L'ANALISI
19 Gennaio 2023 - 19:13
VIADANA - Si conferma lo stato di inquinamento nel distretto di Viadana e il rischio per la salute dei residenti, in particolare dei bambini. Lo sostengono gli ultimi studi condotti dall’Università di Verona, una ricerca portata avanti negli ultimi anni analizzando l’incidenza di disturbi respiratori e allergici nella zona. Lo studio, pubblicato mercoledì, parte dal presupposto che Viadana è il più grande polo industriale italiano per la produzione del pannello truciolare, una zona in cui l’elaborazione di questo materiale causa l’emissione di notevoli quantità di polvere di legno, formaldeide e altri inquinanti atmosferici.
Le nuove analisi, condotte da ricercatori dell’università di Verona coordinati da Alessandro Marcon, ricercatore di Epidemiologia e Statistica medica, in collaborazione con l’Osservatorio epidemiologico dell‘Ats Val Padana, hanno focalizzato l’attenzione sull’area del distretto viadanese più vicina alle aziende del pannello truciolare, dotate di impianti chimici per la produzione di resine urea-formaldeide (l’agente legante più utilizzato nel pannello truciolare), stabilimenti di produzione e stoccaggio di pannelli truciolari e piccoli inceneritori.
L’approfondimento dello studio Viadana III, realizzato negli anni scorsi, ha confermato i dati della ricerca già pubblicati in passato, i quali evidenziavano che maggiore è la vicinanza alle fabbriche maggiore è l’impatto in termini sanitari sulla popolazione residente. L’area presa in analisi si colloca nella Pianura Padana, una delle aree più inquinate d’Europa e, anche considerando le zone del distretto più lontane dagli impianti industriali, le concentrazioni di polveri sottili e biossido di azoto sono risultate drammaticamente alte. Non diversamente da altre aree della Pianura, le concentrazioni annue di biossido di azoto e polveri sottili sono risultate da 2 a 5 volte superiori alle soglie attualmente raccomandate dall’Organizzazione mondiale della Sanità nella sua revisione delle linee guida sulla qualità dell’aria di settembre 2021. «I valori medi annui delle polveri sottili stimati per l’area sono stati di circa 25 microgrammi per metro cubo per il PM2.5 e 37 microgrammi per metrocubo per il PM10», spiega Marcon. «Per quanto riguarda il biossido di azoto, il valore è stato di 26 microgrammi per metrocubo, ben oltre i limiti di concentrazioni massime raccomandati dall’Organizzazione mondiale della Sanità».
Per quanto riguarda la popolazione pediatrica, i dati del periodo 2013-2017 confermano il maggiore ricorso al pronto soccorso per problemi respiratori (+51%) e visite specialistiche pneumologiche (+87%) di bambini e ragazzi che vivono in un raggio di due km dalle aziende rispetto ai bambini lontani dalle fabbriche.
«Questi risultati invitano a intervenire urgentemente per migliorare la qualità dell’aria nel territorio anche attraverso misure di prevenzione mirate a ridurre le emissioni legate alle attività industriali», conclude Marcon. «La nostra ricerca è quindi uno stimolo a perseguire un miglioramento della qualità dell’aria in Pianura Padana, agendo su tutti i fronti possibili».
Le aziende del pannello truciolare hanno sempre contestato i risultati di questi studi, nonostante siano stati condotti da organismi istituzionali come l'Ats Val Padana, sostenendo che la formaldeide che si trova nell'aria non viene prodotta solo dalle industrie del legno e che l'inquinamento atmosferico del Viadanese è causato in larga misura anche dal consistente traffico veicolare.
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