L'ANALISI
28 Luglio 2022 - 10:42
CREMONA - Dai venti a trenta millimetri nelle immediate vicinanze di Cremona, circa il doppio nella zona di Sospiro, Cingia de’ Botti, San Martino del Lago e Piadena: pur con un andamento abbastanza differenziato e a ‘macchia di leopardo’, la pioggia caduta nella notte fra martedì e ieri, sommandosi a quella di 24 ore prima, ha un po’ allentato la grande pressione che ormai da mesi schiaccia con tutto il peso di una siccità da record le imprese agricole. Al punto che ieri mattina — fanno sapere dal Dunas, il Consorzio di bonifica Dugali Naviglio Adda Serio — l’impianto di Foce Morbasco, che in questo periodo ha garantito ai campi la fornitura dell’acqua ‘pescando’ dal Po a pieno regime, è stato fermato. La richiesta era particolarmente bassa e così si è deciso di interrompere l’attività di prelievo dando ‘respiro’ alle pompe, dopo che si era continuato ad irrigare ininterrottamente fin dalla metà di maggio. Il ‘fermo’ potrebbe prolungarsi fino ai primi giorni della prossima settimana, nella quale è peraltro possibile che si verifichino altre precipitazioni.
E se è vero che si può ‘saltare’ qualche turno di irrigazione, mentre il fabbisogno di acqua diminuisce anche perché in qualche caso vengono avviate le operazioni di raccolta, i gravi danni causati alle aziende agricole dalla sete peggiore degli ultimi settant’anni non vengono purtroppo ridimensionati. Le pesanti conseguenze di quanto accaduto durante mesi di autentica ‘tribolazione’ — sottolineano al Dunas — non potranno in alcun modo essere riassorbite e si trascineranno nel tempo. Rese del mais pesantemente inferiori alla media, secondi raccolti in larga parte compromessi, qualità del prodotto spesso ‘indebolita’ sono i segni della tempesta scatenata dagli effetti perversi del cambiamento climatico, ma anche dall’assenza di programmazione e di adeguati interventi strutturali lungo le principali vie d’acqua (a partire dalla bacinizzazione del Po, tanto a lungo quanto inutilmente invocata).
Così, questa piccola e parziale ‘tregua’, più che alimentare infondati ottimismi dovrebbe piuttosto costituire un ulteriore motivo di impegno a tutti i livelli per cominciare a costruire un futuro diverso. Invertire, o anche solo fermare, la tendenza al continuo peggioramento degli assetti climatici richiede infatti tempi più lunghi di quelli che zootecnia ed agricoltura possono permettersi; chiamate come sono a soddisfare ogni giorno ed in qualsiasi condizione la crescente domanda di cibo per le persone, e dunque anche di alimentazione per il bestiame. Venti o trenta millimetri di pioggia non possono certo essere vissuti come un alibi, destinato peraltro a svanire in pochi giorni.
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