L'ANALISI
25 Giugno 2022 - 05:30
Il presidente Riccardo Crotti
CREMONA - Inviata al governatore Attilio Fontana e agli assessori all’Agricoltura, agli Enti Locali e all’ambiente, Fabio Rolfi, Massimo Sertori e Raffaele Cattaneo, è una lettera che descrive uno scenario da allarme assoluto evidenziando criticità e proponendo soluzioni, quella firmata dal presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, Riccardo Crotti.
Prima la descrizione della situazione: «Lo stato di crisi idrica purtroppo permane e si aggrava. II Po è ai minimi storici e il Serio si presenta ridotto ad un rigagnolo — incornicia il quadro tra Cremonese e Cremasco, Crotti — . Le erogazioni dai laghi sono al 65% per il lago di Como e al 60% per il lago di Iseo, con portate distribuite sul territorio che si attestano tra il 40 e il 55%, con il lago di Como che cala di 5 centimetri al giorno e il lago di Iseo che ha cali più contenuti. Purtroppo i modelli meteo non prevedono miglioramenti in rapporto alla situazione attuale e tenuto conto che la dotazione del fiume Adda incide per circa ii 70% delle disponibilità idriche del nostro territorio, il periodo più lungo di sopravvivenza dell’Iseo non gioverà granché sulle già ridotte disponibilità».
E del resto, rimarca il leader della Libera e di Confagricoltura Lombardia, «l’osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po ha deciso fra l’altro di ridurre del 20% i prelievi irrigui a livello distrettuale rispetto ai valori di venerdì 17 giugno, al fine di sostenere le portate del Po nel tratto di valle per assicurare l’uso idropotabile delle provincie di Ferrara, Ravenna e Rovigo e per contrastare la risalita del cuneo salino nelle acque superficiali e sotterranee».
Il problema, già chiaro quanto grave, è che così la rete irrigua difficilmente potrà essere gestita e regolata con equità con portate disponibili inferiori al 50%. Ecco che Crotti, allora, propone tre soluzioni che consentirebbero alle irrigazioni di proseguire oltre le previsioni.
La prima: «Il rilascio dagli invasi alpini — inizia l’elenco potenzialmente salvifico con il passo cruciale, Crotti —. In questi giorni abbiamo avuto conferma della scarsa efficacia delle misure adottate da Regione Lombardia, in accordo con Terna. I 40 milioni di metri cubi di acqua promessi stanno incidendo per circa 1 centimetro di lago al giorno e sanno di beffa in considerazione dei 178 milioni di metri cubi di acqua attualmente stoccati nei bacini della sola Valtellina. Se confrontati con i 247 milioni di metri cubi di invaso regolabile del lago di Como, nei laghi alpini è contenuto l’equivalente di circa 120 centimetri di lago, che significano oltre due settimane di irrigazione. Peccato che di questo volume non sia possibile disporne».
La richiesta: «L’immediato rilascio di quanto invasato, ricordando sentenze passate in giudicato e norme che stabiliscono il prioritario uso agricolo rispetto ad altri usi dell’acqua se non quello potabile».
Il secondo passaggio decisivo: «Serve la deroga immediata al deflusso minimo vitale. II Consorzio dell’Oglio ha presentato istanza di deroga e a ruota seguirà il Consorzio dell’Adda. È essenziale che vi sia una tempestiva risposta da parte di Regione Lombardia, perché derogare consentirebbe il risparmio dell’equivalente di quasi 1 centimetro di lago».
Terza e ultima richiesta: «La deroga ai livelli minimi di regolazione del lago di Como».
Intanto, in attesa di risposte, con la speranza e l’esigenza che siano il più tempestive possibile, gli utenti irrigui del Consorzio dell’Adda presenteranno istanza al Consorzio stesso affinché chieda deroga sui livelli minimi di concessione di regolazione del lago di Como, misura utile per sfruttare anche i volumi residui disponibili a lago in esaurimento.
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