L'ANALISI
01 Agosto 2022 - 05:20
Laurentiu Strimbanu e la bandiera italiana
CREMA - La cittadinanza italiana, un diritto negato. Laurentiu Strimbanu, 18 anni, fresco di diploma all’istituto Pacioli di Crema e per due anni presidente della Consulta degli studenti della provincia di Cremona, è uno dei tanti «italiani di fatto» che percepisce un senso di disuguaglianza ed esclusione. Ora denunciato apertamente in un video diffuso sui social attraverso il circuito di ScuolaZoo: «Credo fortemente nell’impegno civico e sociale — dice Laurentiu davanti alla videocamera —. Alle recenti elezioni amministrative a Crema avrei voluto mettermi in gioco proponendomi come candidato in una delle liste in corsa. E c’è anche chi si è fatto avanti per coinvolgermi nella campagna elettorale. Invece, purtroppo, non ho neppure potuto votare». Lo studente, che da ottobre frequenterà la facoltà di Scienze Politiche all’Università Statale di Milano, è nato in Moldavia, ma si è trasferito in terra cremasca quando aveva 5 anni: «Lo Stato non mi riconosce come cittadino italiano sebbene io sia cresciuto immerso nella cultura italiana e il mio intero percorso di studi si sia sviluppato in questo Paese — spiega —. È deprimente non avere diritto di voto e vedersi esclusi da opportunità essenziali come, ad esempio, quella di partecipare a un concorso pubblico».
Laurentiu è un fervido sostenitore della cittadinanza attiva e della democrazia partecipativa: «Da piccolo sognavo di fare il presidente, poi ho desiderato di diventare il sindaco più giovane d’Italia — racconta —. La mia passione per la politica è totalizzante, ma provo a ragionare e ad agire al di fuori delle logiche partitiche: mi reputo un attivista che ha l’ambizione di raccogliere le idee degli altri per migliorarle e condividerle. I partiti tradizionali non rispecchiano più il comune sentire e le aspettative della popolazione. Il discorso vale soprattutto per le nuove generazioni».
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Secondo la Rete per la Riforma della Cittadinanza, sono oltre un milione le persone in attesa di cittadinanza nel nostro Paese, in larga maggioranza giovani: tra gli studenti che frequentano le scuole italiane sono circa 900 mila quelli con cittadinanza non italiana, vale a dire più del 10% del totale degli iscritti. «Lo Ius Scholae? Una legge di civiltà che, però, a mio giudizio, risente di un assetto a maglie larghe», dichiara Laurentiu. La proposta di riforma prevede il riconoscimento della cittadinanza italiana per i giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che risiedano legalmente e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio nel nostro Paese, in uno o più cicli scolastici. «Dal mio punto di vista questi requisiti non sono sufficienti — spiega il giovane attivista —. Ritengo, piuttosto, che sia necessario aver completato il ciclo di istruzione secondaria per ottenere la cittadinanza. I minorenni con background migratorio sviluppano la loro identità in un contesto di relazioni multiple e la cittadinanza è un elemento intersezionale che segna i vissuti e le esperienze in termini di socialità e partecipazione».
La legge italiana prevede che la domanda di cittadinanza possa essere presentata, su base volontaria, prima del compimento del diciottesimo anno di età: «Io ho presentato la richiesta agli uffici competenti ad inizio 2022, ma realisticamente dovrò attendere fino al 2024 per diventare cittadino italiano a tutti gli effetti — dice Laurentiu —. Per un’eventuale impegno diretto in campo amministrativo, dunque, dovrò attendere altri cinque anni. E, nel frattempo, continuerò a scontare sulla mia pelle le conseguenze di un diritto negato».
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