L'ANALISI
03 Gennaio 2023 - 05:05
CREMA - Fermare il calo delle nascite in ospedale, ovviamente nel limite del possibile, in quanto non va dimenticato che la denatalità è un fenomeno nazionale e dunque non si possono fare miracoli. Con l’assunzione a tempo indeterminato di quattro ginecologi, avvenuta con l’inizio del 2023 – da oltre un anno facevano parte dello staff dell’unità operativa come specializzandi – si raddoppiano gli effettivi agli ordini del primario Vincenzo Siliprandi.
I numeri del 2022 preoccupano, con soli 672 parti contro i 755 del 2021. Una diminuzione dell’11 per cento. A calare considerevolmente sono state le nascite da genitori italiani: 404 contro i 474 del 2021. Quelle da genitori stranieri sono state 166 nel 2022 (contro le 174 nel 2021) e quelle da coppie «miste» 97, 91 due anni fa. «Dobbiamo recuperare proprio sui futuri genitori italiani – evidenzia Siliprandi -: questo risultato si può raggiungere solo aumentando le ore di libera professione, ovvero i medici del reparto che fanno ambulatorio. Essendo rimasti in pochi, nell’ultimo anno avevamo meno possibilità di garantire questo servizio che, evidentemente, significa poi intercettare le future mamme e portarle al Maggiore al momento del parto».
Se il ginecologo di fiducia lavora in un altro nosocomio, è molto probabile che la sua assistita scelga quella struttura. Siliprandi, primario dal 2017 e confermato l’anno scorso per un altro quinquennio, punta proprio a rinsaldare il rapporto tra il distretto sanitario cremasco e la ginecologia-ostetricia, che peraltro può vantare un punto nascita moderno e dotato di ogni comfort, grazie ai lavori di riqualificazione completati negli anni passati.
«Abbiamo la struttura e le professionalità per aumentare l’appeal e fermare la fuga delle future mamme italiane» si dice convinto il dirigente medico. Una campagna di fidelizzazione che deve dunque partire dal lavoro al di fuori del reparto. Una mamma soddisfatta facilmente tornerà al Maggiore in caso di un secondo figlio. «La territorialità è già un motivo sufficiente per portare al Maggiore le donne straniere, invece non è sempre così per le coppie italiane. Evidente che non ci possa essere una regola scritta che obblighi una residente del distretto sanitario cremasco a rivolgersi al nostro ospedale, ma ora che abbiamo più risorse umane potremo sicuramente lavorare meglio in questa direzione».
L’ottimale per Crema sarebbero 12 ginecologi. Siliprandi conclude escludendo che il pesante calo dei parti dell’anno appena trascorso possa mettere a rischio il punto nascite del Maggiore. «Non c’è nessun pericolo, per una simile eventualità dovremmo scendere sotto i 500 parti all’anno, il numero minimo previsto dalla Regione per tenere aperta l’ostetricia in un ospedale». La maternità è dunque al sicuro, ma serve un rilancio che richiede l’impegno di tutta la struttura, non solo dei medici, ma delle stesse ostetriche e, più in generale, dell’intera Azienda socio sanitaria territoriale, oltre alla collaborazione dei ginecologi del territorio.
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