L'ANALISI
27 Luglio 2022 - 05:15
CREMONA - «L’acqua che cade dal cielo vale doppio, ma la pioggia di lunedì non sarà decisiva e non è sufficiente da sola a portare le piante di mais a fine ciclo». Alessandro Bettoni, presidente del Consorzio di Bonifica Dugali Naviglio Adda-Serio (Dunas), commenta così gli ultimi temporali che hanno sbloccato la morsa della siccità. Ieri nella notte poi erano attese altre precipitazioni forti, con rischio di allagamenti.
«Nei prossimi giorni vedremo che impatto avranno avuto questi ultimi. Compresi i danni causati dalla grandine. E proprio in questi giorni c’è chi sta trinciando per portare a casa il raccolto non appena le piante lo consentono. Sicuramente i temporali qui e in montagna porteranno effetti benefici sui laghi e quello di Como sta recuperando centimetri. Ma i danni ci sono e la situazione è compromessa. Per quanto riguarda l’acqua che viene rilasciata dagli invasi idroelettrici, sarà interessante capire cosa succederà ad agosto quando le aziende saranno chiuse per ferie e il fabbisogno elettrico calerà».
Ismea, intanto, stima un calo del raccolto nazionale di grano duro del 16% rispetto all’anno precedente, prevalentemente a causa del deficit idrico registrato durante la fase post semina e delle elevate temperature degli ultimi mesi. È quanto emerge da una prima ricognizione condotta da Ismea, nei primi giorni di luglio, a operazioni di raccolta quasi completamente terminate. Il calo produttivo prospettato dall’Istituto è frutto della riduzione delle superfici destinate a frumento duro (-1,4% secondo le intenzioni di semina rilevate dall’Istat) e della contrazione delle rese per ettaro, che si collocherebbero, in media nazionale, a 2,8 tonnellate per ettaro, il minimo degli ultimi cinque anni.
In base alle informazioni raccolte, la riduzione delle rese dovrebbe interessare quasi tutti i principali areali: dalla Puglia (-25%), Sicilia (-15%) e Basilicata (-10%) alle Marche (-20%) ed Emilia-Romagna (-15%), portando la produzione nazionale a 3,4 milioni di tonnellate nella campagna 2022/23. Dal punto di vista qualitativo, la granella dovrebbe presentare su tutto il territorio buoni standard di qualità con un contenuto proteico mediamente compreso tra 11 e 13% sulla sostanza secca. Il deterioramento delle attese produttive anche in Francia, dovuto sempre al persistente clima caldo e siccitoso, ha portato la Ue a rivedere nuovamente al ribasso le sue previsioni di produzione a 7 milioni di tonnellate, il 9,2% in meno su base annua.
Al contrario, le previsioni sui raccolti del Nord America, dopo il crollo della scorsa annata, indicano un recupero. Intanto, dai mercati provengono i primi segnali di distensione dei listini dopo la fiammata registrata a partire da fine 2021 e che ha fatto toccare il record nell’ultima settimana del mese di giugno. Le quotazioni del prodotto estero non comunitario nella terza settimana di luglio si sono attestate a 558,75 euro alla tonnellata, in calo dell’1% su base settimanale e del 7,6% rispetto l’ultima settimana di giugno, mentre il frumento duro comunitario è rimasto stabile a 540 euro nelle prime tre settimane del mese (era a 575 nell’ultima settimana di giugno).
È tuttavia ancora presto, sottolinea Ismea, per individuare un orientamento ben definito delle quotazioni, in considerazione di alcuni elementi di criticità che permangono nei fondamentali del mercato. La domanda mondiale è prevista infatti in crescita a 33,6 milioni di tonnellate nel 2022/23, vale a dire su livelli superiori all’offerta, dato che prelude a un’ulteriore contrazione delle scorte finali (-10,7% e 5,5 milioni di tonnellate nel 2022/23). Allo stesso tempo permane ancora qualche incertezza sugli esiti produttivi in Nord America, in considerazione delle anomalie climatiche che ormai si presentano con sempre maggiore frequenza.
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