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SANITA' DEL TERRITORIO. IL CASO

La Casa di Comunità inaugurata, ma... senza medici

Dopo la festa l’ora delle critiche. Piccinelli: «Mancano servizi di primaria necessità e non si capisce cos’è cambiato rispetto a prima»

Davide Luigi Bazzani

Email:

davideluigibazzani@gmail.com

19 Novembre 2022 - 09:56

La Casa di Comunità inaugurata, ma... senza medici

CASALMAGGIORE - «Sarebbe bello, quando c’è un’inaugurazione con personalità politiche, fasce tricolore, tagli di nastro, benedizioni, che anche i cittadini ci capissero qualcosa. Cosa cambia rispetto a prima, oltre al nome?»

Secondo Annamaria Piccinelli (VivaceSostenibile), consigliere di minoranza, la nuova Casa di Comunità, inaugurata giovedì alla presenza dell’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, non presenta nulla di nuovo rispetto a prima.

«Prima si chiamava Presst (Presidio socio sanitario territoriale) adesso si chiama Casa di Comunità: quindi? Cosa capisce un cittadino quando gli si parla di Pua, Cot, target complessi, valutazione multidimensionale?»


PROBLEMA DI COMUNICAZIONE

piccinelli

Annamaria Piccinelli (VivaceSostenibile), consigliere di minoranza

«E questa incapacità di comunicare a tutti, va nella direzione contraria rispetto alla filosofia che è alla base della Casa di Comunità: se si è voluto chiamarla ‘casa’ è perché le persone devono trovarci, in modo chiaro e comodo, tutto ciò che a loro serve per avere una buona qualità di vita».

Secondo la Piccinelli «in un luogo dal nome così evocativo i cittadini devono pretendere che, dal manager all’addetto alle pulizie, la comunicazione sia al primo posto e sia gentile, adeguata alla persona ed esaustiva. I ‘non è di mia competenza’, ‘il collega che se ne occupa è in ferie’, ‘deve guardare sul sito’, ‘richiami più avanti’, assieme ai telefoni che suonano ore senza che nessuno risponda eccetera eccetera devono essere un brutto e lontano ricordo».


MEGLIO A VIADANA


La consigliera sottolinea che «la Casa di Comunità dovrebbe essere un luogo fisico che raggruppa in sé tantissimi servizi. Così è a Viadana dove c’è tutto l’ex ospedale a disposizione che con i finanziamenti ricevuti, si sta riempiendo di molteplici attività».

SERVIZI NON CONCENTRATI

La storia di Casalmaggiore «è diversa: il vecchio ospedale è stato abbandonato e i servizi sono stati messi in diversi palazzi privati presi in affitto. Tutti questi e altri servizi, riguardanti i problemi mentali, le tossicodipendenze, i vaccini, i prelievi, le visite ginecologiche, le consulenze familiari, guardia medica, medici di base e pediatri, problemi di assistenza sociale, servizi domiciliari per non autosufficienti eccetera, rimangono esattamente al loro posto, ma fanno tutti riferimento, per il coordinamento, alla Casa di Comunità.

In più, in piazza Garibaldi, sono stati aperti un ambulatorio di Geriatria e uno per le cure Palliative e del dolore e forse verrà aperto quello di Fisiatria. Altri ambulatori che fanno parte della Casa ma sono collocati in Oglio Po — cardiologia, eccetera —, rimangono in Oglio Po».


NIENTE MEDICI DI BASE

«Punto cardine della Casa sarebbe la presenza dei medici di base e pediatri, ma le scelte logistiche hanno fatto sì che negli anni questi professionisti si siano dislocati in poliambulatori privati e, anche volendo, piazza Garibaldi non avrebbe gli spazi. Quindi la nostra Casa non avrà mai dentro medici e pediatri e nemmeno sarà H24. L’altra novità sono gli infermieri di famiglia, sei in tutto. Infatti, e veniamo al dunque, la Casa, al di là dei singoli ambulatori, ha una missione, quella di far sentire accolto il cittadino in tutte le sue esigenze di qualità di vita».

La consigliera si chiede se il servizio di accompagnamento previsto con la Casa di Comunità, in teoria più capillare, presente e completo, abbia previsto momenti di raccordo e coordinamento con i medici di base e se siano chiari i protocolli in base ai quali agire nei diversi casi.

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