L'ANALISI
14 Gennaio 2023 - 05:10
Orini, Bergamaschi, Riccardi e Nichetti
CREMA - «La pace è una cosa troppo seria per lasciarla soltanto ai militari e a diplomatici. Ciascuno di noi può fare qualcosa di importante e vivere una cultura di pace». Si è espresso così, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, davanti a una platea di studenti dell’istituto superiore Galilei, nell’incontro che si è tenuto ieri mattina alla Multisala Portanova. Affiancato dalla dirigente scolastica Paola Orini e dal docente di educazione religiosa Stefano Pagazzi, che si è occupato dell’introduzione, Riccardi ha parlato sul tema Costruire la pace, una sfida per tutti. Per cercare di coinvolgere gli studenti, il docente universitario, scrittore nonché ex ministro, ha affermato: «Il contrario della pace non è la guerra, è l’egoismo».
Alla presenza del senatore Renato Ancorotti, del sindaco Fabio Bergamaschi, dell’assessore Emanuela Nichetti e del presidente della Provincia Paolo Mirko Signoroni, il relatore ha affrontato il tema dei conflitti in atto nel mondo a 360 gradi. «La pace è un’urgenza. Fino allo scoppio della guerra in Ucraina non era così. La pace è come l’aria che respiriamo. Ci accorgiamo del suo valore soltanto quando manca. Dopo il secondo conflitto mondiale, l’Italia sta godendo del più lungo periodo di pace della sua storia. Di questo dobbiamo ringraziare la classe dirigente del nostro Paese. Col passare del tempo si è un po’ affievolita l’immagine dell’orrore della guerra. Oggi si parla di guerra pulita e di guerra tecnologica. Tuttavia, si torna ad usare la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali».
Riccardi ha poi fatto riferimento ai drammi dell’Olocausto, allo sterminio dei Rom, alle leggi razziali emanate in Italia durante li fascismo, ai conflitti in Afghanistan, in Irak e in Libia, nonché a quello in atto dal 2012 in Siria. «Con i potenti armamenti attuali, le guerre si eternizzano. Possono durare all’infinito senza vinti né vincitori. In Ucraina, Putin aveva previsto una guerra lampo, ma non sarà così. La resistenza ucraina dimostra forza, coraggio e capacità di soffrire, ma la Russia si può battere? Non ci sono riusciti neppure Napoleone e Hitler».
Da qui l’appello: «Dobbiamo pensare a lavorare per la pace, che non verrà attraverso la vittoria di qualcuno. Finora sono stati concessi molti aiuti all’Ucraina e molti armamenti, ma si è investito pochissimo sulla mediazione diplomatica. C’è bisogno dell’apporto di Cina e Stati Uniti, ma anche dell’Europa, per poter aprire un negoziato che risulti efficace. Ricordo quando avevo partecipato ai negoziati di pace per la guerra in Mozambico, che durarono due anni. La pace è un processo lungo e faticoso, ma che va affrontato perché non dobbiamo mai perdere il senso del suo valore».
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