L'ANALISI
09 Ottobre 2022 - 05:15
Il totem in porta Po (FotoLive/Salvo Liuzzi)
CREMONA - La cornice al quadro, mutuando una tipica espressione cremonese, la mette Manuela: «L’è vera che pütòst de niént l’è méi pütòst, ma al pòst dei totem l’era méi niént».
Tradotto per chi non conosce il dialetto: stavolta non è vero che piuttosto di niente è meglio piuttosto, perché al posto dei totem era meglio niente. E in quel cremonesissimo modo di dire, adeguato per l’occasione, sta la sintesi dell’onda di dissenso che, almeno sui social, sta montando nei confronti degli allestimenti in corso ai quattro accessi della città: a Porta Po, Porta Venezia, Porta Milano e Porta Romana. Non piacciono. Per niente. E con l’amministrazione comunale nel mirino della critica popolare, mentre le contestazioni spaziano dal «non si capisce cosa vogliano rappresentare» al «più brutti era impossibile» fino all’immancabile «ecco un bell’esempio di spreco di denaro pubblico», gli appunti — estetici e di principio — si concentrano su piazza Cadorna.
Scrive Francesca: «Una delle meraviglie di questa città era percorrere viale Po con lo sguardo ammirato rivolto al Torrazzo sullo sfondo. Ecco: sono riusciti ad oscurarlo. Complimenti per l’idea».
Tanto è tranciante Elisa — «Uno schifo inguardabile» —, tanto è velenoso l’interrogativo di Simone: «È fare nuova la città questo?» domanda riferendosi all’organizzazione che sostiene il sindaco Gianluca Galimberti.
Centinaia i commenti su Facebook: così tanti che è persino impossibile quantificarli esattamente, tra quelli postati sui singoli profili e quelli lasciati sui gruppi. E non se ne trova uno positivo, nemmeno a cercarlo con pazienza.
«Peggio, molto peggio delle onde blu di corso Garibaldi, almeno quelle facevano divertire i bambini» è un pensiero ricorrente. Così come il ricordo della tanto vituperata pensilina di piazza Stradivari: «Ancora più orribili, questi».
Tiziana torna in piazza Cadorna e staglia all’orizzonte un potenziale rischio: «Quel totem è anche pericoloso perché già immagino che presto sarà scalato da qualche ragazzino».
Ripetuto è anche il rimando alla crisi di imprese e famiglie dovuta al caro energia: «C’è un’emergenza che colpisce tutti — tocca l’argomento Sonia — e ricordo alla giunta che i cremonesi non mangiano l’arredo urbano...».
Il tempo di una risposta tecnicamente ineccepibile — «I fondi destinati alla riqualificazione urbana, non possono essere spesi per capitoli diversi» rimarca Simonetta — e riprende il flusso delle polemiche.
Con un pizzico di nostalgia: «Guardo quella ferraglia rossastra e mi vengono in mente le cartoline anni 70 con la bella fontana di piazza Cadorna...».
E con tanto sarcasmo: «Forse se il progetto fosse stato assegnato a qualche scuola primaria, riuscivano ad elaborare una cosa più carina. Azzardo: anche all’asilo...» è pungente Simona.
Non sembra avere troppa voglia di scherzare Lucia: «E intanto le strade sono piene di buche».
Il giudizio di Axel è più articolato di altri: «Spiace dirlo — sembra mostrare sincero dispiacere in quella che appare come un’analisi più che una invettiva — ma queste installazioni sono offensive per la storia e la bellezza (sempre più offuscata) di questa città. Sono una inutile violenza estetica ad un panorama già deturpato in più punti dall’edilizia prepotente del secolo scorso. La somiglianza a macerie di un disastro bellico, o ancora alla dismissione incompleta di qualche fabbricato industriale, le rende lontane anni luce da quell’idea di Cremona moderna e protesa al futuro che in questi anni si è cercato di creare. Non hanno alcun motivo di esistere e questo non solo perché non servono, ma soprattutto perché non appartengono e non rappresentano nessuno. E questo nega loro qualsiasi giustificazione o dignità artistica».
Al punto che già si pensa ad una petizione: «Raccolta firme subito per farli togliere» avanza l’idea Manuela, raccogliendo immediato consenso. Non è da escludere. Anzi: già si sussurra che almeno un’associazione sia pronta a lanciarla. Sarà così? Con quali effetti? Di sicuro, intanto, i totem svettano tra le polemiche.
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