L'ANALISI
VERSO LE ELEZIONI: IL CASO
14 Settembre 2022 - 18:16
CREMONA - Negli ultimi vent’anni ha gestito tre storiche osterie: La Pergola, La Settima e Il Foppone. Ad ogni trasloco ha cambiato piatti e tovaglie, ma il quadro de ‘Il Quarto Stato’ no, quello Claudio Violanti lo ha sempre portato con sé «per ragioni affettive e ideologiche». Al Foppone lo ha appeso in bella vista sopra al bancone.
La sera del 18 maggio 2019, in piena campagna elettorale per le amministrative, in osteria prenotò la cena Diego Ratti, candidato sindaco per CasaPound, reduce da un incontro pubblico con il leader Di Stefano. Certo, un fascista storico, Ratti, 71 anni, geometra, già segretario provinciale del Msi. Ma pur sempre un cliente. Il torto di Violanti? Aver servito salame e marubini a Ratti & C, «i fascistoni». E, dunque, «indegno».
Massimiliano Cortellazzi
Per fargliela pagare, nei giorni successivi dalla parete sparì il famoso dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Un furto con movente ideologico. Già perché secondo l’accusa, il ladro sarebbe Gian Luca Rossi, 32 anni, uno dei leader del centro sociale Dordoni, cliente storico del Foppone. Rossi ora è finito a giudizio per furto aggravato. Il giudice Francesco Beraglia lo ha messo al rito abbreviato, l’oste si è costituito parte civile con l’avvocato Massimiliano Cortellazzi. Il processo si celebrerà il 22 febbraio prossimo. Ma al processo, Violanti mai avrebbe voluto arrivare. Se Rossi gli avesse restituito il quadro, la chiudeva lì.
Secondo l’avvocato di parte civile, tre anni fa è andata così. Nei giorni successivi alla cena di Ratti, «inaspettatamente, dopo pranzo, approfittando dell’allontanamento dal locale del signor Violanti, mentre i dipendenti stavano terminando le pulizie prima di chiudere, un suo cliente, Rossi, ha staccato dalla parete ‘Il Quarto Stato’ e lo ha portato via». La scena fu vista da un altro cliente. Qualche giorno dopo, secondo la ricostruzione dell’avvocato Cortellazzi, si presentò in osteria, spiegando a Violanti «di aver agito così, perché questi avrebbe dimostrato, a suo dire, di non essere più degno, avendo accolto e servito, a cena, nel proprio locale Ratti».
Violanti provò a farlo ragionare. Gli disse che «i gestori di pubblici esercizi non hanno la facoltà di scegliere liberamente se accettare o rifiutare un cliente». Anche un cliente come Ratti, tra l’altro «persona di oltre 70 anni, non certo un ragazzo scalmanato». Secondo l’accusatore, Rossi non ne volle sapere. E non si presentò più al Foppone. Violanti era dispiaciuto: voleva solo indietro il suo quadro. Con l’autonomo Rossi, ci provò allora l’avvocato Cortellazzi. Il 5 marzo del 2021, il legale gli spedì una raccomandata, 20 righe in tutto. Oggetto: ‘Restituzione al Sig. Claudio Violanti della riproduzione dell’opera ‘Il Quarto Stato’.
Il testo: «Scrivo in nome e per conto del Sig. Violanti... Sono stato informato di come Lei abbia asportato il quadro, unicamente per dargli una lezione, avendo, questi, accolto, nel suo locale, un noto personaggio che, a Suo vedere, sarebbe distante dai valori sottesi al dipinto e, così facendo, rendendosene, quindi, ‘indegno’. ma al di là del fatto che chiunque, pur avendo idee politiche differenti dalle nostre, ben possa essere una degnissima persona, come Lei sa i gestori di pubblici esercizi non hanno la facoltà di scegliere liberamente se accettare o rifiutare un cliente». Infine, l’invito a restituire «immediatamente» il quadro presso Il Foppone o «presso il mio studio». La raccomandata è rimasta lettera morta; Violanti ha querelato Rossi e si è arrivati al processo.
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