L'ANALISI
05 Ottobre 2022 - 16:58
CREMONA - Con 41.013 tamponi effettuati è di 8.498 il numero di nuovi positivi al Covid registrati in Lombardia - 282 in provincia di Cremona - con un tasso di positività in calo al 20,7% (ieri era al 22,7%). Il numero dei ricoverati è stabile nelle terapie intensive (15, come ieri) e in aumento nei reparti (+55, 786). Sono 4 i decessi che portano il totale da inizio pandemia a 42.594.
Sono 45.225 i nuovi contagiati da Covid-19 registrati nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 58.885), secondo i dati del ministero della Salute. Le vittime sono 43 (ieri ne erano state notificate 60). Il tasso di positività è al 20,10% (ieri al 20,1%). I tamponi molecolari e antigenici effettuati sono 224.969 rispetto ai 293.096 del giorno precedente.
Risale la curva dei ricoveri da Covid-19 e tornano a occuparsi i posti letto Covid negli ospedali. In una settimana il numero dei pazienti ricoverati, sia nei reparti ordinari sia nelle rianimazioni, è salito infatti del 39,7%.
Sono soprattutto anziani non vaccinati o senza 4/a dose. Emerge dalla rilevazione del 4 ottobre negli ospedali sentinella di Fiaso (Federazione aziende ospedaliere e sanitarie). È una «repentina inversione di tendenza», afferma Fiaso: solo una settimana fa il numero dei ricoverati era aumentato del 5% e tutto a carico di pazienti con Covid, in ospedale per altre patologie e trovati positivi al tampone.
Separare i nonni dai nipoti è stata una delle misure raccomandate durante la pandemia di Covid-19 per proteggere gli anziani, più esposti a sviluppare forme gravi di malattia. Tuttavia, l’allontanamento dai nipoti ha avuto un impatto negativo sulla salute mentale dei nonni.
È quanto emerge da uno studio dell’University College of London, pubblicato su Journal of Gerontology: Social Sciences. Lo studio ha preso in esame 2.468 nonni inglesi: il 52% si prendeva cura dei nipoti ma il 10% aveva smesso di farlo durante i primi mesi di pandemia.
Dalla ricerca è emerso che, a novembre e dicembre 2020, il 34,3% dei nonni che avevano smesso di prendersi cura dei nipoti riportava livelli più elevati di sintomi depressivi, come sentirsi tristi o avere un sonno irrequieto, rispetto al 26% di coloro che avevano continuato a vederli. I nonni separati dai nipoti segnalavano anche un minore valore di soddisfazione per la vita.
«Prendersi cura dei nipoti può fornire ai nonni gratificazione emotiva e un senso di utilità e competenza, aumentando così la soddisfazione della vita. Il coinvolgimento dei nonni in tale attività familiare può, inoltre, fornire un senso di valore e attaccamento, rafforzando le relazioni intergenerazionali e gli scambi emotivi positivi, che potrebbero giovare alla salute mentale degli anziani», spiega Giorgio Di Gessa, primo autore dello studio.
Circa metà delle persone che hanno contratto il SarsCoV2 continua ad avere problemi di salute nei mesi successivi, fenomeno che gli esperti hanno chiamato long-Covid. Tuttavia mentre i problemi fisici tendono a diminuire nel corso del tempo, quelli della sfera mentale aumentano fino a raggiungere, a 1 anno dall’infezione, il +10,2% per i sintomi psichiatrici (come depressione, ansia e insonnia) e il +20% per problemi come il calo dell’attenzione.
È quanto emerge da uno studio tutto italiano, condotto dall’Università di Udine e pubblicato su Revista de psiquiatría y salud mental. Lo studio ha arruolato 472 pazienti Covid tra marzo e maggio 2020. A distanza di un anno dall’infezione, il 47,2% presentava ancora almeno un sintomo. Soprattutto, sottolinea Matteo Balestrieri, coordinatore dello studio e co-presidente nazionale della Sinpf (Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia), "mentre la maggior parte dei sintomi (neurologici, respiratori, gastrointestinali e reumatologici) era diminuita rispetto all’esordio del Covid, quelli psichiatrici erano significativamente aumentati così come la mancanza di concentrazione e attenzione».
Per Claudio Mencacci, direttore emerito di Psichiatria all’ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano e co-presidente Sinpf, i risultati della ricerca sono importanti perché i sintomi psichiatrici «rappresentano una perdita di salute considerevole nell’arco della vita». Inoltre, «un numero crescente di evidenze indica che i sopravvissuti al Covid-19 possono presentare disturbi cognitivi duraturi».
Per i due esperti serve un forte impegno per rispondere ai bisogni di questi pazienti. Tuttavia, sottolineano Balestrieri e Mencacci, il settore della salute mentale negli anni è diventato sempre più debole, con «un calo dei dipartimenti da 183 a 141, una riduzione significativa dei posti letto nei reparti ospedalieri attorno al 10% (-400), una massiccia diminuzione del personale».
Secondo le stime «nel 2025 mancheranno altri 1000 psichiatri». Inoltre, le Regioni stanziano per la salute mentale "circa il 3%» del Fondo sanitario nazionale rispetto al 5% fissato dalla conferenza Stato-Regioni e «ben lontano dall’obiettivo del 10% indicato in sede comunitaria per i Paesi ad alto reddito».
Per questo i vertici della Sinpf sottolineano l’urgenza di "una Agenzia Nazionale per la salute mentale che possa rivedere tutto il settore a 360 gradi».
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