L'ANALISI
27 Novembre 2022 - 05:20
CREMONA - Diventa un caso interno alla sinistra e la spacca di nuovo, il dibattito riaperto sulla Tamoil. E a creare frattura, in particolare, sono le sfumature, significative e resistenti (resistenti perché ci sono state anche in passato, fin dall’inizio del percorso che ha poi portato alla chiusura della raffineria), che punteggiano il filone dell’inquinamento e della collegata bonifica.
A rimettere al centro la questione è l’attualità: il Comune ha avviato in settimana la causa civile contro la società petrolifera e con l’obiettivo di ottenere «l’integrale risarcimento di tutti i danni patiti a causa del disastro di natura ambientale cagionato dalla raffineria» domanda un indennizzo non inferiore ai 40 milioni di euro. Prima udienza fissata il 19 gennaio davanti al Tribunale di Cremona. In attesa della giustizia, c’è la politica che tiene l’aula: da una parte Lapo Pasquetti, capogruppo in consiglio comunale di Sinistra per Cremona - Energia Civile, dall’altra Luciano Pizzetti, Partito Democratico.
Aveva declinato il suo pensiero Pasquetti, per primo. «È bene ricordare — aveva posto la prima puntualizzazione — che se oggi si è spianata la strada per avviare la causa civile e chiedere l’integrale risarcimento del danno ambientale è solo grazie al coraggioso senso civico del cittadino Gino Ruggeri, che si costituì parte civile a fronte della volontaria inerzia del Comune, allora guidato dall’amministrazione di centrodestra di Oreste Perri, nel processo penale oggi conclusosi con sentenza irrevocabile di condanna di Tamoil e con una provvisionale in favore del Comune di 1 milione di euro». Ma è la seconda precisazione, insidiosa oggi come ieri, che chiama in causa direttamente l’ex onorevole del Partito Democratico.
«Male fece allora l’amministrazione Perri a non costituirsi parte civile ed errata fu la valutazione di chi allora sostenne questa scelta; e noi lo spiegammo e sostenemmo pubblicamente. Non ci eravamo sbagliati. E così, leggere che l’ex sindaco Perri e l’ex senatore Pizzetti approvano oggi la scelta del Comune, dopo averla a suo tempo osteggiata, ci fa un po’ sorridere. Senza il passo di Ruggeri, oggi il Comune si troverebbe nella condizione di affrontare la scelta di agire contro Tamoil per l’integrale risarcimento dei danni partendo da zero».
Non si sottrae, Luciano Pizzetti. Sarebbe stato strano il contrario, per uno che su quella partita, anche al fianco di Perri, si è speso in prima linea e in prima persona nel momento più delicato, quando prima del fronte ambientale, pur provando a non dimenticarlo, Cremona e le sue istituzioni avevano l’obbligo di pensare a chi, tanti, sarebbe rimasto senza lavoro e senza stipendio. Ed è sostanzialmente per questo, osservando oggi quel che era accaduto allora, che Pizzetti legge nelle affermazioni di Pasquetti «la conferma di una sinistra salottiera che guarda la realtà dalla finestra dorata. Che considera il lavoro questione demodé, da far sottostare ad ogni altra questione. Ben più rilevante ovviamente. Così non importa che si siano salvaguardati i diritti e le condizioni di vita di tanti lavoratori e delle loro famiglie. Non importa che si sia evitata una bomba sociale in questo piccolo territorio. Certo, erano lavoratori Tamoil. Operavano in una raffineria, non in una cioccolateria. Che produceva inquinamento. Ma che colpa avevano?».
Nessuna. Ed è per questo, sostiene Pizzetti, che all’epoca, «insieme ai sindacati e al sindaco Perri, ci siamo battuti al loro fianco. E per avviare le prime concrete azioni di bonifica a carico di Tamoil. Le azioni risarcitorie non venivano in alcun modo pregiudicate. Come poi si è visto. Ma in quel preciso momento, le priorità erano le molte persone che stavano perdendo il lavoro e salvare le canottieri. Ricordo benissimo le difficili condizioni della trattativa a Cremona e soprattutto al Ministero del Lavoro. Giorni e notti. Non era possibile in quella fase tenere insieme tutela dei lavoratori, avvio della bonifica e azione risarcitoria globale. Abbiamo scelto di impegnarci per i diritti dei lavoratori e per l’avvio dell’attività di prima bonifica, con particolare riguardo alle condizioni delle società canottieri a rischio chiusura. E abbiamo davvero ottenuto un buon risultato» lo rivendica con orgoglio l’ex senatore dem.
L’ultima risposta, «all’avvocato Pasquetti», è quasi in punta di diritto: «Dice si abbiamo osteggiato l’azione risarcitoria. Incredibile. Quell’azione risarcitoria che poi Ruggeri ha avviato, ma quel milione ancora non s’è visto. E che il Comune ora può giustamente perseguire. Ma quei 40 milioni chissà se e quando si vedranno. Ciò che è bene fare oggi non era consentito di fare allora. Perché tutto sarebbe saltato. Allora ottenemmo un bel risultato, senza il contributo dell’avvocato Pasquetti e senza inseguire le sue chimere. Che un consigliere comunale di sinistra non si renda conto delle condizioni date, e consideri secondaria la difesa dei lavoratori, è al tempo stesso paradossale e inquietante». L’ultimo messaggio: «Si convinca, il consigliere di Sinistra Italiana. Meglio un risarcimento tardivo che lavoratori e famiglie sul lastrico».
Da Pasquetti alla considerazione generale, che dalle convinzioni di Pasquetti però sembra partire: «È purtroppo un tempo triste per la sinistra ideologica e si spiega anche così il successo della destra sociale. Un tempo — ricorda Pizzetti — Forattini rappresentò Berlinguer in pantofole nel mentre sfilava un corteo di lavoratori. Fu una ferita immeritata da cui comunque occorreva imparare. Pasquetti non ha imparato da Berlinguer: ha solo preso in prestito le pantofole di Forattini. Sorrida di meno, sono sorrisi che fanno piangere la sinistra italiana. Perché molti di coloro che sogna di voler rappresentare, così facendo si fanno rappresentare da altri che di sinistra non sono». Elezioni docet.
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