L'ANALISI
12 Luglio 2022 - 05:15
CREMA - L’idea era venuta a un ingegnere tedesco nel 2015, dopo la bocciatura da parte del Comune della creazione di un campo da golf lungo il Serio: unire i laghetti della ex Cava Alberti al fiume per fare un bacino idroelettrico e avere quindi una riserva di acqua e una produzione di energia pulita. In tempi di perdurante siccità, di crisi idrica e di proposte di bacinizzazione del Po che sono piovute da più parti, eccola tornare a galla. A tirarla fuori dal cassetto è Ettore Aschedamini, che da qualche mese si sta interessando a questa zona a nord del quartiere di Santa Maria della Croce e che sette anni fa aveva studiato l’area insieme al professionista di Berlino.
«Questo tecnico esperto, che oggi è consulente dell’Unione Europea – spiega Aschedamini – aveva ipotizzato di unire i due laghetti della ex Cava Alberti e, se possibile, anche il terzo che sta sulla sponda opposta del fiume, per creare un grande invaso, un bacino d’acqua da usare per irrigare e per alimentare una centrale idroelettrica. Ci sono fondi europei per creare questi bacini con finalità energetica. E ci sono fondi anche per laghi dove possano atterrare i Canadair».
La creazione di un grande bacino collegato al fiume, secondo Aschedamini porterebbe anche altri benefici: «La corrente del Serio avrebbe l’effetto di ripulire le acque dei laghetti, che nel giro di cinque anni tornerebbero dunque alla loro purezza originaria. Il grande lago che si formerebbe avrebbe anche una funzione termoregolatrice». Ma non è tutto: «Sulle sponde di questo bacino potrebbe sorgere un campeggio. A Crema non ne esiste alcuno e una città che vuole avere vocazione turistica non può esserne priva. Io credo che l’intero progetto andrebbe almeno preso in considerazione e valutato, per capire se sa davvero fattibile».
L’area della ex Cava Alberti, come noto, è stata acquistata nel settembre dello scorso anno da un privato, che ora sta per cedere 36 dei 40 ettari complessivi della sua superficie al Parco del Serio. «La domanda che pongo – conclude Aschedanini – è la seguente: ha senso che il Parco spenda 100 mila euro per acquistare l’area senza avere un progetto ben definito di cosa farne? Regione e Provincia dovrebbero intervenire per la creazione di un bacino. Poi, il Parco potrà occuparsi delle rive e della zona circostante. Se vogliono, sono disponibile a un confronto».
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