L'ANALISI
02 Luglio 2022 - 05:20
STAGNO LOMBARDO - Nel giorno in cui il Po lascia per la prima volta nelle ultime tre settimane la quota degli otto metri, ‘salendo’ a sette metri e 85 centimetri sotto lo zero idrometrico, la sua gente prega per lui. Il silenzio è rotto solo da qualche cinguettio melodioso e dal frinire delle cicale, le acque del Grande Fiume scorrono lente, ma lo spiaggione sulla sponda emiliana si allarga e la secca fa emergere qua e là montagnole di pietre.
Non c’è la folla, né il clima di festa — misto di fede, di folklore e di buona cucina – che accompagna da decenni, Covid permettendo, la processione mariana sul Po il 15 agosto, giorno dell’Assunta. Ieri sera alle 19, al lido Ariston di Brancere, è stato un gruppetto di fedeli di ispirazione carismatica – si chiama Piccolo cenacolo – a dare appuntamento per chiedere all’intercessione della Madonna «patrona e regina del Po» il dono della pioggia, la fine della siccità e la protezione dalle altre piaghe del nostro tempo (la pandemia, la guerra).
Una trentina di persone si sono radunate ai piedi della santella mariana opera di Graziano Bertoldi con le formelle in bassorilievo che ricordano quattro protagonisti della processione sul fiume: il vescovo cremonese di Fidenza Maurizio Galli, lo storico parroco di Brancere don Aldo Grechi, il regista, insegnante e scrittore Sandro Talamazzini il pescatore Paolino Foglia, il primo a portare sulla propria barca la statua lignea della Madonna. Assente per indisposizione il parroco di Stagno Lombardo, don Pierluigi Vei, è un laico del Piccolo cenacolo, Matteo Fanfoni, a guidare la recita del rosario «la preghiera del popolo e dei semplici».
L’incontro – spiega – è nato da un passaparola. Proprietari dei campi e residenti hanno sollecitato l’iniziativa di preghiera di fronte a una situazione drammatica: «Preghiamo per il nostro fiume e per la nostra terra, per tutti i fiumi, per l’Italia e soprattutto per il Nord Italia che è maggiormente colpito». Dal monastero cremonese di San Sigismondo anche le claustrali domenicane hanno fatto sapere che si sarebbero unite, in contemporanea, alla supplica. Nella zona mantovana già ci sono state processioni sulle rive del fiume, e in diverse parrocchie della città e della diocesi di Cremona si prega, durante la messa, per ottenere il ristoro della pioggia.
Del rosario i promotori hanno scelto di meditare i cinque misteri della Luce (introdotti da San Giovanni Paolo II) quelli che maggiormente contengono riferimenti alle acque: il primo mistero, ad esempio, ricorda il Battesimo di Gesù; il secondo le nozze di Cana (con l’acqua trasformata in vino), il quinto l’Ultima Cena (durante la quale, oltre a istituire l’Eucarestia, Gesù lavò i piedi agli apostoli). La preghiera è stata introdotta da una breve lettura del profeta Isaia: «Dice il Signore: i miseri e i poveri cercano acqua ma non ce n’è, la loro lingua è riarsa per la sete. Io, il Signore, li ascolterò; Io, Dio d’Israele, non li abbandonerò». Poi la sequenza che invoca lo Spirito Santo «nella fatica riposo, nella calura riparo» e gli chiede di lavare ciò che è sordido e di bagnare ciò che è arido.
A seguire il rosario, le litanie dei Santi, che, soprattutto in passato, accompagnavano nelle campagne, in primavera, le processioni delle Rogazioni, e che da sempre vengono invocati dai fedeli per domandare grazie contro le calamità. Gli oranti ripetono per tre volte: «Dalla siccità e dalla carestia, salvaci Signore», chiedendo poi la liberazione «da ogni inquinamento, dalla pandemia e da ogni contagio, dalla morte improvvisa, dalla morte eterna». Preghiere della tradizione cattolica che sembrano tornare a far breccia nel muro di una diffusa apatia religiosa. «Donaci – concludono – una stagione clemente, acque salutari e abbondanti, i frutti della terra e del lavoro, sicurezza e fecondità al nostro lavoro». Poco prima delle 20 il Piccolo cenacolo si scioglie; i devoti tornano a casa con la fiducia di essere esauditi da un Padre provvidente e da una Madre di misericordia.
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