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L'EMERGENZA CARO ENERGIA

Padre Bebber scrive a Draghi: «Aiuti adesso o chiuderemo»

L’allarme dell’amministratore delegato di Fondazione Opera San Camillo e presidente nazionale Aris: «Il comparto sanitario privato non può resistere e il servizio è a rischio. Ma fino a ora istituzioni sorde»

Elisa Calamari

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05 Settembre 2022 - 05:25

Padre Bebber scrive a Draghi: «Aiuti adesso o chiuderemo»

CREMONA - Il caro energia sta mettendo a dura prova anche la sanità pubblica e privata, con una maggiorazione di costi che solo nel Lazio è già stata stimata in oltre 100 milioni di euro. A lanciare l’allarme è anche padre Virginio Bebber, responsabile della casa di cura San Camillo di via Mantova e presidente nazionale dell’Aris, l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari. Raccogliendo le preoccupazione di numerose strutture del Paese, ha deciso di scrivere al Governo: al premier uscente Mario Draghi, ai ministri, ma anche ai leader e candidati dei vari schieramenti politici, da Enrico Letta a Matteo Renzi e Carlo Calenda, da Giorgia Meloni a Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte.

Padre Virginio Bebber

A margine padre Bebber parla di «insostenibilità economica nel far fronte a questo incremento di costi energetici, che si sommano a quelli sostenuti nel periodo pandemico». E aggiunge: «Siamo fermamente convinti del nostro ruolo e della nostra missione a favore dei cittadini, ma non possiamo continuare ad esporci finanziariamente in questo modo, in quanto sono a rischio gli stessi bilanci e la difficoltà di erogazione dei servizi». Insomma: o si interviene, e al più presto, o le case di cura, che rappresentano un imprescindibile aiuto per la sanità pubblica, rischiano di cedere. E di chiudere. L’accorato appello indirizzato alle più alte cariche dello Stato parte da una premessa: «Comprendiamo benissimo le difficoltà del momento – scrive padre Bebber –. Comprendiamo molto meno la sordità istituzionale nei confronti di quanti, da mesi, rilanciano grida di allarme che provengono dal comparto sanitario privato, no profit nel nostro caso, che come è noto mette a disposizione della comunità un irrinunciabile contributo alla salvaguardia della salute del Paese».

Quindi contesta la totale assenza di sostegni al comparto nell’ambito del decreto Aiuti, così come scongiura l’eventuale possibile aumento dei ‘prezzi al consumo’: «Per istituzioni come le nostre, se mai fosse possibile ricorrere all’aumento dei prezzi (impossibile per chi come noi opera in regime di convenzione con lo Stato) significherebbe scaricare l’onere sui pazienti. A pagare sarebbero quanti non possono assolutamente rinunciare al ‘bene’ salute». L’impatto degli eventuali aumenti, poi, in considerazione dei rincari energetici enormi rischierebbe di mettere in ginocchio il sistema welfare. L’alternativa? Padre Bebber non nasconde che la minaccia più concreta è «costringere le strutture alla chiusura, incrementando notevolmente il livello di disoccupazione, mettendo sulle spalle del servizio sanitario pubblico milioni di malati che ogni anno trovano assistenza da noi».


Infine l’amara conclusione: «Basterebbe rendersi conto che una qualsiasi casa di cura, o rsa, o cdr, o ospedale o Irccs non può certo staccare la corrente per risparmiare: qualsiasi apparecchiatura elettromedicale in uso funziona con l’energia elettrica». Da qui il «richiamo alla vostra responsabilità nei confronti di quei cittadini che oggi chiamate alle urne (e non certo per la loro volontà...). Non stiamo certo chiedendo elemosine. Stiamo chiedendo solo di essere messi in condizioni tali da poter continuare a servire il sistema sanitario del nostro Paese per la salvaguardia della salute della comunità che vive in Italia».

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