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CASTELVETRO

Casa della gioventù, giù la saracinesca

Contratto scaduto per la gestione del bar, ma il parroco: «Lavori per il rilancio della struttura»

Elisa Calamari

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04 Novembre 2022 - 17:36

Casa della gioventù, giù la saracinesca

CASTELVETRO - Generazioni di castelvetresi sono cresciuti in quelle sale: hanno partecipato a feste e guardato film, si sono poi ritrovati alla sera per una partita a carte e risate con gli amici, o ancora per gustare un gelato e bere una bibita durante le partite di calcio disputate sull’adiacente campo, così come in occasione degli eventi delle associazioni. La Casa della gioventù di via Soldati a Croce Santo Spirito, costruita nel 1967, è stata questo e tanto altro.

Un punto di riferimento e un luogo di svago per bambini, ragazzi, famiglie, pensionati. Ma da qualche giorno l’edificio parrocchiale, che comprende un cinema-teatro e un bar che fino a pochi giorni fa si chiamava Oasi della gioventù, è chiuso: porte serrate, tapparelle abbassate. La cessazione dell’ultima gestione dell’esercizio pubblico annesso sta suscitando malumori in paese: si teme che l’immobile resti abbandonato e inutilizzato a lungo, come accaduto per l’ex scuola situata esattamente di fronte e per l’altro storico bar-teatro di via Roma.

Il parroco don Massimiliano Camporese


A chiarire ciò che sta dietro alla decisione della parrocchia, ovvero portare a scadenza il contratto di affitto del bar, è il parroco don Massimiliano Camporese. Che prima si toglie un sassolino — «Se la comunità ha davvero così a cuore la struttura, ha uno strano modo di dimostrarlo» — e poi precisa che «nessuno è stato cacciato». L’obiettivo non è dunque chiudere, ma al contrario investire nel futuro della Casa della gioventù. Al vaglio ci sarebbe infatti un rilancio, ispirato alle finalità originali e oratoriali: «Vogliamo ridarle quell’anima da estensione ed espressione della parrocchia — spiega — che era poi lo scopo dell’amato don Giuseppe Panini. Credo si tratti anche di una forma di rispetto nei confronti di chi l’ha creata». Don Massimiliano pensa ad «un luogo di aggregazione sana, recuperando anche il teatro, magari con il coinvolgimento di qualche attività: ad esempio abbiamo avuto contatti con una scuola di teatro cremonese». Prima, però, servirebbe un intervento di ristrutturazione complessivo.


Perché l’edificio è ormai datato e bisognoso di lavori. «Stando ad una prima stima — continua il sacerdote — servirebbero circa due milioni di euro. So che per le parrocchie attingere a fondi pubblici, come ad esempio quelli del Pnrr, è molto complesso. Ma si può tentare attraverso l’appoggio ad associazioni, che potrebbero eventualmente prendere in gestione la struttura. Insomma — sintetizza il sacerdote — vorremmo concretizzare un progetto che dia un vero senso all’edificio, non limitandosi soltanto al bar. Ben venga l’attività che in questi anni ha permesso di mantenere aperto l’edificio, ma ora che è arrivata la naturale scadenza del contratto penso che sia giusto ripensarne l’utilizzo».

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