L'ANALISI
24 Novembre 2022 - 05:20
Simeone Morassi e Gaetano Bonaccorso, questore di Parma con il violino Nicolò Amati 1975 ritrovato dalla Polizia nel 2019
CREMONA - Si era giustificato spiegando di averlo ricevuto in dono dalla cognata sudamericana, ma i giudici non gli hanno creduto: Stefano Marzano, 50enne già finito a processo nell’ambito di indagini sulla cosca Grande Aracri di Cutro, lunedì in tribunale a Parma è stato condannato a due anni e sei mesi per la ricettazione del prezioso violino Nicolò Amati del 1675, rubato diciassette anni fa in Giappone.
La vicenda portata alla luce nel 2019 dalla sezione antidroga della squadra mobile di Parma, e che tocca da vicino anche Cremona, si è appena conclusa con la sentenza emessa da Nicola Giustechi Conti.
A Marzano, latitante e già condannato in primo grado a 8 anni e 10 mesi per estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, è stata imposta anche una multa di mille euro.
Il violino – valore stimato oltre 300 mila euro – era stato trovato nel corso di una perquisizione nell’abitazione parmense del 50enne: era nascosto sotto al letto. «Me l’ha portato mia cognata da Bogotà – aveva spiegato il calabrese –, lo aveva comprato la nonna al banco dei pegni».
L’avvocato difensore, Claudia Pezzoni, in aula ha sostenuto che la versione è verosimile: «Altrimenti non l’avrebbe tenuto sotto al letto rischiando di pregiudicare il legno».
Oltre allo strumento, privo di archetto, c’erano vecchie corde di ricambio con etichette in giapponese e il biglietto da visita di un commerciante di archi cremonese. Una volta contattato, quest’ultimo aveva ulteriormente arricchito la storia, perché aveva mostrato ai poliziotti due archetti che Marzano gli avrebbe consegnato alla fine del 2018. Molto più di una casualità, visto che nel colpo messo a segno in Giappone nel 2005 erano stati trafugati anche due archi non ritrovati a casa del 50enne. Sono risultati a loro volta preziosi, perché varrebbero rispettivamente quattromila e 100 mila euro. Sempre a Cremona è avvenuta infine l’attribuzione dello strumento, affidata al noto liutaio Simeone Morassi: con una accurata perizia tecnica ha accertato che si tratta proprio di un Nicolò Amati.
Prima di essere reso ai legittimi proprietari, tre anni fa il violino è stato suonato da Lena Yokoyama. A contattarla è stato Gaetano Bonaccorso, all’epoca questore di Parma e prima ancora di Cremona. Nella bellissima Basilica di Santa Maria della Steccata, in occasione della Festa della Polizia, Yokoyama ha proposto Allemanda dalla Partita per violino solo n. 2 di Johan Sebastian Bach e il brano di Ennio Morricone Gabriel’s Oboe della colonna sonora del film Mission.
Poi tappa al teatro Regio, dove la violinista cremonese è stata protagonista di un video e ha eseguito La Méditation de Thaïs di Jules Massenet, il movimento Presto dell’Estate di Antonio Vivaldi e il Va Pensiero dal Nabucco di Giuseppe Verdi.
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