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I GIORNI DEL RICORCO

Il vescovo in Duomo: «I Santi e il loro coro accendono la fede»

Ultima concelebrazione presieduta da Napolioni prima della dedicazione del nuovo altare

Gianpiero Goffi

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redazione@laprovinciacr.it

01 Novembre 2022 - 18:54

Il vescovo in Duomo: «I Santi e il loro coro accendono la fede»

CREMONA - Ultima concelebrazione presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, stamattina, solennità di Ognissanti, nel contesto ‘provvisorio’ della Cattedrale, prima della dedicazione del nuovo altare e della inaugurazione dell’area presbiterale, nel pomeriggio di domenica prossima. Nell’omelia, monsignor Napolioni ha spiegato ai fedeli, numerosi, il significato della festa, sottolineando il concetto della «coralità» dei santi.

Il vescovo mons. Antonio Napolioni

Ciascuno di loro con i doni propri avuti dal Signore e con la propria originalità è divenuto santo «proprio perché non ha stonato, ma ha cantato in coro». Il vescovo ha individuato tre cori che hanno «acceso il cuore dei santi»: quello degli angeli, quello dei poveri e quello dei figli di Dio. Gli angeli, citati nel brano dell’Apocalisse proposto ieri dalla liturgia, sono spesso i portatori dell’iniziativa di Dio, e dunque il loro coro è entrato nella mentalità, nelle scelte, negli atteggiamenti degli uomini e delle donne che oggi chiamiamo santi.

Come «un sottofondo che dal cielo entra nel cuore di chi ha disponibilità, fiducia, umiltà». Dal Vangelo delle beatitudini emerge un secondo coro, quello dei poveri in spirito, dei miti, dei misericordiosi, che nell’interiorità dei santi ha trasformato la povertà – così in San Francesco – in una «Madonna da sposare» e ha identificato nella misericordia il volto stesso del Padre, ha trasformato la pace in qualcosa da fare ogni giorno, non aspettando che piova dal cielo, a cominciare dai rapporti tra le persone e nelle famiglie. Il terzo coro ci coinvolge tutti perché «siamo realmente» figli di Dio: nelle gioie e nelle sofferenze lo Spirito Santo ci suggerisce «con gemiti inesprimibili» di rivolgerci a Dio come «Abbà» (padre, papà).

Così anche tutte le relazioni umane vengono inscritte in una relazione assoluta, eterna e trascendente. E i tre cori diventano «non solo liturgia ma vita nuova». Il presule ha concluso augurando a tutti di aiutarsi e sostenersi a vicenda in un cammino di fede: «Diventeremo santi insieme, magari senza accorgercene». Nel pomeriggio di domani, commemorazione dei defunti, il vescovo presiederà alle 15 la preghiera di suffragio al cimitero; alle 18,15 – data l'inagibilità del Duomo – celebrerà la messa nella chiesa di San Pietro al Po. Al termine della messa concelebrata con i canonici e il parroco dell’unità pastorale don Antonio Bandirali, il vescovo e l’applauso dei fedeli hanno salutato il ritorno in Cattedrale di monsignor Giuseppe Perotti dopo il malore che lo aveva colto questa estate a Cesenatico, il delicato intervento e la degenza che ne è seguita.

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