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VERSO LE REGIONALI: L'INTERVISTA

Majorino ai cremonesi: «Tutte le vostre sfide nel cuore del nuovo patto»

Il candidato del Partito Democratico al governo della Lombardia: «Piloni e Bonaldi sono risorse straordinarie per il futuro lombardo»

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

19 Dicembre 2022 - 05:25

Majorino ai cremonesi: «Tutte le vostre sfide nel cuore del nuovo patto»

CREMONA - «Autostrada, inceneritore e agricoltura: i tre nodi che minano l’alleanza», titolavamo ieri sintetizzando mal di pancia e malumori emersi tra amministratori e militanti del Partito Democratico cremonesi dopo la lettura dei punti programmatici alla base dell’intesa tra i Dem e il Movimento 5 Stelle sulla candidatura a Presidente della Regione Lombardia di Pierfrancesco Majorino. Abbiamo raccolto e sottoposto all’aspirante governatore o motivi di imbarazzo, espressi coram populo ma anche sottovoce.

Da quanto si legge, i punti dell’accordo programmatico tra Pd e M5S sono particolarmente sensibili per il territorio cremonese, dal momento che stravolgono le posizioni storiche dei dem e sbilanciano la coalizione verso le priorità del Movimento. Non teme di creare tensioni e insoddisfazioni tra gli amministratori, i militanti locali del Pd?
«Questa è una domanda maliziosa e non corrisponde alla realtà dell’accordo. Quel che scriviamo è assolutamente compatibile con il sacrosanto e giusto punto di vista del Pd cremonese. Con i 5S a livello lombardo abbiamo fatto del resto un lavoro, insieme a tutte le forze di opposizione alla giunta Fontana, per esaltare ciò che ci unisce. Peraltro, io non avrei mai avvallato un’intesa contraria a quanto affermato dai nostri amministratori. Galimberti è un grande sindaco tanto che proprio con lui ho avviato, il 26 novembre, il mio tour di dialogo e ascolto coi primi cittadini lombardi. Il mio programma elettorale sarà ambizioso e in linea con le battaglie da tempo portate avanti dal Pd e dal centrosinistra cremonese. Per realizzarle siamo determinati, dopo 28 lunghi anni, a vincere e cambiare le cose».

Majorino e il sindaco di Milano Giuseppe Sala

Penso, in prima battuta, al nodo delle infrastrutture e, nello specifico, all’autostrada Cremona-Mantova, da sempre nei progetti del Pd: la novità è che ora si pensa di «privilegiare gli investimenti nella riqualificazione dell’esistente», cioè allargare l’ex statale Asolana. Si parla di una tangenziale, che comunque comporterebbe quel consumo di suolo che il M5S dice da sempre di voler evitare. Uno schiaffo ai compagni cremonesi?
«Partiamo da due considerazioni. La prima, il cremonese e il casalasco sono tagliati fuori. Mantova e Cremona meritano, o meglio, debbono essere meglio collegate con Milano: sia dal punto di vista ferroviario, sia da quello viario, oltre al potenziamento del trasporto pubblico. Chi quotidianamente – e non solo – percorre la strada di collegamento tra Cremona e Mantova ha bene in mente le condizioni di questo tratto stradale. La seconda considerazione: da quasi trent’anni le giunte di centrodestra che si sono succedute alla guida di Regione Lombardia non hanno fatto assolutamente niente. Niente, lo voglio ripetere. È da vent’anni che a livello regionale si parla dell’autostrada Cremona-Mantova ma Palazzo Lombardia è fermo. Noi diciamo una cosa semplice: si parta dagli studi fatti, facendo tutti gli approfondimenti del caso, si guardi alle risorse disponibili e poi si scelga una volta per tutte per dare una risposta all’esigenza di un collegamento veloce. Appena eletto sarà uno dei miei primi impegni: verificare la situazione esistente per poter finalmente individuare in tempi brevi la migliore soluzione su gomma, sia dal punto di vista economico, sia della sostenibilità ambientale, che significa cercare di consumare suolo nella minor misura possibile. Tra l’altro, il raddoppio ferroviario è iniziato, ma deve essere portato avanti con maggiore determinazione per giungere alla conclusione lavori il prima possibile. Il punto fondamentale resta la volontà delle comunità locali, per me essenziale: non fai scelte su temi simili senza il parere essenziale delle comunità locali. Quel che vorrei fosse chiaro è che con l’accordo siamo davvero solo alle premesse, direi quasi metodologiche».

