Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

LE ECCELLENZE DELLA RICERCA

Il cemento dell’antica Roma era già tech: svelato il segreto

Studio di un ricercatore del Mit di Boston con la start up guidata dal cremonese Paolo Sabatini

Elisa Calamari

Email:

redazioneweb@laprovinciacr.it

13 Gennaio 2023 - 09:18

Il cemento dell’antica Roma era già tech: svelato il segreto

Paolo Sabatini e il Pantheon a Roma

CREMONA - Perché monumenti, ponti e acquedotti romani sono ancora in piedi dopo duemila anni? Una domanda che tutti ci siamo posti passeggiando fra le spettacolari strade della capitale e alla quale ha dato risposta un cremonese, il 39enne Paolo Sabatini. Fratello di Riccardo, scienziato che in America sta guidando una ricerca sull’attivazione del sistema immunitario contro il cancro, Paolo è infatti fondatore e Ceo della startup DMat, che ha appena scoperto il calcestruzzo autoriparante e sostenibile, vale a dire una particolare formula a base di calce viva. Proprio dalla ‘ricetta’ degli antichi romani.

Coautore dello studio portato avanti insieme al chimico Admir Masic del Massachusetts Institute of Technology (e appena pubblicato dall’autorevole Science Advances) Sabatini spiega: «Da tempo si indaga per capire gli ingredienti del calcestruzzo romano, che di fatto ha reso immutati edifici come il Pantheon o il Colosseo. Ho iniziato questo percorso nel 2017 conoscendo, ad una cena a Boston, Masic, profugo bosniaco molto legato all’Italia. Mi ha raccontato di questo suo studio agli albori, per risolvere l’enigma. Sono rimasto affascinato e ho iniziato a pensare che, se trovato, questo ‘ingrediente’ del passato avrebbe potuto essere applicato al presente e al futuro. Così, insieme, abbiamo iniziato a ragionare su come questa scoperta avrebbe potuto essere messa a disposizione della modernità. Da un lato è proseguita la ricerca scientifica, dall’altro tramite Dmat abbiamo iniziato a studiare come applicare questo segreto».

La tecnologia di autoriparazione D-Lime della startup DMat del cremonese Paolo Sabatini

Il particolare calcestruzzo, appena riprodotto e ora chiamato D-Lime, combina performance di durabilità e sostenibilità. La realizzazione è affidata direttamente ai produttori: «Permette di allungare la vita e la qualità delle costruzioni attraverso la sua capacità di auto-riparare eventuali crepe. Un processo che, analogamente al cemento romano, viene attivato dall’acqua. Anziché «ammalorare» il materiale, infatti, richiude le fessurazioni con un processo simile a quello della cicatrizzazione dei tessuti biologici. Ecco perché gli edifici sono ancora oggi in piedi: perché si autoriparano. E, cosa non da poco, questa miscela consente anche un risparmio del 20% di emissioni di anidride carbonica».

Una vera e propria rivoluzione, dunque, che Sabatini si augura possa diventare globale. «Siamo arrivati a questa conclusione dopo prove di laboratorio molto avanzate – continua il cremonese – e ora l’obiettivo è rendere più green e performante un ecosistema dai volumi enormi come quello del calcestruzzo. Per riuscirci, lavoriamo e continueremo a lavorare inseguendo due macro-obiettivi: aumentare la durabilità e diminuire l’impatto ambientale. Un risultato straordinario, soprattutto se si considera che permettiamo di raggiungerlo senza costi aggiuntivi, ma anzi con un prezzo più competitivo sul mercato».

L’obiettivo è rendere più green e performante un ecosistema dai volumi enormi come quello del calcestruzzo

La ricerca scientifica appena pubblicata si intitola «Hot Mixing: Mechanistic insights into the durability of ancient Roman concrete» e oltre a Masic e Sabatini hanno contribuito Linda Seymour e Janille Maragh del Mit, Michel Di Tommaso dell’Istituto di meccanica dei materiali in Svizzera e James Weaver del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering dell’Università di Harvard. 

C’è dunque un altro cremonese alla guida di una scoperta rivoluzionaria. E alla pari del fratello, non dimentica le origini e i primi studi scientifici al liceo Aselli. Il 39enne si è poi laureato in Scienze politiche a Milano e, dopo varie esperienze internazionali, ha anche lavorato alle Nazioni Unite e ad Expo 2015. Ora la sua startup – fondata insieme a Masic, Carlo Andrea Guatterini e Nicolas Chanut – è appena sbarcata negli Usa. Con una ricetta di duemila anni, eppure inedita, che potrà avere impatti sociali, economici e ambientali senza precedenti.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400