L'ANALISI
30 Ottobre 2022 - 16:18
SORESINA - Una significativa cerimonia patriottica si è svolta questa mattina in occasione della ricostituzione della sezione dell’Associazione nazionale Artiglieri d’Italia, che è stata intitolata, presente il figlio Alberto, al tenente colonnello Ruggero Vailati, sopravvissuto all’eccidio di Cefalonia del settembre 1943 e morto centenario nel 2016. Sono convenuti in città artiglieri da tutta la Lombardia con bandiere e labari nonché rappresentanze dell’Istituto Nastro Azzurro e delle varie associazioni d’arma che, con le autorità militari e civili (diversi i sindaci), si sono mosse in corteo da via del Lupo preceduti dal corpo bandistico «Igino Robbiani» diretto dal maestro Alessandro Bertola.
Durante il percorso la banda ha sostato davanti alla Casa di riposo «Zucchi Falcini» per donare agli ospiti un festoso momento musicale. Giunto il corteo in piazza Marconi, davanti al Comune, e schierate le delegazioni, la banda ha eseguito l’inno dell’Artigliere, seguito dall’inno nazionale durante l’alzabandiera, dalla canzone del Piave e dal Silenzio d’ordinanza mentre due artiglieri deponevano sulla facciata del municipio una corona d’alloro in memoria dei Caduti. Il primo a intervenire è stato il sindaco Diego Vairani, anch’egli artigliere, che ha ringraziato in particolare Giovanni Luigi Cattaneo per avere promosso la ricostituzione della sezione e per la decisione di intitolarla al professor Vailati «cittadino autorevole» di Soresina e già preside dell’Istituto tecnico statale di Cremona, nonché «testimone documentato e disponibile».
È seguita una partecipe rievocazione di Vailati -«un galantuomo» - tenuta da Giovanni Scotti, segretario dell’Associazione nazionale Divisione Acqui di Cremona, che frequentò, ai fini della ricerca storica su quei tragici eventi, l’ufficiale reduce di Cefalonia, diventandone amico: «L’ho visto piangere quando parlava del disprezzo con il quale erano state trattate (dai tedeschi, ndr) le salme dei militari italiani uccisi». A sua volta il delegato regionale dell’Associazione Artiglieri, Giordano Pochintesta, ha sottolineato il valore del rendere testimonianza nel presente e non semplicemente di recuperare un «retaggio del passato» e ha citato in proposito una frase di papa Francesco («Rendere testimonianza non è custodire le ceneri, ma riattivare quelle poche braci presenti sotto le ceneri») e una di don Primo Mazzolari con l’appello a guardare avanti raccogliendo il «fremito di speranza» presente nel cuore dell’uomo. Infine, il presidente Cattaneo ha tenuto ad affermare di non avere lavorato da solo alla ricostituzione della sezione, ringraziando in particolare Gianluigi Ferrari.
Nella chiesa di San Siro è stata poi celebrata la messa conclusa dalla preghiera dell'artigliere, dalle note del Silenzio e dalla benedizione del labaro della nuova sezione. Nell’omelia, il parroco don Angelo Piccinelli, ricollegandosi all’episodio evangelico di Zaccheo (che significa «Dio ricorda»), ha ripreso un concetto dello stesso Cattaneo: «Non celebriamo la guerra, né vogliamo fare del trionfalismo militare, vogliamo ricordare chi è caduto in nome di valori importanti». Ha terminato con una citazione dallo storico discorso tenuto all’Onu nel 1965 da San Paolo VI: «O l’umanità porrà fine alla guerra o la guerra porrà fine all’umanità. Mai più la guerra».
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