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SANITA' CREMONESE

Va in pensione Alberto Rigolli. Il medico dei bambini

In prima linea al Maggiore, all’Oglio Po e in Africa: il suo saluto, i ricordi e le emozioni

La Provincia Redazione

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03 Ottobre 2022 - 05:00

Va in pensione Alberto Rigolli. Il medico dei bambini

Il medico cremonese Alberto Rigolli con lo staff della missione del Maggiore al Princess Christian Maternity di Freetown

CREMONA - Per oltre 30 anni il ginecologo Alberto Rigolli, 62 anni, è stato in prima linea per la salute delle mamme e dei bambini all’ospedale Maggiore, poi all’Oglio Po, ma anche in Africa, dalla Tanzania all’Uganda, alla Sierra Leone, con l’organismo di cooperazione Cuamm, medici con l’Africa, responsabile, tra gli altri, del reparto di Maternità del Princess Christan Maternity Hospital di Freetown, la capitale della Sierra Leone. Ora va in pensione. Ecco il suo saluto.

Gentilissimo direttore,
chiedo ospitalità al nostro quotidiano per una riflessione sul mio imminente pensionamento, dopo 33 anni di lavoro ospedaliero. La prima considerazione che vivo è un grande senso di gratitudine per questo meraviglioso lavoro che la vita e i miei genitori mi hanno permesso di fare. Tra i vaghi ricordi d’infanzia ho quello di mio padre che mi portava a vedere la costruzione dell’ospedale in canna alla sua bicicletta. Ancora studente universitario ho potuto frequentare il reparto di Anatomia Patologica dove, con lungimiranza, il professor Bertoli aveva organizzato sedute autoptiche per gli studenti cremonesi delle varie facoltà di Medicina. Da allora ho sentito questo come il mio ospedale. Dal 1990 ho iniziato a lavorare in Pronto Soccorso: è stata una grande scuola per la valutazione dei pazienti, la capacità di interpretare le urgenze, la gestione delle molteplici patologie e il necessario rapporto con tutta la realtà ospedaliera. L’ho vissuta come privilegio per avvicinare l’umanità che affolla un ospedale: alcuni coinvolti in gravi incidenti, altri per motivi meno critici, ma non meno bisognosi di cura. Poi ho scelto di partire con l’Associazione Medici con L’Africa Cuamm, occupandomi di salute materno-infantile in vari paesi africani: sono stati anni bellissimi, ricchi di esperienza umana e professionale. Dal mio rientro ho proseguito l’attività nel reparto di Ostetricia e Ginecologia. Infine, gli ultimi 5 anni vissuti all’Ospedale di Oglio Po, dove sono stato accolto con grande stima. Credo che la grande valenza della professione di medico sia il poter lavorare in sinergia tra i reparti e, nel mio caso,

Ho vissuto il mio lavoro
come un privilegio. Ma non scorderò la Ginecologia reparto Covid

