L'ANALISI
MALTEMPO: I DANNI NEL CASALASCO
07 Luglio 2022 - 05:10
Il vivaio
TORNATA-CALVATONE - La bufera che si è abbattuta sul territorio lunedì sera ha colpito in modo molto pesante tutto il comparto vivaistico della zona. Ne dà testimonianza un imprenditore agricolo, Mario Bislenghi, di Tornata, che ha terreni al confine tra il suo paese e Calvatone: «Avevo un vivaio di piante Tamarix Gallica di due anni pronto per la vendita ma è stato completamente abbattuto dal vento. E purtroppo la stessa cosa è successa per gli impianti di aceri e tanti altri tipi di piante. Non ho ancora fatto una stima precisa, ma credo che nella mia azienda, che è di dimensioni medio-piccole, il danno si aggiri intorno ai 30-40 mila euro. Tutta la zona particolarmente vocata al vivaismo, come quella che comprende i territori comunali di Canneto sull’Oglio, Piadena Drizzona, Acquanegra sul Chiese, ma anche Calvatone e Tornata, ha subito dei guai notevoli. Io tra l’altro ho anche delle coltivazioni di mais che purtroppo si sono piegate. La stessa cosa è avvenuta in diversi altri punti».
In questi giorni, aggiunge l’imprenditore, tutti i suoi colleghi del settore vivaistico sono superimpegnati nel monitorare le varie situazioni e nel sistemare i guasti provocati dal maltempo. «In diversi casi le piante sono proprio irrecuperabili, in altri si riescono per fortuna a raddrizzare. Comunque, nel complesso è stato un vero disastro». A tutto ciò si aggiunge un ulteriore problema: «Noi vivaisti purtroppo non possiamo assicurare le nostre coltivazioni perché i costi sono proibitivi. A me hanno prospettato ad esempio un costo di 1.000 euro alla pertica cremonese per stipulare una polizza. È davvero impensabile affrontare una spesa del genere. La mia azienda è di 20 ettari, dovrei spendere 250 mila euro all’anno solo di assicurazione? Si può sperare nei rimborsi derivanti dal riconoscimento della calamità naturale, ma serve che il 33 per cento dell’azienda sia rimasto danneggiato. Non è semplice, anche perché serve il riconoscimento di questo ‘status’ anche al Comune di appartenenza».
Che fare dunque? «Il problema non è di semplice soluzione. Purtroppo la nostra attività è esposta fortemente ai rischi delle avversità atmosferiche. In più veniamo da una crisi pesante. La filiera del verde è stata duramente colpita a inizio emergenza Coronavirus con cali di fatturato e perdite che potevano essere devastanti. Adesso ci sono tanti aspetti che penalizzano la nostra attività, a partire da una burocrazia sempre più asfissiante, dalle spese di gestione consistenti e dai costi in aumento, sia per i carburanti che per la mano d’opera. Per esperienza personale posso dire pertanto che non si dormono mai sonni tranquilli. Alla fine, comunque, nonostante le difficoltà, si tira avanti, anche se non è per nulla semplice».
Nel settore, da parte di Confagricoltura, è stata evidenziata la necessità di idonei strumenti di sostegno, anche di carattere economico e finanziario. Se in questo quadro si vuol far emergere una nota positiva, va sottolineata la grande capacità di resilienza del settore, che nonostante le difficoltà periodicamente vissute ha sempre dimostrato di essere in grado di reagire e di risollevarsi.
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