L'ANALISI
06 Dicembre 2022 - 05:05
CREMONA - Da dieci giorni chi abita nel palazzo Aler di via Dionisio Solomos 13 per uscire di casa deve scendere fino in cantina e aprire la porticina posteriore. E a Rita Pini, 62 anni, la situazione crea ancora più disagio dal momento che è invalida e cammina con il deambulatore a causa di una malattia rara che colpisce il sistema nervoso e provoca la perdita progressiva delle capacità motorie. Il disagio per la donna non consiste solamente nel dover fare il giro del palazzo per poter tornare in strada, ma anche nel fatto di dover scendere ad aprire la porticina alla fisioterapista o a chi viene a trovarla. «E in più — spiega — non funziona nemmeno il citofono quindi la gente mi deve telefonare per avvisarmi che sta arrivando e io devo scendere per farmi trovare giù e aprire la porticina. Per fortuna funziona l’ascensore e non devo scendere o salire le scale. Non sarei in grado».
Anche per queste evenienze nei palazzi Aler è possibile contattare il tutor: «Ma c’è solo il venerdì». «Il portone d’ingresso si può aprire solo dall’esterno, mentre dall’interno non è possibile», spiega la donna che vive da sola in quell’appartamento da 10 anni. E aggiunge: «È così da una decina di giorni e ho passato molto tempo della settimana scorsa a cercare di parlare con l’Aler senza mai ottenere la comunicazione. Sono riuscita a parlare con qualcuno solo questa mattina (ieri, ndr), ma non con il geometra responsabile delle manutenzioni. Comunque chi mi ha risposto mi ha assicurato che il problema verrà riferito».
Quella della donna non è mai stata un’esistenza facile. La sua malattia rara aveva colpito anche il figlio Mirko Gusberti, che nel novembre del 2020, a 43 anni, era morto all’ospedale Maggiore di Cremona, a causa del Covid. Mirko trenta anni fa era stato uno dei ragazzi disabili di papa Giovanni Paolo II, benedetto dal Pontefice sul piazzale dell’ospedale Maggiore durante la visita a Cremona del 21 giugno 1992. Un istante immortalato dal fotografo del giornale La Provincia Giuseppe Muchetti, uno scatto che divenne una delle immagini simbolo di quella giornata storica per la comunità cremonese. Un momento che la madre di Mirko, che portava e spingeva la carrozzina, ha sempre ricordato con emozione.
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