Altro nodo importante la politica sugli inceneritori. «È fondamentale intraprendere politiche che portino entro il 2030 ad un superamento degli impianti di incenerimento più obsoleti e meno performanti, come ad esempio il percorso che può riguardare il sito di Cremona», si legge nell’accordo. Eppure l’amministrazione Pd di Cremona sostiene che l’impianto è stato portato a un alto livello di efficienza. Il sindaco Gianluca Galimberti non applaudirà…
«Ho scritto di mio pugno quella parte dell’accordo e me ne assumo totalmente la responsabilità. Dico di più: è proprio il programma dell’amministrazione di Galimberti che è illuminante su questo terreno. Il punto non è chiudere un impianto, ma capire come, nel tempo, convertirlo poiché è normale che l’obsolescenza imponga ad un certo punto una scelta simile. Non solo: l’accordo siglato prevede che questo processo venga portato a termine entro il 2030, quando l’amministrazione di Cremona ha previsto di portarlo a fine vita utile nel 2029, quindi, anche in questo caso, non vedo contraddizioni. Ragiono in un’ottica europea, da Green Deal, se mi è consentito. Quella che punta sull’economia circolare, sulla gestione del rifiuto e su scelte che nascano dal pragmatismo e dal rapporto con società civile e comunità scientifiche. Esistono alcune esperienze in Lombardia, penso a Sesto San Giovanni, che indicano che tutto questo è possibile. Se mi è consentita una battuta anche in questo caso mi piacerebbe capire la posizione di Fontana e soci. Confesso di non averla capita».

Majorino con il segretario Letta e il candidato alla Regione Lazio , Alessio D'Amato alla manifesta-zione organizzata sabato a Roma dal Pd contro la manovra del Governo

La provincia di Cremona è capitale dell’agricoltura e della zootecnia, che sostengono in larga parte l’economia locale. Che sberla per il comparto leggere nel documento dell’accordo che «qualora gli effetti del cambiamento climatico e i periodi siccitosi dovessero intensificarsi, la Regione deve essere pronta ad adottare ogni strategia per ridurre il consumo di acqua del settore agricolo».
«Nessuna sberla. Anzi, se proprio vogliamo parlare di schiaffi, penso al trasferimento della storica fiera del bovino, dopo 68 anni, da Cremona a Orzinuovi: è una ferita ancora aperta e mai chiarita. Quindi non mi pare che la giunta Fontana in questi anni abbia ‘trattato’ bene il mondo agricolo cremonese. Il punto che riguarda le scelte imposte dalla crisi climatica è uno e uno solo: vanno decise insieme al mondo agricolo. Non sulla testa degli agricoltori. Le immagini dei mesi scorsi del Po in secca sono una ferita aperta, perché la siccità ha fatto molto male alle nostre colture con ingenti danni economici. Purtroppo i periodi siccitosi sono una realtà inevitabile. E gli agricoltori lo sanno. Davanti a questa certezza, abbiamo due alternative: muoversi e trovare soluzioni insieme oppure restare immobili. Sono convinto che solo dei pazzi masochisti rimarrebbero immobili, perché quell’immobilismo porterebbe a scelte di pura emergenza e dannosissime proprio per lo stesso mondo agricolo. Sull’acqua, la logica di reazione e di emergenza è quella che ha purtroppo contraddistinto l’azione della Regione in questi anni. Noi, invece, vogliamo trovare soluzioni, fuori dalla logica emergenziale e introdurremo un grande patto per l’acqua che preveda investimenti per efficientare l’utilizzo delle risorse idriche e la gestione degli invasi».

