L'ANALISI
12 Agosto 2022 - 10:07
La sorella Chiara, padre Bongiovanni e il cognato Giorgio
SPINEDA - «Il mio ruolo in questi anni è stato quello di fermare i barconi. Sono andato in missione per riempire bottiglie da stappare, dando la consapevolezza ai giovani locali che sono loro i protagonisti del futuro della Sierra Leone e che in Europa andranno a fare una vita di miseria».
Padre Vittorio Bongiovanni, 81 anni, missionario saveriano a Kabala originario di Spineda, è tornato da alcuni giorni in Italia dopo tre anni. Un periodo di riposo della durata di tre mesi che sta passando a Bozzolo ospite della sorella Chiara e del cognato Giorgio Spontoni. In casa fanno bella mostra i gadget che lo stesso religioso ha portato a casa, regali fatti dai suoi fedeli: un totem con la sua foto a figura intera, uno striscione con il suo volto sorridente ripetuto più volte, una t-shirt, una tazza e un portachiavi tutti con la sua immagine.
Bongiovanni non nasconde la preoccupazione per aver lasciato una nazione attraversata in questi giorni da forti proteste.
«Le manifestazioni, cominciate lunedì, sono nate come una contestazione contro caro prezzi e crisi economica ma sono poi diventate una più ampia mobilitazione», racconta mostrando scioccanti video dal cellulare dove si vedono alcuni cittadini uccisi negli scontri con la polizia.
Come passa questi giorni?
«La prima cosa che faccio è un bel check up ospedaliero. In Sierra Leone gli ospedali sono quello che sono e ci si cura in maniera molto artigianale. Poi ho partecipato alla festa patronale di Spineda, mio paese d’origine e visto e sentito tanti amici. Andrò anche in alcune scuole medie a incontrare i ragazzi, sicuramente a Casalmaggiore e poi vedremo».
Quale è il suo ruolo a Kabala? «Ho l’incarico di gestire 54 scuole, di cui 46 elementari e 8 medie. Noi missionari stiamo lavorando sui ragazzi, facendoli crescere senza guerra e senza la violenza che la nazione ha vissuto per tanto tempo. Stiamo coltivando in loro una mentalità che deve portarli a crescere come persone all’interno della loro terra e i risultati ci sono, infatti sono pochissime le persone che fanno i tanto famigerati viaggi della speranza tra il deserto e il Mar Mediterraneo». Bongiovanni, ricorda come la raccolta di materiali che viene organizzata dalle parrocchie della zona 5 della diocesi di Cremona porta sempre gioia. «Vi è una vera passione per il calcio e i palloni e i giochi ricevuti li ho distribuiti in tutte le scuole. Poi durante il Grest ho regalato le medaglie che mi erano giunte da Casalmaggiore».
Mentre mostra alcune foto ricevute sullo smartphone, ricorda anche i tempi in cui comunicare con i propri cari in Italia non era affatto semplice. «Ci sentivamo attraverso la radio una volta all’anno e spedivo alcune lettere, una ogni sei mesi circa. Adesso invece con Skype ci sentiamo tutti i giorni o quasi».
Mentre racconta la sua vita e il periodo più duro successivo alla guerra civile, «spostavo con la carriola i cadaveri e sono dovuto andare via perché quelle immagini le sognavo di notte. Per tre anni ho vissuto a Chicago, dove ho fatto il cappellano in ospedale», non smette mai comunque di sorridere.
«Ho rischiato la vita più volte, oltre a quando mi hanno rapito anche quando ho salvato centinaia di bambini soldato, ma avevo salvato la vita ad alcuni ribelli e così anche la mia è stata risparmiata. Se potessi rinascere rifarei tutto quello che ho fatto, ho vissuto con il motto mai paura e sempre avanti e sarà così anche per il futuro».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris