L'ANALISI
17 Settembre 2022 - 05:20
I ragazzi del Pepo Team in piazza del Comune a Cremona
CREMONA - Compie vent’anni e per il traguardo speciale lunedì sera dalle 18, festa e premiazioni al Relais Convento di Persico Dosimo. Il Pepo team, il sodalizio di calcio — e da qualche anno anche basket — dedicato ai disabili in questo arco di vita è nato, si è sviluppato ed è cresciuto fino a diventare grande, in campo, nel cuore, nell’animo. Cos’è e cosa sia stata fin qui questa esperienza, lo racconta il fondatore, Gianluca Rossi, da sempre in prima linea, ogni giorno, ogni ora.
Gianluca Rossi, come è nato il Pepo Team?
«Alla metà anni ‘90. Ero educatore a Castelverde, all’Opera Pia. Propongo di avviare l’attività nell’ambito dei disabili che vivono lì, ospiti della struttura. All’interno della Fondazione, infatti, c’è una sezione per disabili (circa 70), si chiama San Giuseppe. Da qui il nome Pepo».
Cioè, Pepo sarebbe San Giuseppe, quindi?
«Sì, proprio così».
Cosa accadde?
«L’attività era sperimentale, partecipavano soprattutto ragazzi e adulti con sindrome di Down, ospiti della Opera Pia: passavano qualche ora in modo diverso, dal punto di vista tecnico, però, non c’erano obiettivi né possibilità. Andammo avanti così fino al 2002».
Poi?
«Si cominciò a portare fuori l’attività, sul territorio».
Cioè?
«Prima avevamo disabili residenti in struttura, ora invece arrivano ragazzi anche da fuori. Erano ragazzi con problemi diversi, più sul versante psichico ma con buone o ottime capacità fisiche. Cambiò anche la sede, dall’Opera Pia di Castelverde il centro operativo fu spostato al San Zeno. Nacque qui L’Asd Onlus. Io ero presidente e lo sono ancora».
Una volta fuori, che cosa cambiò?
«Prima di tutto, un ringiovanimento notevole del team e la possibilità di confrontarci in gare difficili e strutturate, partendo dal Csi e poi da altri enti rivolti alla promozione sportiva».
Un’attività agonistica a tutti gli effetti.
«In effetti era così. Nel 2011 abbiamo vinto i campionati italiani a Lignano Sabbiadoro: una cosa inimmaginabile. Era cambiato il modello, c’era più qualità, i ragazzi avevano una disabilità intellettiva di vario grado, ma a livello fisico fornivano performance importanti. Poi, nel 2013, i tornei in piazza del Comune, con squadre che arrivavano da 8 Paesi diversi, la gente assiepata ovunque, un clima da stadio».
Tanti momenti indimenticabili, quindi.
«L’attribuzione della medaglia di encomio del Presidente della Repubblica nel 2013 e il riconoscimento nazionale per il campionato di Quarta Categoria FIGC ricevuto insieme a U.S. Cremonese, a Roma, presso la Camera dei Deputati nel 2019, sono solo alcuni dei passaggi importanti della nostra storia di Società sportiva. Abbiamo portato i colori di Cremona sui campi di Danimarca, Svezia, Spagna e Inghilterra, distinguendoci sempre come modello di correttezza e sportività. Nel 2016, ci è stato attribuito il Premio Fair Play dalla FISDIR Lombardia per il calcio a cinque».
Chi aiuta il Pepo Team?
«Poche persone, pochi volontari, la vera ricchezza che fa la differenza».
E le spese?
«Si fa volontariato puro, non esistono rimborsi, noi diciamo grazie al territorio cremonese che ci dà una mano: alcuni supportano l’attività in palestra, oppure forniscono beni economici. Quando arriva il Pepo Team, con la richiesta di aiuto o di sostegno tutti sanno chi siamo e di cosa stiamo parlando. Ed è la più grande soddisfazione. Oggi abbiamo più di 50 ragazzi, ci si allena su campi concessi da San Zeno, Sported Maris e Cremonese al Centro Arvedi. Dico solo una cosa: grazie a tutti».
Ogni ragazzo disabile vuole dire anche famiglia e genitori.
«Alcuni sono straordinari, si mettono a disposizione si rendono utili. Ma, fuori da ogni retorica, altri vorrei che venissero di più, sarebbe un bel regalo per i loro figli. Il Pepo Team è anche questo, un punto di riferimento dove i ragazzi disabili si sentono seguiti, considerati e soprattutto stimati».
Vent’anni dopo, qual è la più grande soddisfazione?
«A metà anni ‘90, il concetto di sport e disabilità a Cremona e non solo era molto relativo, a parte alcune esperienze che comunque già esistevano. Credo che aver sviluppato questa attività possa aver fatto da stimolo anche ad altri, al punto che oggi Cremona è ai vertici assoluti. A tal proposito ricordo anche l’attività di Baskin, con una squadra pensata insieme alla Vanoli, un’attività impegnativa e difficile perché richiede anche la presenza di normodotati disposti e disponibili ogni volta. Siamo tra i primissimi in Europa ad entrare nell’orbita di un club professionistico di calcio (la collaborazione con U.S. Cremonese dura ormai da una quindicina di anni). Poi, appunto, nel 2016 Pepo Team e Vanoli Basket Cremona si uniscono e danno vita al Pepo Team Vanoli Baskin, che rinforza ulteriormente l’esperienza intrapresa nel 2011 con la costituzione della squadra di baskin. Per la prima volta in Italia, una squadra professionistica di basket include una squadra di baskin».
E per il futuro?
«Mi auguro che ci siano persone che vogliono andare avanti con passione, sarebbe il risultato più bello per me, per il Pepo Team e per tutti i ragazzi disabili che ne fanno parte. So di aver ricevuto tanto da questa esperienza, al punto che la ritengo determinante anche per la mia vita».
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