L'ANALISI
26 Dicembre 2022 - 17:47
L'abbraccio tra Dagheti e il vescovo Gianotti
CREMA - «Eccomi» ha risposto questo pomeriggio Claudio Dagheti, alla chiamata del vescovo Daniele Gianotti. «Sì lo voglio» ha aggiunto il direttore della Caritas.
«Con l’aiuto di Dio e di Gesù Cristo salvatore noi scegliamo questo nostro fratello per l’ordine del diaconato» ha annunciato il presule alla Cattedrale gremita. Al fianco di Dagheti la moglie Miriel e due dei tre figli. A lei monsignor Gianotti ha chiesto l’approvazione del passo del marito.
«Io Miriel, sposa di Claudio, confermo il mio assenso» ha risposto la giovane madre. Dagheti si è poi prostrato davanti all’altare. Tutt’intorno vescovo e sacerdoti si sono inginocchiati per l’invocazione dei santi che ha proceduto la solenne proclamazione. L’abbraccio a Claudio e il fragoroso applauso dei fedeli hanno portato al momento della Comunione, con Dagheti che ha preso posto sull’altare. In riferimento al diaconato, nell’omelia Gianotti aveva ricordato i passi degli Atti degli apostoli letti in apertura, in particolare la parola di San Paolo.
«Riconosciamo la grazia multiforme dello Spirito che suscita questa varietà di doni e chiamate. Evitare ogni forma di competizione e invidia e anzi crescere nella stima vicendevole e cercare la via migliore di tutti, quella della Carità, onorando il comando del Signore che ha detto: Tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete tutti l’amore di ognuno e per l’altro».
Il vescovo ha evidenziato come i «doni dello Spirito siano visibili attraverso il comportamento di coloro che li accolgono. Occorrono le persone perché questi doni prendano corpo, devono essere adatte umanamente e spiritualmente, altrimenti i progetti restano solo sulla carta. Persone disponibili che rispondano alla chiamata di Dio e che mettano a disposizione prima ciò che sono di ciò che hanno».
Il vescovo ha inoltre ricordato i compiti che attendono il neo diacono. «Il Signore ha invitato Claudio a conformare la propria vita a quella di Cristo, il primo vero diacono. Il diacono proclama il Vangelo ed è ministro della Comunione e del calice. Nella tradizione della Chiesa proprio ai diaconi veniva affidata una cura speciale per i poveri. Claudio già fa tutto questo, anche attraverso la sua formazione di sposo e di padre».
Il vescovo ha elencato le tre caratteristiche dell’esercizio dei doni spirituali che San Paolo richiama: semplicità, diligenza e gioia. «Quest’ultima – ha sottolineato il presule – rimanda all’ilarità, al buonumore e al sorriso, insomma si vede e si sente. Carità e servizio, anche di fronte a situazioni difficili, alimentate da questa gioia potranno lasciare trasparire nel modo migliore la sorgente da cui tutto proviene e sempre alimenterà il diaconato, cioè l’amore inesauribile del Padre».
Dagheti è sposato da dieci anni con Miriel e da 16 anni lavora in Caritas. Dopo essere stato dal 2013 vice di don Francesco Gipponi, è stato promosso dal vescovo nel 2019. Nel suo percorso vocazionale per arrivare al diaconato, è stato seguito dai sacerdoti responsabili del cammino spirituale don Bruno Ginelli e don Pier Luigi Ferrari. Per la parte culturale c’è stato il supporto di don Antonio Facchinetti.
Nativo di Bagnolo Cremasco, Dagheti vive in città con la famiglia, frequenta e svolge servizio nell’unità pastorale san Giacomo e san Bartolomeo: è stato volontario dal 2000 al 2008 nell’ufficio della pastorale Giovanile diocesana. In Caritas si è occuparto dei servizi di distribuzione, del Centro di ascolto e dei campi di volontariato in Kosovo e Montenegro, infine dell'animazione delle Caritas parrocchiali e dell'Osservatorio delle povertà e delle risorse, anche come responsabile regionale fino al 2021. Ha fatto volontariato, insieme a Miriel, a Dar es Salaam in Tanzania, seguendo la costruzione di una scuola a Pugu.
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