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Rischia il posto di lavoro per la burocrazia lenta

Il figlio adottivo di Pizzoni ha vinto il concorso come infermiere a Mantova. L’Asst ora richiede il «permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo» che però tarda ad arrivare

Pierluigi Cremona

Email:

pierluigi.cremona@virgilio.it

03 Luglio 2022 - 05:05

Burocrazia asfissiante: «Rischio il mio lavoro»

TORNATA - Un posto di lavoro a tempo indeterminato in un ente pubblico, che rischia di svanire per colpa della burocrazia. A denunciare il fatto e protestare contro una burocrazia spesso lontana dai cittadini, è Antonio Pizzoni, residente a Tornata, il cui figlio adottivo Tarequjjaman Pizzoni Molla, rischia di perdere l’assunzione come infermiere alle dipendenze dell’Asst di Mantova.

«La situazione – racconta Pizzoni – è figlia della burocrazia tutta italiana. Mio figlio, che ho adottato, aveva il permesso di soggiorno come lavoratore. L’adozione gli dà la possibilità di chiedere il permesso di soggiorno che tecnicamente si chiama «permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo» e che dura 5 anni. Un documento che non riesco ad ottenere, perché ogni volta che mi presento allo sportello della Questura di Cremona, c’è sempre qualche documento mancante. Il problema è che senza questo permesso di soggiorno mio figlio non potrà iniziare il lavoro presso l’Asst di Mantova. Ha vinto un concorso pubblico e deve iniziare tra poche settimane. L’Asst adesso non chiede più il permesso di soggiorno pre adozione, ma vuole quello che dura 5 anni».


Attualmente Tarequjjaman, conosciuto da tutti come Tarek, lavora presso la Rsa Fondazione Tosi Cipelletti di Rivarolo Mantovano, come operatore socio sanitario, dopo aver ottenuto l’abilitazione e aver seguito il corso all’Istituto Santa Chiara di Casalmaggiore.

L’ultimo viaggio a vuoto è di due mesi fa. «Tralasciamo la fila di persone che si forma davanti alla Questura, con ambulanze che vanno a prendere la gente che sta male sotto il sole. Nell’ultimo incontro allo sportello, mi è stato riferito che non ha diritto al permesso lungo perché non è più a carico della mia famiglia, avendo un reddito, ma non è così. Il permesso è un atto dovuto e noi abbiamo tutte le carte in regola per ottenerlo. Ci siamo anche rivolti ad un avvocato che ha confermato le nostre ragioni. La cosa che più ci preoccupa è che Tarek rischia di perdere il posto di lavoro, vinto tramite concorso frutto di impegno e di studio».

Pizzoni sottolinea anche che «a giugno 2021 allo sportello che andava tutto bene e di tornare in agosto per il ritiro del permesso, invece in agosto ci hanno nuovamente mandato via per problemi di ferie del personale. Non riusciamo a capire quali siano i problemi della nostra documentazione, siamo pronti a farci sentire ovunque per far valere i nostri diritti».

La storia di Tarek e Pizzoni ha quasi dell’incredibile, con il secondo che, in metropolitana a Milano a seguito di un malore è stato soccorso e salvato dal primo. Da lì è nato un rapporto molto profondo che ha portato all’adozione.

A 20 anni Tareq, oggi 30enne, lasciò il suo Paese, il Bangladesh, per venire in Italia, costretto dalla necessità impellente di aiutare la sua famiglia: suo padre, ammalato di tumore, e i suoi due fratelli, più giovani di lui. Ha lottato e c’è riuscito: da una situazione di difficoltà si è risollevato, anche grazie all’incontro con Pizzoni.

La loro storia è diventata anche un libro ‘Tarek e gli altri', edito da Gilgamesh.

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