusa di aver ucciso, all’alba di Ferragosto del 2020, l’amica Sabrina Beccalli, 39 anni, nell’appartamento in via Porto Franco, quindi di aver caricato il cadavere sulla Fiat Panda di lei e la sera di aver dato fuoco alla vettura nella campagna di Vergonzana.
Nel primo processo con il rito abbreviato, Pasini era stato assolto dall’accusa di omicidio volontario e condannato a 6 anni per distruzione del cadavere e danneggiamento dell’auto incendiata. La Procura di Cremona aveva impugnato la sentenza. All'udienza del 25 novembre scorso, il sostituto Procuratore generale Rita Anna Emilia Caccamo, aveva chiesto di condannarlo a 20 anni di carcere. Quel giorno, nessuna sentenza, ma una ordinanza.
La Corte D'Assise d'Appello (presidente Giulio Deantoni, giudice relatore Massimo Vacchiano e 6 giudici popolari) con una ordinanza aveva disposto una integrazione dell’istruttoria. Oggi la prima ad essere sentita è stata la vicina di casa che alle 5 del mattino di quel Ferragosto, sentì le ultime parole di Sabrina in vita. La sua testimonianza: «Erano le 5 del mattino, stavo facendo il caffè. Io vivo nella casa di fronte e ho sentito urlare 'Aiuto, aiuto, no!' più volte e con voce strozzata. Prima di quest'urlo ho sentito un tonfo come di un mobile che cade». Dopo la vicina c'è stato un lungo contraddittorio tra l’anatomopatologa Cristina Cattaneo e il suo staff di consulenti tecnici della Procura e il medico legale Angelo Grecchi, consulente tecnico della difesa Pasini. Sono stati sentiti anche gli avvocati Paolo Sperolini e Stefania Amato e, infine, i carabinieri del Ris di Parma che effettuarono i rilievi nell’appartamento. La sentenza sarà emessa il 10 marzo prossimo.
Quindi è toccato a Pasini difendersi. Magro, vestito di nero, col volto scavato e un taglio di capelli a mo' di mohicano. Incalzato dal procuratore generale Caccamo, ha mantenuto la sua versione, ovvero che quella notte, dopo aver consumato cocaina con Sabrina «mi sono messo a dormire. Poi ho sentito dei rumori. Sono andato in bagno e lei era a terra riversa sulla vasca morta per overdose». Pasini ha giustificato con il «panico» il fatto di non aver chiamato l'ambulanza, di aver ripulito la casa, di aver caricato il corpo sulla Panda e poi alla sera di avergli dato fuoco. Quel Ferragosto, nel suo andirivieni dalla casa di Porta Franco, con il corpo ancora caldo di Sabrina, Pasini era andato nella trattoria Stati Uniti di Crema a pranzo con la compagnia di amici.
«È stata pesante come sempre», hanno detto le sorelle Teresa e Simona in aula con il fratello Gregorio. Pasini ha pianto per la prima volta. «Ma potrebbe essere un grande alibi, perché una persona che brucia una amica come dice lui, e uccide una amica non può piangere. Non ci crediamo assolutamente, si è venduto bene, ma nessuno gli crede. Abbiamo fiducia nella giustizia».
Per la prima volta il sostituto Pg ha mostrato una fotografia con il volto graffiato di Pasini. «In realtà era una foto già agli atti, sono foto del momento in cui Pasini è stato arrestato», ha precisato l’avvocato di parte civile Antonino Andronico.
Per il consulente tecnico Grecchi, su 930 grammi di resti, il 32 per cento di un corpo, è difficile provare tutto ciò che la parte civile sostiene. «In realtà - ha spiegato Andronico - oggi la Cattaneo e il suo staff hanno spiegato molto bene tutto il lavoro svolto e chiarito come delle tante rime di fratture trovate nelle ossa, molte le hanno accantonate proprio perché di dubbia origine, mentre ce ne sono ben tre alla mandibola e alla regione temporale che sicuramente sino riferibili ad insulti meccanici. In particolare modo ne hanno descritta una a forma circolare al di sotto del mento e suggeriscono una sorta di aggressione o con un corpo contundente o con un colpo di pistola, ma quest’ultima parte non è stata approfondita dalla procura. Questo anello nello scheletro della povera Sabrina esiste ed è innegabile che non è legato al fuoco».
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