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IL PRIMARIO ASSOLTO

Il dottor Mosca: «Felice per mio padre. Ora vado dalla mia bambina»

Il medico: «Dall’ordinanza di custodia cautelare ho scoperto che all’improvviso ero diventato pazzo»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

03 Luglio 2022 - 11:05

Il dottor Mosca: «Felice per mio padre. Ora vado dalla mia bambina»

Il dottor Carlo Mosca con la cugina Antonella

BRESCIA - La prima sezione della Corte d’Assise assolve Mosca Carlo... ». Venerdì sera, in aula, l’intenso abbraccio con la cugina Antonella, «ma per me Carlo è un fratello».

L’intenso abbraccio con Elena Frigo, l’avvocato che con il collega Michele Bontempi lo ha appena fatto assolvere da un’accusa gravissima: l’omicidio volontario di due pazienti Covid nel marzo del 2020, il mese più buio dell’emergenza pandemica.

In tarda serata, il forte abbraccio con l’anziano padre che lo ha atteso nella casa di Persico Dosimo. La stessa dove Carlo Mosca, 49 anni, si è fatto oltre 500 giorni ai domiciliari da innocente e da calunniato, secondo i giudici. «Assolto», il medico. «Vado subito da mio padre».

La mattina (ieri), «andrò al cimitero», sulla tomba della madre, una vita dedicata alla famiglia e agli alunni, prof di lettere alle medie, «perché è da un anno e mezzo che non vado a trovarla».

E, poi, l’abbraccio di papà Mosca alla figlia di 10 anni e alla compagna, a Mantova. «In un anno e mezzo, mia figlia l’ho vista cinque volte».

Sono le istantanee del medico cremonese, primario in prima linea al Pronto soccorso di Montichiari (Brescia), una vita dedicata ai pazienti e al reparto. Una vita stravolta il 25 gennaio del 2021, lunedì: alle quattro del mattino, nella casa di Persico Dosimo, i carabinieri bussano per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare. Mosca ha smontato il turno.

Per evitare di portare il Covid nella casa di Mantova, si è fermato dal padre. Già da luglio sa di essere indagato. Ne è informato, perché il pm Federica Ceschi ha disposto l’esumazione delle salme nell’ambito dell’indagine partita, in aprile, da un esposto. Lo ha presentato Michele Rigo, l’infermiere che con il collega Massimo Bonettini sospetta che il primario utilizzi Succinilcolina e Propofol, farmaci letali se non associati all’intubazione dei pazienti.

Loro mettono in giro le voci. Cercano «prove» da portare al pm per inchiodare il primario. Tirano in mezzo colleghi e medici. «Prove costruite», ribattono i difensori del primario che parla di «complotto». E la Corte gli crederà.

OTTO LUNGHE UDIENZE

Gli arresti domiciliari, i titoli sui giornali, il processo: otto udienze lunghe, impegnative, con i principali accusatori di Mosca, Rigo e Bonettini, che in aula si contraddicono, vengono smentiti dai testimoni. Udienze sfiancanti con il presidente, Roberto Spanò, costretto spesso ad intervenire per ammonire, perché «le parole sono pietre». Perché sul banco degli imputati c’è un medico accusato di omicidio volontario, un unicum nell’emergenza sanitaria. Storia di ospedali come trincee contro il nemico invisibile che all’inizio nessuno sa come combattere; di medici e infermieri «scafandrati» che rischiano la pelle e cercano di salvare i pazienti. Malati che arrivano con una gran fame d’aria. Ne arrivano tanti anche al Pronto soccorso di Montichiari. Mosca ne ha salvati, di malati. Si prende una camera in un B&B davanti all’ospedale. In reparto non fa solo il primario. Fa «l’ingegnere», ricava posti letto persino in mensa.

Mosca ha chiesto il giudizio immediato, non salta un’udienza, si dice sempre «sereno», perché «la verità verrà fuori». Perché avrebbe dovuto uccidere due pazienti gravi? «Ho scoperto dall’ordinanza che sono diventato pazzo». 

Ritornerò a lavorare a Montichiari, dove camminerò a testa alta come ho sempre fatto

L'UDIENZA NUMERO OTTO

Venerdì 1 luglio, udienza numero 8, l’ultima. Il giorno più lungo comincia alle 9,47 con il pm Ceschi che difende i due infermieri e dà dei «bugiardi» agli altri testi. Ma, alla fine, «i calunniatori» di Mosca, secondo la difesa e i giudici, sono proprio i due infermieri, nei cui confronti la Corte d’Assise, nell’assolvere con formula piena il primario sospeso dal suo Ordine, ordina la trasmissione della copia degli atti al pm per calunnia. Nelle tre ore di requisitoria, Mosca non distoglie mai lo sguardo dal pm. E non batte ciglio alla richiesta di condannarlo a 24 anni di reclusione per due omicidi, di assolverlo per un terzo. In corridoio, la telefonata, in vivavoce, all’anziano padre. «Ciao papà, stai tranquillo». «Come finirà?». «Finirà bene, stai tranquillo».

In quattro ore, i difensori smontano «indizi» e «prove» dell’accusa: «Questo processo ha dimostrato che il dibattimento può svolgere una funzione alta, di evitare l’errore giudiziario. Una vicenda nata per un assurdo convincimento di due infermieri che hanno costruito un castello, hanno deciso di denunciare Mosca, al quale è stato rubato un anno e mezzo della sua vita».

Ore 18,10, la Corte si ritira in camera di consiglio. Ore 20,35: «Sono pronti», avvisa la cancelliera. I minuti passano, il campanello non squilla. Mosca è accanto ai suoi avvocati, il volto teso. Ore 20,45: assolto.

«Ritornerò a lavorare a Montichiari, dove camminerò a testa alta come ho sempre fatto — commenta il medico —. Rivoglio il mio titolo, perché me lo sono guadagnato con le mie forze. E ritornerò ad insegnare all’università. Ho persone che mi aspettano: farmacisti, medici di base, malati che ho curato. Vogliono sapere la data del mio rientro per manifestare con gli striscioni». Sarà la prossima istantanea.

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