L'ANALISI
28 Settembre 2022 - 05:30
CREMONA - È sempre più acceso il dibattito nella Lega che in quattro anni ha dimezzato i suoi voti a livello nazionale, passando dai 5.698.687 (17,35%) alla Camera del 2018 ai 2.464.176 (8,77%) di domenica. E a dimostrazione di divergenze crescenti, mentre Roberto Maroni dà il benservito a Matteo Salvini ipotizzando una nuova guida («Ma, per adesso, non faccio nomi»), il governatore Attilio Fontana ne conferma la leadership.
Spiega il presidente della Regione Lombardia: «Non nascondo che il risultato del mio partito necessiti di una seria riflessione. Ma sono certo che, a partire dall’impegno dei propri militanti e dei tanti amministratori, la Lega saprà immediatamente riannodare il dialogo con le proprie comunità, forte del grande lavoro svolto con i territori e della prospettiva della maggiore autonomia, non più rinviabile. Proprio oggi ci siamo incontrati con Matteo Salvini e i governatori della Lega, condividendo l’obiettivo di coinvolgere ulteriormente i sindaci, i nostri amministratori locali e ciascun militante in questo percorso».
E se fra i bocciati eccellenti nella Lega c’è addirittura il Senatùr, Umberto Bossi, rimasto senza seggio nella sua Varese, torna a Roma con il 54% dei consensi Gian Marco Centinaio. Sottosegretario alle Politiche agricole nel Governo uscente, Centinaio si dice «pronto per il governo». Fedele al Carroccio — la prima tessera è del 1990 all’età di 19 anni — l’ex ministro dell’Agricoltura nel Conte I non nasconde la difficoltà di riuscire a spiegare agli elettori che «quell’alleanza per il governo Draghi è stata fatta perché si era in un momento particolare. Non è nel nostro Dna allearci con il Partito Democratico, considerato il male assoluto, e vedendo i sondaggi — rispetto a quelli del 2019 — ci è più difficile riuscire a spiegare bene quello che realmente è stato fatto».
A livello locale, Federico Lena, consigliere regionale del Carroccio che ha già comunicato la sua intenzione di non ricandidarsi l’anno prossimo, chiede che «si convochi il congresso della Lega Lombarda» e che «ci sia un confronto con i militanti». «La Lega — ha sottolineato — ha smesso di parlare ai territori del Nord, ai suoi militanti e ai suoi elettori storici. Le sirene romane, le aperture al Sud, il circo mediatico hanno fatto il resto facendoci perdere credibilità».
Nel Carroccio cremonese, però, la posizione di Lena sembra almeno apparentemente isolata e nessun altro esce allo scoperto per mettere in discussione la linea salviniana. Anche perché chi sognava il ritorno al Carroccio delle origini si era già allontanato in passato. La Lega a livello di collegio è passata dal 31,12% del 2018 alla Camera al 15,43%. In termini assoluti aveva ottenuto 49.567 voti nel 2018 e ne ha avuti 31.113 domenica. Nel frattempo è cambiata la dimensione del collegio, passato da 210.990 elettori a 293.926. A Cremona i voti alla Lega per la Camera nel 2018 erano stati 9.238 (il 24,44%) e sono diventati 3.618 (il 10,52%). A Crema i voti alla Lega per la Camera erano 5.229 nel 2018 (il 27,27%): domenica sono stati 2.154 (il 12,37%).
Il senatore uscente Simone Bossi, di San Bassano, non fa drammi: «Certo una riflessione va fatta perché il risultato è deludente. Ma nella vita ci sono alti e bassi e se i cittadini ritengono che abbiamo sbagliato in qualche cosa è giusto che ce lo segnalino facendo mancare il voto». Per Bossi nessun ritorno alle origini, ma un rafforzamento del progetto salviniano: «Dobbiamo avere una linea più chiara, mantenendo il progetto che si sta svolgendo, quello di una Lega che vada da Varese alla Sicilia. Ma allo stesso tempo, occorre anche valorizzare la territorialità e l’autonomia, il cavallo di battaglia che ha fatto grande la Lega. Se nelle istituzioni è entrato il concetto di autonomia lo si deve solo alla Lega. Occorre equilibrio, ma mi rendo conto che la bacchetta magica non ce l’ha nessuno».
Anche Andrea Bergamaschini, capogruppo della Lega in consiglio comunale a Crema, invoca «unità e compattezza» per una ripartenza che offra «una progettualità politica da traino per il nuovo governo di centrodestra. L’Italia ha bisogno di un governo che offra una stabilità chiara per i cittadini. La storia della Lega è una storia di lotta, passione, identità e territori. Ecco: proprio da quei territori bisogna ripartire; dai segretari cittadini, dai militanti e da nostri amministratori locali. Sono quelli che, in analogia al calcio, giocano nella categoria dei dilettanti, dove si comprano da soli gli scarpini, puliscono gli spogliatoi, pagano la benzina e non tirano mai indietro la gamba. Dove la passione è il motore di tutto. Da qui dobbiamo ripartire, da quella passione: è una miniera di coraggio, dedizione e sacrificio».
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