addirittura migliorare la sinergia tra due ospedali della stessa Asst. Per questo mi sento di ringraziare tutte le persone con le quali ho lavorato. Da soli non si realizza molto! L’ospedale è stato il luogo di moltissimi incontri che conservo nella memoria: dalle ausiliarie che mi chiedevano un consiglio, alle infermiere e alle ostetriche con cui collaboravo; persone alle quali sono enormemente grato per la professionalità e l’umanità di cui mi hanno arricchito. Non potrò dimenticare il pianto di alcune infermiere della ginecologia, trasformata in reparto Covid, durante i lunghi giorni tragici segnati da così tante morti. In quel frangente non contava più l’aspetto dei turni pesanti o delle difficoltà, ma emergeva l’essenza del nostro lavoro: assistere chi ha bisogno anche con un po’ di paura ed insicurezza nell’affrontare una patologia così inusuale per noi. Un malato che non respira in Ginecologia non è cosa comune! Ringrazio i tantissimi colleghi con i quali ho potuto condividere fatiche, dubbi e gioie in questi anni. Siamo cresciuti insieme e spero di aver lasciato qualcosa anche a loro, così come anch’io ho ricevuto molto. Desidero ricordare l’aiuto dei chirurghi e la collaborazione delle équipe delle sale operatorie anche in situazioni difficili; degli infettivologi, del laboratorio, del centro trasfusionale, dell’anatomia patologica e della radiologia per le diagnosi complesse o nelle emergenze. Così pure il supporto dell’intera terapia intensiva neonatale, della pediatria e la costante disponibilità dell’anestesia, della rianimazione e di tutti gli altri reparti di entrambi gli ospedali. Sono state tante le giornate e le notti impegnative in sala parto o in sala operatoria, ma, grazie a tutti, siamo sempre riusciti a risolvere anche gli episodi più gravi. Alcune amicizie resteranno per tutta la vita! Avendo sperimentato la difficoltà a lavorare senza molti supporti negli ospedali africani, ho apprezzato ancora di più l’importanza dell’interazione con tanti professionisti. Ringrazio i tanti pazienti che mi hanno dato fiducia, le tantissime coppie che hanno

Il nuovo ospedale sia un luogo riccodi umanità
Garantire salute è un’urgenza globale

affidato a me un percorso così importante della loro vita, come la gravidanza e la nascita dei loro figli e le tante persone che hanno deciso di farsi operare da me. Momenti segnati dalla condivisone di tante gioie ed anche di preoccupazioni e talvolta di dolore. È una cosa preziosa meritare la stima in eventi così delicati. La scelta della specializzazione di Ostetricia e Ginecologia era nata sicuramente pensando al grande bisogno dell’Africa, ma, anche qui in Italia, sono stato felice di aver sostenuto questo aspetto di accoglienza e di gioia per ogni vita che nasce. Un bimbo che viene al mondo è sempre una grande ricchezza per tutti. Ringrazio la direzione strategica della nostra Asst per gli incarichi rilevanti che mi ha affidato. Anche questo riconoscimento mi ha permesso di conoscere e affrontare altre sfaccettature fondamentali per una buona gestione della sanità: non solo curare i pazienti ma gestire un reparto e prendere parte ad alcune scelte strategiche di un azienda così grande come un ospedale ed il suo territorio. Un grazie anche ai colleghi del collegio di direzione per il lavoro comune di questo ultimo anno. Ringrazio la mia famiglia e gli amici carissimi che hanno seguito giorno per giorno questi lunghi anni. Sono stati forza fondamentale e sostegno indispensabile. Ripenso ad alcuni errori, accaduti in assoluta buona fede; risvolto inevitabile di una professione così complessa. Certo ci sono state anche difficoltà, ma chi vorrebbe una vita piatta senza la fatica e la bellezza di una salita in montagna? La nostra città si prepara ad avere un nuovo ospedale strutturalmente e tecnicamente all’ avanguardia. Auguro a tutti quelli che vi lavoreranno di creare un luogo ricco di umanità, perché il rispetto per i pazienti e per chi lavora siano sempre l’obiettivo principale al di là dei singoli protagonismi, inevitabili, ma superabili se si lavora insieme per un bene comune. Sento un po’ di nostalgia nel lasciare dopo tanto tempo perché sono stati anni molto belli e perché vorrei riuscire a vivere questo come un passaggio ad un altro tipo di impegno.Conto infatti di continuare il mio lavoro in Africa collaborando come volontario nel Cuamm per sentirmi un cremonese cittadino del mondo. L’urgenza di una sanità globale è evidente e potremmo tutti impegnarci a garantire livelli accettabili di salute per tante persone così dimenticate. «L’ultimo miglio della felicità sta nell’accendersi e mobilitare le nostre energie per un fine che ci appassiona e di cui percepiamo l’impatto generativo, ovvero la capacità di creare opportunità positive nelle vite dei nostri simili» scrive Becchetti. Ecco: faccio mio questo augurio e ringrazio. Alberto Rigolli

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