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LA RIPARTENZA DIFFICILE

Cassa integrazione da paura: «Le ore quasi raddoppiate»

In provincia di Cremona a ottobre sono state 305.577, lo stesso mese del 2021 erano 162.705 (+88%)

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

04 Gennaio 2023 - 09:07

Cassa integrazione da paura: «Le ore quasi raddoppiate»

La protesta di alcuni operai all'esterno di un'azienda in cassa integrazione

CREMONA - L’aumento dei costi energetici fa sentire i suoi effetti negativi anche sul lavoro. Lo testimoniano i dati della cassa integrazione relativi al mese di ottobre 2022, che segnano un pesante incremento rispetto allo stesso mese del 2021. Le ore complessive di cassa registrate in provincia di Cremona sono state 305.577, mentre l’anno prima erano state 162.705. L’aumento è stato dunque dell’88%. Nello spaccato dei diversi ammortizzatori sociali, risulta che la cassa ordinaria sia aumentata del 132% passando dalle 131.519 ore del 2021 alle 305.577 dello stesso periodo del 2022.

Il segretario generale della Cisl Asse del Po Dino Perboni

La cassa straordinaria, così come quella in deroga non è stata utilizzata. In generale, i dati indicano un utilizzo della cassa integrazione in crescita rispetto al 2021, ma non sui livelli del periodo Covid. «Il fatto che non si sia fatto ricorso alla cassa straordinaria è positivo – evidenzia Dino Perboni, segretario generale della Cisl Asse del Po – perché questa cassa è dettata da processi riorganizzativi strutturali o a cessazione di attività. L’ammortizzatore più utilizzato è stato la cassa ordinaria dovuta, per la maggior parte, all’incremento del costo dell’energia, delle materie prime, così come pure dei blocchi nelle consegne dei materiali di lavorazione, che determinano un’alterazione della situazioni del mercato».

La situazione globale di carenza di materie prime, con conseguenti pesanti ritardi negli approvvigionamenti, è andata dunque a sommarsi alla crisi energetica. Le aziende, costrette a fermare la produzione per l’esagerato importo delle bollette, hanno dovuto mettere in cassa il personale. Stesso discorso nel caso di mancato arrivo dei materiali. Scelte molto dolorose per gli stessi imprenditori, con il materializzarsi dello spettro di perdere delle commesse e di conseguenza clienti importanti. Un barcamenarsi tra costi di produzione, fornitori e esigenze del mercato che ha messo in crisi decine di aziende cremonesi. Dalle più grandi alle più piccole, spesso ferme proprio a causa dello stop dei colossi, essendo parte dell’indotto.

«Nei prossimi mesi – prosegue Perboni – si dovrà verificare se l’introduzione del price cap del gas, così come la separazione della quotazione dell’energia elettrica da quella del gas, possano determinare un raffreddamento e un’inversione dell’aumento del costo dell’energia, e in prospettiva un rallentamento dell’inflazione sia sui beni di consumo che di produzione». Se così sarà almeno la situazione di crisi energetica potrebbe parzialmente rientrare facilitando le aziende, in particolare quelle realtà energivore i cui impianti devono lavorare 24 ore su 24.

Problemi analoghi a quelli di altri settori, ad esempio il commercio, basti pensare alle celle frigorifere dei grandi supermercati o degli impianti di lavorazione degli alimenti. Anche nel caso di un calo dei costi in bolletta, in parte già registrato nelle ultime settimana, Perboni invita a non abbassare la guardia: «Certamente si deve proseguire con i progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia per l’implementazione delle energie alternative, la digitalizzazione, e l’ammodernamento delle infrastrutture materiali, ma anche come propulsore anticiclico per stimolare la crescita e lo sviluppo».

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