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IL DELITTO

Omicidio di Castelleone: «Mutigli non ce l’aveva con Senatore»

I legali dell’omicida: «Era in astio con Ferrari per i figli». I messaggi sui telefonini esaminati dal perito del gip

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

15 Dicembre 2022 - 18:37

Omicidio di Castelleone: «Mutigli non ce l’aveva con Senatore»

CASTELLEONE - Non si sono mai parlati al telefono nei giorni che hanno preceduto il delitto accaduto la sera del 10 agosto scorso, la notte di San Lorenzo, in via Roma, l’ultimo mercoledì di «Sotto le Stelle» con il paese pieno di bambini e adulti, le vie animate dagli artisti di strada, i negozi e i locali aperti, la musica dal vivo. Quattro giorni prima, Giovanni Senatore, saldatore di 40 anni, la vittima, ci aveva provato a telefonare a Mauro Mutigli, il suo assassino. Una telefonata «persa».

La vittima Giovanni Senatore e l'omicida Mauro Mutigli

E sempre in quei giorni, Mutigli mandò dei messaggi ad un amico: gli disse di aver ricevuto da Senatore minacce di andarsene via da Castelleone. Ma Mutigli, operaio di 38 anni, in carcere da quella notte per aver ucciso Senatore, piantandogli sette coltellate al torace, di cui una mortale, non ce l’aveva con la vittima. Piuttosto, ce l’aveva con Alessandro Ferrari, 34 anni, il metalmeccanico che quella sera si mise in mezzo tra i due, fece da scudo all’amico Senatore e si prese una coltellata al braccio.

Gli avvocati Consuelo Beber e Marco Soldi


«Ci sono messaggi vocali tra Mutigli e Ferrari in cui viene confermato che il motivo di astio il nostro assistito lo avevo solo con Ferrari. Ferrari aveva rapporti di frequentazione con la ex di Mutigli, Ma non è tanto questo. Mutigli non voleva che Ferrari frequentasse i suoi figli, doveva lasciarli fuori dalla sua vita». Gli avvocati Consuelo Beber e Marco Soldi, difensori dell’omicida, lo hanno detto oggi al termine dell’incidente probatorio con Alessandro Borra che al gip Elisa Mombelli ha illustrato la perizia fatta sui due telefonini di Mutigli, sullo smartphone di Senatore, immediatamente posti sotto sequestro dal pm Vitina Pinto dopo il delitto, e sul telefonino di Ferrari, sequestrato in un secondo momento su richiesta dei legali Beber e Soldi. All’incidente probatorio erano presenti l’avvocato Mario Tacchinardi, legale della famiglia Senatore, arrivato in Tribunale con Sonia, la sorella di Giovanni, e l’avvocato Michela Sinelli per la «parte offesa» Ferrari.


La notte di San Lorenzo, intorno alle 21,30, davanti al bar Meteora Senatore arrivò con la fidanzata Erica e l’amico Ferrari. Lì c’era Mutigli. Il primo ad attaccare briga fu proprio Senatore, come ha confermato il filmato registrato dalla telecamere di sorveglianza. Il quarantenne mise le mani addosso al suo assassino. Due vigili li separarono. Sembrava tornata la calma. Mutigli si allontanò e raggiunse il monopattino. Lì teneva nascosto un coltello appiccicato col nastro adesivo. Lo impugnò, ritornò. Una, due, tre, sette coltellate per poi scappare sul monopattino, urlando: «Vi ammazzo tutti».

Senatore stramazzò a terra, in un lago di sangue, sotto gli occhi sconvolti, terrorizzati della gente. Se, dunque, i motivi di astio Mutigli li aveva con Ferrari, che ruolo avrebbe avuto Senatore nella lite finita in sangue, il suo sangue? L’indagine va avanti. «Nel frattempo – hanno aggiunto ieri gli avvocati Beber e Soldi -, noi abbiamo depositato il nostro fascicolo con le indagini difensive svolte. Abbiamo sentito una serie di testimoni, persone che erano a conoscenza di alcuni retroscena. Il pm valuterà se sentirli».

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