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RAPPORTO 2020

Rifiuti, in provincia di Cremona vengono smaltite 114 mila tonnellate annue

Lo certifica l’ultimo rapporto, relativo al 2020, del Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare dell’Ispra

La Provincia Redazione

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27 Giugno 2022 - 05:10

Rifiuti, in provincia di Cremona vengono smaltite 114 mila tonnellate annue

CREMONA - In provincia di Cremona vengono smaltite 114 mila tonnellate annue di rifiuti inerti, ovvero tutti gli scarti del settore edilizia: un dato tutto sommato nella media rispetto alle altre province lombarde. Lo certifica l’ultimo rapporto, relativo al 2020, del Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare dell’Ispra, presentato a palazzo Giustiniani a Roma. Tra le altre province lombarde, hanno dati simili al territorio cremonese Varese (108 mila tonnellate in un impianto), Pavia (113 mila in tre discariche) Mantova (90 mila in due impianti) e Bergamo (84 mila in due). Molto inferiore, invece, il quantitativo di Milano (41 mila tonnellate), Sondrio (3.500) e Como (813). Lodi e Lecco non hanno impianti per lo smaltimento di questa tipologia di rifiuti. Sull’altro versante, c’è chi registra numeri superiori: le province di Monza e Brianza (224 mila) e Brescia, dove si superano il milione e 724 tonnellate, ma in 12 siti diversi.

Il rapporto, di oltre 600 pagine, riporta tutti i dati nazionali, regionali e provinciali. Tra questi, quelli relativi alla produzione e gestione di rifiuti speciali: recupero di materiali, impianti che effettuano operazioni di autodemolizione/rottamazione e frantumazione di veicoli fuori uso, trattano i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Nei 51 siti dislocati in provincia — si tratta in sostanza delle piattaforme ecologiche dei comuni —, nel 2020 sono state raccolte 457.274 tonnellate di rifiuti. E tramite il servizio di recupero degli speciali nelle attività produttive, si aggiungono 1.170.141 tonnellate. Nei tre impianti di compostaggio e digestione anaerobica che si trovano in provincia vengono recuperate 8.251 tonnellate di rifiuti, in altre attività di recupero ulteriori 138.171 tonnellate.

Il rapporto 2020 contiene anche il censimento degli impianti di coincenerimento dei rifiuti speciali, classificati secondo quattro tipologie differenti: i coinceneritori, impianti che utilizzano rifiuti in parziale/totale sostituzione dei combustibili tradizionali la cui attività principale è la produzione di materia, energia elettrica o calore: i motori endotermici, costituiti da motori funzionanti a biogas generato da rifiuti e/o biomasse (da discarica o da digestione anaerobica di rifiuti e/o biomasse); le caldaie, ovvero impianti di piccola potenza termica che utilizzano tipicamente i rifiuti che residuano dal ciclo produttivo per il recupero di energia termica; e infine i cementifici, impianti dedicati alla produzione di clinker e altri leganti idraulici e che utilizzano, all’interno dei forni rotativi, oltre a combustibili tradizionali anche rifiuti. A Cremona il coinceneritore nel 2020 ha utilizzato 8.933 tonnellate di rifiuti, il motore endotermico di Castelleone 5.409, la caldaia di Casalmaggiore 1.691 e il motore di Malagnino 951. In merito al censimento delle discariche di rifiuti speciali, a livello provinciale nel 2020 sono stati smaltite 114.107 tonnellate, per una capacità residua a fine anno di 807.800 metri cubi.

«Nel 2020, la produzione nazionale dei rifiuti speciali è stata di 147 milioni di tonnellate mostrando, rispetto al 2019, un calo del 4,5%, corrispondente a quasi 7 milioni di tonnellate — chiariscono dall’Ispra —: come per i rifiuti urbani, anche i dati sui rifiuti generati delle attività produttive (industriali, commerciali, artigianali, di servizi, ma anche di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale) nel 2020 sono stati fortemente influenzati dall’emergenza sanitaria da Covid-19, che ha segnato il contesto socioeconomico nazionale. Il 2020 è stato, infatti, l’anno caratterizzato da un calo significativo dei consumi sul territorio nazionale a causa delle chiusure degli scambi commerciali e delle misure di restrizione adottate. Inoltre, è stato segnato da interruzioni nelle catene di approvvigionamento, in particolare nelle forniture di materie prime e semilavorati, con conseguenti ripercussioni sulle produzioni manifatturiere».
E anche il settore delle costruzioni, inevitabilmente, ha risentito significativamente dalla crisi pandemica, sia per la chiusura dei cantieri, in particolare di opere pubbliche, sia per la riduzione della manutenzione di edifici o di nuove costruzioni per l’edilizia abitativa, commerciale e non residenziale.

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