Majorino e la candidata alla segreteria nazionale del Pd Elly Schlein

Restiamo in ambito agricolo. L’intesa precisa che vanno «ripensati i modelli colturali oggi praticati». Lo si viene a proporre in una provincia che, grazie a ponderosi investimenti nel campo dell’innovazione e della ricerca (anche in campo universitario, basti pensare al nuovo Centro agri-zootecnico dell’Università Cattolica), è un modello di produzione ed efficienza riconosciuti a livello mondiale: tutto da rifare per proporre un modello di sviluppo «a bassa densità» come da sempre vogliono i 5 Stelle?
«Non so che accordo abbiate letto, ma la ringrazio per questa domanda, perché significa esattamente il contrario. Per me il modello da replicare anche a livello regionale deriva anche dall'esperienza del centro agri-zootecnico di Cremona: un patto virtuoso tra politica, ricerca e impresa. Così, non solo si crea eccellenza, ma si consente la sostenibilità economica e ambientale grazie all’innovazione. L’agricoltura, per definizione, è in prima linea nella sfida della sostenibilità e io ritengo che debba essere il motore della transizione ecologica, valorizzando proprio l’innovazione, ma anche il ruolo dei giovani, attraverso il sostegno al reddito delle tante imprese agricole e con misure che rafforzino la competitività delle nostre eccellenze agroalimentari. Lavorando insieme e accompagnando questi processi, faremo un esempio di come la sostenibilità migliorare le performance economiche e le nostre vite. Questa è sempre stata la nostra concezione di sostenibilità, dove tutela dell’ambiente significa occasione di maggiore sviluppo. Devo dire, peraltro, e ci tengo a sottolinearlo, che i 5S lombardi non ci hanno mai chiesto, nemmeno per un secondo, di fare intese contro gli agricoltori».

Lei ha detto «Rivendico con semplicità che la nostra è una coalizione che già governa in tante città con molti sindaci, e che è in campo decisa ad andare avanti». E proprio qui sta il problema: il Movimento 5 Stelle, è stato in questi anni implacabile oppositore-censore dei sindaci Pd cremonesi, con particolare riferimento ai due «pesi massimi», i primi cittadini di Cremona e Crema, ai quali non mancano di continuare lanciare i loro infuocati strali. Se pace sarà, non sarà artificiale e solo a livello regionale?
«Lo so bene che questo accordo possa essere difficile per alcuni, del resto la contrarietà all’accordo degli esponenti locali dei 5S penso parli da sé. Però mi lasci dire una cosa: si parla tanto dei problemi tra Pd e M5S, ma è come guardare al dito e non alla luna. L’enorme problema che io vedo è una Regione che ha totalmente dimenticato i territori di Cremona e Mantova a tal punto che nella giunta Fontana non c’è nessun esponente che provenga da queste province, nemmeno dalla società civile. Questo è il problema: una Regione che si è chiusa nel palazzo e non si confronta mai con le comunità».

La sensazione è che quella con il Movimento 5 Stelle sia un’intesa in chiave soprattutto milanese, che penalizza i territori, zone in cui rapporti storicamente non sono proprio idilliaci, anzi, sono spesso di gelo reciproco.
«La nostra intesa è per il futuro della Lombardia. Non per il presente di Milano. Son convinto che in diversi territori l’intesa sia naturale, in altri più complessa. Ma so anche che tutti lavoreremo per battere Fontana».

E veniamo al nodo candidature. Pensa di valorizzare le risorse del territorio cremonese, che attualmente esprime il consigliere del Pd Matteo Piloni, ricandidato? È notorio che ci sono altre personalità di rilievo del partito (penso all’ex sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, per esempio). Come pensa di conciliare queste disponibilità evitando scontri fratricidi?
«Piloni e Bonaldi, insieme ad altri, sono risorse straordinarie per il futuro della Lombardia. La nostra idea di leadership è collettiva: vogliamo tanti protagonisti veri del cambiamento, perché solo così potremo migliorare davvero e in maniera strutturale le cose. L’abbondanza è solo un valore aggiunto».

Lei ha detto: «estenderemo ulteriormente l’alleanza con una lista civica che conterrà delle sorprese significative». Ci sono «risorse» cremonesi in questo progetto? E ancora, avremo rappresentanti cremonesi nel suo listino?
«Le sorprese vanno dette a tempo debito».

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