L'ANALISI
CREMONA
14 Ottobre 2022 - 17:17
Marcello Anceschi e l'avvocato Luca Curatti
CREMONA - Quando i carabinieri sono arrivati in via Caudana, civico 2, a San Felice, e hanno visto chi era il tizio che aveva puntato una pistola alla gola di Fabio Farina, volontario della Croce Verde, hanno esclamato: «Marce', che cos’hai fatto!». ‘Marce’ è Marcello Anceschi, 52 anni, l’ultimo «clochard» di Cremona, musicista con la passione per il blues. «Io non suono il blues, io sono il blues».
In città Anceschi lo conoscono tutti, carabinieri e poliziotti compresi. «Me la sono cercata, ho sbagliato, mi assumo le mie responsabilità, condanno assolutamente il mio gesto. Faccio le mie pubbliche scuse al volontario che si è spaventato, ma non voglio passare per quello che non sono: un delinquente o un serial killer».
Giacca di velluto color marrone, camicia in lana scozzese, cappello e mocassini con i ciuffetti, «Marce» Anceschi incarna il tipico clochard che si incontra a Montmarte o lungo la Senna. Suona il basso e la chitarra. «Faccio rispettosamente notare che, come musicista, sono regolarmente iscritto all’Enpals. Ecco il libretto di iscrizione a nome mio che non ho mai usato».
E ha una passionaccia per i cani. Ne ha avuti due: Syd - in omaggio a Syd Barret, chitarrista, fondatore e leader dei Pink Floyd – terranova morto a 22 anni di vecchiata, e Alvin, incrocio tra un pastore tedesco e un labrador. Il 5 febbraio del 2020 un ictus se lo è portato via all’età di 9 anni.
Affiancato dall’avvocato Luca Curatti, Anceschi dà la sua versione «assolutamente reale di quello che è accaduto, anche perché — sottolinea il legale — chi non lo conosce, pensa che ci sia un pazzo che gira con la pistola. Si tratta sicuramente di un gesto censurabile, sbagliato, indifendibile e che dovrà essere sanzionato, questo è indubbio. Ma è anche vero che Marcello è persona assolutamente mite, non ha mai molestato nessuno».
Anceschi torna alle 10,45 di mercoledì, quando sotto casa è arrivata l’ambulanza per soccorrere la vicina che abita al piano di sotto. «Già io soffro di insonnia. La notte l’avevo passata in bianco, tormentato dal mal di denti. La mattina ero nelle piene funzioni delle mie capacità artistiche. Stavo facendo una composizione strumentale. Sono in contatto con un mio caro amico della pubblica amministrazione, il quale è in contatto con una casa discografica americana che vuole gente che fa blues. Stavo registrando, stavo facendo delle prove quando è arrivata un’ambulanza e ha tenuto accesa la sirena».
E lui ha perso le staffe: si è affacciato alla finestra. «‘Spegni questa ambulanza’. Farina, quello che si è beccato la pistola sotto la gola, mi ha detto: ‘Che cosa vuoi tu’». È nato un battibecco. «‘Guarda che vengo giù’. ‘Vieni’». E lui è sceso, dopo essersi infilato nella cintura dei pantaloni una pistola: «Una replica della ‘92 in dotazione ai Marines una volta». Una pistola giocattolo (ne ha due e sono state sequestrate), lasciando in casa «volutamente» il tappo rosso. «Faccio parlare questa?», ha detto al volontario, mostrandogli l’arma.
Farina non poteva immaginare che fosse una pistola giocattolo. Ha cercato di difendersi. «Io ho sbagliato — rimarca Anceschi —, ma poi è stato scritto che ero alterato. Da che cosa? Ero ero alterato dalla rabbia, non da alcolici o da sostanze stupefacenti. Avevo bevuto due birre e un caffè corretto, ma, soffrendo di insonnia, la colazione la faccio alle quattro del mattino. Bermi due birre alle 9 è normale per me».
In via Caudana sono arrivati i carabinieri. «Appena mi hanno visto, hanno detto: ‘Marce, che cosa hai fatto?’ Sono stato trattato molto bene dai carabinieri».
Dall’avvocato il «grazie ai carabinieri certamente per essere intervenuti come era loro dovere, ma anche per aver subito compreso chi si trovassero difronte, per aver trattato Marcello con grande umanità. È stato importante, perché vi è una consapevolezza da parte delle forze dell’ordine di trovarsi difronte una persona non pericolosa, ‘pittoresca’ , ma non pericolosa’».
Anceschi racconta la sua vita ‘pittoresca’. Per vent’anni ha lavorato come magazziniere, nel 2003 è volato in Brasile per sposarsi con una brasiliana. Il matrimonio è durato poco, l’anno dopo è rientrato a Cremona. «Non ho più trovato lavoro».
Marce ha campato, facendo lavoretti. Oggi vive grazie ai 520 euro di reddito di cittadinanza. «Speriamo che la Meloni non lo tolga. Certo, c’è chi ne ha approfittato». In quegli anni, il suo tetto è stato un edificio diroccato nei pressi di Palazzo Trecchi. «La proprietaria mi disse: ‘Non mi paghi l’affitto, ma lo sistemi’».
E lui ha cominciato a sistemarlo, finché, a due anni dalla scomparsa dell’anziana proprietaria, si sono fatti vivi i nipoti. Dalla sua abitazione abusiva, Anceschi se ne è dovuto andare. «Se mi fate lo sfratto, salgo in graduatoria».
Il Comune lo ha «esiliato» in via Caudana, a San Felice «dove adesso sono l’uomo con la pistola. Quando mi vedono, scappano e tutto questo è molto blues».
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