L'ANALISI
03 Novembre 2022 - 18:52
Il corteo funebre per Gianluca Garbelli
TICENGO - La parrocchiale, quella sul cui sagrato si affollano centinaia di persone fino a riempire tutto il centro storico, è la Sant’Andrea Apostolo di Ticengo. Ma a salutare Gianluca Garbelli c’erano anche gli amici di Soncino, i dipendenti della grande famiglia di Maclodio nel Bresciano e un’infinità di compagni d’avventura, chi vissuta sul sellino della bici con l’Imbalplast o con la Brescialat, e chi nelle mille vicissitudini di questi pur pochissimi 43 anni. L’ultimo addio segnato dalle lacrime. Fuori dalla chiesa, dove sono rimasti la maggior parte dei convenuti, un solo pensiero e un augurio: «Come faremo senza il tuo sorriso? Forse lo ritroveremo nel tuo bambino».
Un silenzio innaturale stamattina, dalla Trattoria del Cervo sul «curvone» al Comune, è calato sulla piccola realtà di confine tra Cremonese e Cremasco. Un paese intero si è fermato per omaggiare un amico scomparso tragicamente. È Garbelli, imprenditore di successo ed ex stella del ciclismo, che martedì ha consumato l’ultima volata non su un tracciato per le due ruote ma sulla Provinciale 44, la Melotta, a bordo della sua Maserati. Con la sportiva s’è schiantato, colpevole un malore improvviso, contro un muro di cinta. L’urto col perimetro di un cascinale, troppo violento, non gli ha lasciato scampo e a nulla sono valsi i pur immediati soccorsi della Croce verde e dell’Ats. I pompieri l’hanno estratto dall’abitacolo e senza esitazione è stato constato il decesso. La sua è l’ennesima vita strappata da una strada, la direttrice per Milano, considerata oggi fra le più pericolose dell’intera provincia.
Ma oggi nessuno pensava alla viabilità, nessuno alla sicurezza stradale. L’immensa platea, che ha coperto tutta la piazzola della chiesa, in attesa dell’arrivo del feretro, ha puntato occhi e cuori sulla sua famiglia che, al seguito di don Osio, ha guidato la processione imbracciando una foto di Gianluca. Sorridente, perché di scatti diversi non se ne trovano. Sul lato del sagrato che guarda alle Poste solo divise blu, sono quelle della Garbelli Automazioni, la sua ditta di meccanica e robotica. I suoi dipendenti, che conosceva per nome o soprannome senza eccezioni, sono tutti lì. Poco distante dal portone d’ingresso alla navata c’è un gruppo di vecchi amici, si scambiano qualche battuta: «Siamo tantissimi, non ci staremo mai in chiesa. Ed è giusto così».
Poi la cerimonia. Sotto l’altare campeggia una foto di Gianluca. Tiene in mano la bozza di un logo, quello della sua azienda. Ovviamente sorride. Le esequie sono relativamente brevi, col celebrante don Davide Osio che lascia maggior tempo alla riflessione personale che ai cerimoniali. Poi, tutti insieme, i ticenghesi, i soncinesi e i bresciani raggiungono il cimiero per quello che, davvero, è l’ultimo saluto. Gianluca Garbelli sarebbe diventato papà a 43 anni, per la prima volta, il prossimo gennaio. La notizia gli aveva scaldato il cuore. Ne parlava ancora, orgoglioso, con gli amici quel pomeriggio, prima di girare la maledetta chiave e imboccare la Melotta. Il suo piccolo lo conoscerà attraverso le storie di quell’esercito di «zii» e «cugini» che oggi s’è ritrovato nella piccola Ticengo.
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