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Acciaio: Arvedi, primi al mondo per impianti a emissioni zero

Lo ha detto Mario Caldonazzo, a.d. Acciaierie Arvedi, in un convegno sulla conversione della Ferriera di Trieste, sottolineando l’impegno 'green' del gruppo

La Provincia Redazione

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15 Novembre 2022 - 14:18

Gruppo Arvedi, svolta epocale: rinnovamento e continuità

Mario Caldonazzo con il Cavaliere Giovanni Arvedi

TRIESTE - «Oggi quella di Servola è una Ferriera modello di innovazione tecnologica e sostenibilità: Accaieria Arvedi nei suoi siti di Cremona e di Trieste vanta la prima acciaieria al mondo certificata a emissioni nette zero di anidride carbonica, oltre a essere un’acciaieria zero waste e basata sull'economia circolare». Lo ha detto Mario Caldonazzo, a.d. Acciaierie Arvedi in un convegno sulla conversione della Ferriera di Trieste, sottolineando l’impegno 'green' del gruppo che ha così anticipato l’obiettivo europeo 'emissioni nette zero' fissato per il 2050. A Trieste oggi c'è un impianto di lavorazioni a freddo.

Caldonazzo ha annunciato che «il 20 dicembre sarà prodotto il primo coil della nuova zincatura innovativa e a zero emissioni, con uso di idrogeno verde da fonti rinnovabili» mentre la «prossima primavera partirà la nuova linea di verniciatura». Successivamente il manager ha ricordato brevemente la chiusura della Ferriera. «Quando le istituzioni chiamano a progetto di visione diverso per lo sviluppo di un territorio del Paese, un privato segue», ha detto, sottolineando l’impegno dell’azienda nella riconversione del sito di Servola, costata al gruppo 200 milioni.

La Ferriera di Servola era stata acquisita dal gruppo nel 2016 su richiesta dello Stato: «Il cavalier Arvedi era stato chiamato a risolvere tema occupazionale e industriale della Ferriera. Lui è un uomo delle sfide, la accoglie con entusiasmo, mette anima e corpo per far ripartire la Ferriera, producendo ghisa all’interno di tutti i parametri di legge in termini di emissioni inquinanti, arrivando a 610 occupati e 300 milioni di investimento». Però, «pochi anni dopo un investimento così imponente ci è stato chiesto di ripensare il modello di sviluppo di quest’area, sostanzialmente chiedendoci di chiudere la Ferriera. C'è stato dunque un impegno profondo del cavalier Arvedi per trovare un modello di industria che non inquinasse», ha concluso Caldonazzo. (ANSA)

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