L'ANALISI
19 Agosto 2022 - 05:15
Maurizio Limonta
PANDINO - I deserti dell’Arabia Saudita, la zona monsonica dell’Oman dove sabbia e roccia lasciano spazio a torrenti e cascate, le montagne del Kurdistan tra Iran, Iraq e Siria, e ancora le vette caucasiche e del Pamir, sino alle steppe russe. Un viaggio di 26 mila chilometri coperto in tre mesi, attraversando 26 Paesi.
Il pandinese d’adozione Maurizio Limonta, insieme ai compagni d’avventura Franco Ballatore e Rosario Sala, ha concluso nei giorni scorsi la prima parte del «Kamchatkaraid».
I tre motoviaggiatori sono rientrati in Italia al termine della lunga cavalcata cominciata a maggio a bordo di tre Yamaha Tenerè. Sostenuti proprio dalla casa motociclistica giapponese — che ha fornito i mezzi al trio di ambasciatori — e da altri sponsor per abbigliamento tecnico e attrezzature da campeggio, gli avventurieri su due ruote hanno coperto in media 300-400 chilometri al giorno, fermandosi in alcune occasioni per 48 ore, visitando città storiche come Damasco e Medina e le nuove megalopoli del Medio Oriente, come Dubai e Abu Dabi.
La loro è stata anche una missione umanitaria. Raggiungere l’ospedale di Emergency nel Kurdistan iracheno, fondato da Gino Strada, per portare fondi in favore della riabilitazione delle vittime delle mine anti uomo.
«Soprattutto i bambini, orrendamente mutilati da queste trappole maledette, costruite proprio per sembrare giocattoli e attirare così l’attenzione delle giovani generazioni — racconta Limonta —: per i noti conflitti che si sono susseguiti nella regione che scavalca i tre paesi di Iran, Siria e Iraq, ne erano state disseminate a milioni. Moltissime sono di fabbricazione italiana. Il progetto di Emergency, per il quale, in accordo con la moglie di Strada abbiamo raccolto 37 mila euro, prevede di realizzare protesi per questi bambini, ma anche per donne e anziani, e curare poi il loro reinserimento nella società civile favorendo la formazione e l’istruzione. Ad esempio, laboratori di falegnameria e sartoria. Abbiamo visitato il centro di riabilitazione e reintegrazione sociale di Sulaimaniya proprio per renderci conto di come stiano lavorando medici e altri operatori volontari. Il progetto originale era di raggiungere la Kamchatka, la penisola siberiana del Far East russo, e da lì attraversare il mare e arrivare in Giappone per concludere il viaggio nella sede Yamaha, ma la guerra in Ucraina e le conseguenti tensioni ci hanno fatto cambiare programma. Ci proveremo l’anno prossimo».
I tre hanno viaggiato con qualsiasi condizioni climatica, dal freddo dell’alta montagna ai 50 gradi del deserto arabico, e su qualsiasi tipo di terreno. Il crogiolo di riti e usanze delle popolazioni locali, uniti ai paesaggi mozzafiato, hanno reso questo viaggio un fantastico mix di turismo e avventura.
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