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IL DELITTO

Omicidio di Castelleone, vittima e carnefice arrivati da Soncino

Solo cinque anni fa entrambi si sono trasferiti nella cittadina

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

12 Agosto 2022 - 05:05

Omicidio di Castelleone, vittima e carnefice arrivati da Soncino

SONCINO - Ci è voluta qualche ora prima che la notizia circolasse, nel «borgo gemello» di Castelleone, Soncino. Ma la reazione è stata la medesima. Prima l’incredulità, quindi il dolore. D’altronde, per una sfortunata coincidenza, vittima e carnefice erano concittadini sull’Oglio e lo sono stati per diversi anni prima di trasferirsi, quasi contemporaneamente, nella città vicina. Senatore e la sua famiglia, in particolare, erano piuttosto conosciuti a Soncino per aver gestito uno degli storici locali della cittadina murata.

Il sindaco Gabriele Gallina

Ieri il messaggio del sindaco Gabriele Gallina, appena appreso dell’accaduto: «Una notizia che ha turbato il borgo dove Senatore ha vissuto e lavorato. Il cordoglio dell’amministrazione, che porge le condoglianze alla famiglia in questo doloroso momento». E monsignore Giuseppe Nevi porta il pensiero dei parrocchiani: «Crudeltà priva di logica. Viene a mancare l’umanità che dobbiamo ritrovare».

Don Giuseppe Nevi

Quello che i castelleonesi hanno vissuto sulla loro pelle in diretta, i soncinesi, quasi tutti, l’hanno scoperto solo ieri mattina. E il borgo è rimasto attonito. La mano che ha affondato il coltello e la vittima caduta a terra abitavano infatti, fino a non più di cinque anni fa, all’ombra della rocca, a meno di un chilometro l’uno dall’altro. E si conoscevano bene. Entrambi, in modi e per ragioni diverse, erano conosciuti anche ai carabinieri di via Milano. L’aggressore, Mutigli, era stato anche denunciato. Al di là di questo parallelismo, però, avevano condotto dal loro trasferimento in poi stili di vita diversi. Senatore, infatti, s’era dedicato anima e corpo alla famiglia e al nuovo lavoro. Mutigli, stando all’esperienza degli inquirenti, non avrebbe raggiunto la stessa calma e stabilità.

La vittima Giovanni Senatore e l'omicida Mauro Mutigli


In una cittadina di poco meno di ottomila abitanti, comunque, tutti si conoscono. Anche a Soncino, riservata e chiusa nelle sue mura per natura, un evento del genere non può passare inosservato. Il «gigante buono», come lo conoscevano in tanti, al di là dell’aspetto burbero e dell’indole che, per usare un eufemismo, era vivace, è stato il pizzaiolo dei bambini, il tatuatore dei grandi, per un breve periodo anche il buttafuori gentile per i ragazzi. Mancava insomma e mancherà di più adesso. L’ha conosciuto, pur per poco tempo, anche l’arciprete della pentaparrocchia Giuseppe Nevi. Nelle sue parole tutto il dolore dei fedeli soncinesi: «Assoluta e totale solidarietà da parte della nostra comunità parrocchiale alla famiglia, ai suoi cari e a chiunque stia soffrendo per l’ennesima vicenda terribile che siamo costretti a constatare.

Questo tragico episodio, credo sottolinei l’illogicità della violenza che scaturisce dall’odierna abitudine ad abbandonarci alle nostre passioni, senza esercitare controllo. Prima che di degenerazione e antitesi del messaggio cristiano, penso sia indice del fatto che la nostra società tenda purtroppo a essere sempre meno logica, ragionevole ma soprattutto umana. Sono dimensioni che dobbiamo sforzarci di ritrovare, senza dubbio».

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