L'ANALISI
20 Agosto 2022 - 05:10
Matteo con la mamma
SONCINO - Quando si alzerà da quel maledetto letto d’ospedale i genitori gli faranno leggere queste righe, se lo sono ripromessi, e quindi lasciano un messaggio: «Sei davvero forte, guerriero!». Lui è Matteo Dimo, ha 16 anni ed è la vittima del terribile incidente del primo luglio. Soncinese, ciclista per passione, cestista per amore, appassionato di economia col sogno dell’imprenditoria, è stato travolto da una berlina mentre attraversava la Statale Soncinese durante una pedalata in campagna. Da allora è in coma. Non solo mamma e papà, l’intera Soncino con tutta la frazione di Gallignano fa il tifo per lui e nessuno ha dubbi sul fatto che col suo coraggio saprà superare anche questo momento difficile. La famiglia spera e si fa forza: «Intanto ringraziamo la Croce Verde di Soncino, l’elisoccorso di Brescia e i medici di Bergamo. Gli avete salvato la vita».
Matteo studia al Cossali di Orzinuovi. Un tempo si sarebbe detto «da ragioniere», oggi il corso si chiama Fma, cioè Finanza, Amministrazione e Marketing. «Vuole fare l’imprenditore – racconta orgogliosa la mamma Flutura – e si impegna tanto». Se lo diventerà, una volta terminata la brutta esperienza in quel del Papa Giovanni di Bergamo, dove resta ricoverato in condizioni stazionarie, dipenderà da molti fattori. La mentalità però c’è. Studia e si alza presto. Il tempo libero? Lo passa pedalando nella natura.
Ascolta un genere di musica molto metropolitana che si chiama «trap» ed è sulla cresta dell’onda. Nelle canzoni dei suoi idoli di gioventù, come Sfera Ebbasta, si parla di contesti metropolitani e suburbani. Ma a lui la campagna non sta affatto stretta, anzi: «La ama – dicono i suoi –. Quel terribile giorno stava appunto facendo il suo consueto giro delle cascine di Gallignano. Gli piace sentire a pieni polmoni il profumo dei campi, del verde, del nostro territorio. Ne è innamorato».
Un ragazzo d’altri tempi, dunque? No, perché come tutti gli adolescenti vuole godersi la vita, ma speciale di certo. Motivato e sempre impegnato, ha fatto dello sport e dell’impegno una ragione di vita. Prima con le arti marziali, da karateka, poi come nuotatore in piscina e poi il fortunato matrimonio con la palla a spicchi. L’ha conosciuta col coach Livio Tinti, storico mentore nella fucina dei talenti targati Orzibasket e non l’ha più lasciata. Se ne stacca solo quanto tira a canestro. Gioca per divertirsi e per dare tutto quel che ha ma vive di competizione sana, un po’ come fuori dal campo. «Matteo – rivelano i genitori – è sempre stato così. In qualsiasi momento è sorridente, disponibile, sempre pronto a dare una mano. Vive con una grande e infinito ottimismo». E infatti è amico di tutti. C’è solo una categoria di persone che non sopporta: «Chi si lamenta a prescindere. I piagnoni, insomma».
Lui è in prognosi riservata. Di grandi miglioramenti da annunciare, ahi-noi, non ce ne sono. Vero è, però, che la sua condizione (non indotta farmacologicamente) non è neppure peggiorata. Non resta che attendere e sperare che quel sorriso torni a illuminare Soncino. «Due paesi pregano per lui. La vicinanza è grande e il supporto è tanto, ci danno speranza e forza – concludono mamma e papà –. Cosa pensiamo di Matteo? Che, sin da piccolo, è stato sempre fin troppo coraggioso. Lui non si arrende, perché è davvero un guerriero, e non lo faremo neanche noi. Lo aspettiamo qui».
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