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VERSO LE ELEZIONI

Cottarelli: «Sì, la destra è un rischio: ecco perché»

Bagno di folla a Pandino per l’economista candidato con il Pd, che sferza Meloni e Salvini: «Cambiare il Pnrr è un pericolo per il Paese e la Flat Tax è un’operazione iniqua da 60 miliardi»

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

15 Settembre 2022 - 05:20

Cottarelli: «Sì, la destra è un rischio: ecco perché»

PANDINO - Gli errori del passato – «Tutto ha avuto origine dall’errata gestione dei fondi pubblici di Tremonti e Berlusconi tra il 2001 e il 2006» – e le soluzioni per cercare di invertire la rotta in un difficile presente. Carlo Cottarelli ha riempito la sala civica delle scuole medie: ad ascoltare la punta di diamante dei candidati del Pd alle elezioni del 25 nel collegio cremonese, c’era buona parte dello stato maggiore cremasco e pandinese del partito, ma anche presenze non certo legate al centrosinistra.

Una fra tutte il sindaco leghista Piergiacomo Bonaventi, oltre all’ex vicesindaco e oggi consigliere di maggioranza Francesca Sau. L’economista cremonese ha innanzitutto fornito la propria ricetta per la crescita del Paese. «Con una forza lavoro in diminuzione per il calo demografico, bisogna aumentare produttività per lavoratore. Per farlo bisogna aumentare la dotazione di capitale nei settori pubblico, privato e umano (istruzione e formazione). Il Pnrr punta proprio a questo con una combinazione di soldi e riforme, come quella della pubblica amministrazione. Lo Stato deve creare condizioni affinché le imprese investano di più in Italia. Il che significa una tassazione più semplice e più bassa, meno burocrazia e una giustizia che funziona e garantisce sentenze in tempi rapidi».


Non sono mancate le critiche alle proposte economiche della coalizione di centrodestra. «Giorgia Meloni vuol cambiare il Pnrr: ciò è estremamente pericoloso – ha proseguito Cottarelli — : significa perdere credibilità in Europa, con cui ricordo l’abbiamo concordato. L’Italia negli ultimi tre anni è andata avanti con i soldi della Bce che ha finanziato il nostro deficit pubblico stampando moneta. Adesso, con l’inflazione molto elevata, la Banca centrale europea ha detto stop all’emissione di moneta, ma a garanzia della protezione dei Paesi sotto attacco da parte degli speculatori finanziari ha creato nuovi strumenti di intervento. Per avere questo scudo, bisogna però essere in linea con le misure europee, compreso il Pnrr concordato».


Per il rilancio economico, per far fronte al caro bollette, il Pd avanza una serie di proposte. «Recuperare evasione e con quei soldi tagliare le tasse a chi le paga — ha proseguito Cottarelli —: prevediamo 18 miliardi di euro di tagli, il che vuol dire mettere in tasca mille euro in più ai lavoratori dipendenti. Il centro destra, nel suo programma, il tema evasione fiscale non è nemmeno citato. Per noi invece la lotta su questo terreno è fondamentale. E i miliardi si possono recuperare. Ricordiamo la fatturazione elettronica di Gentiloni: 10 miliardi di gettito in più, poi utilizzati per ridurre cuneo fiscale dunque tasse sul lavoro».


Cottarelli condanna la Flat tax di matrice legista: «Non mi piace. Prima di tutto, se fosse un colpo di genio tanti Stati l’avrebbero già utilizzata. In realtà un sistema simile l’avevano 15 Paesi dell’Europa dell’est. Capendo che non funziona, metà l’hanno abbandonato. Il principio è che tanto più alto è il tuo reddito, tanto più elevate sono le tasse che non paghi. Un top manager da 600 mila euro lordi all’anno, risparmierebbe ogni 12 mesi 185 mila euro di tasse, ovvero 112 volte in più di chi ha un reddito di 30 mila euro lordi. Un’operazione simile costerebbe allo Stato 60 miliardi, praticamente la spesa per la pubblica istruzione. Salvini sostiene che con questo maxi taglio di tasse ci sarebbero più soldi in tasca della gente e quindi gli italiani spenderebbero di più e ciò genererebbe un incremento del Pil, con conseguente aumento del gettito fiscale. Niente di più sbagliato: ci provò Regan negli Stati Uniti negli anni ‘80. Risultato? Il debito pubblico più 20 per cento. A quel punto si dovrebbe ricorrere al taglio dei servizi come Sanità e Trasporti. A farne le spese sarebbero i redditi più bassi».

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