L'ANALISI
23 Giugno 2022 - 11:40
CREMONA - Parla di fermata storica, sia perché si sta protraendo da ormai una settimana sia perché non c’è una previsione di riattivazione delle turbine a breve termine. Gianni Balzarelli, memoria della centrale idroelettrica di Isola Serafini dove ha anche rivestito il ruolo di direttore per diversi anni, spiega infatti che la decisione di fermare la produzione, presa giovedì scorso da Enel Green Power, è senza precedenti.
Così come la secca che la pianura padana sta vivendo e che ieri, a Cremona, ha fatto registrare un livello del Po stabile a quota -8,39 metri. Neppure la debole pioggia che in mattinata ha interessato alcune località, infatti, è servita a migliorare una situazione sempre più drammatica. Mentre alla diga è rimasta aperta una sola paratoia (l’ottava contando dalla sponda piacentina) Balzarelli scuote la testa e spiega: «Si rilasciano 100 metri cubi al secondo e questo anche per effetto della normativa sul deflusso minimo vitale, che prevede il rilascio del 10% della portata di concessione».
La portata massima derivabile della centrale è mille metri cubi al secondo e la produzione potenziale media annua è 485 GWh, ma Balzarelli spiega che non si può quantificare con precisione quanto sta perdendo l’impianto in termini di produzione e di conseguente valore economico: «Questo perché la potenza massima, che al termine dell’installazione dell’ultima nuova turbina arriverà a 100 Megawatt, non equivale ad effettiva produzione. Il funzionamento di una o più turbine e con quale potenza, infatti, dipende di volta in volta dalla portata del fiume. Nei periodi di secca è già capitato che la centrale funzionasse al minimo, ma una fermata così lunga no. Perché la portata è scesa troppo: non c’è acqua a sufficienza nemmeno a monte. Per riattivarla? Presumo attendano una portata di almeno 200-250».
Nel Piacentino, invece, la portata è scesa nei giorni scorsi a 180 metri cubi al secondo e nelle ultime ore è precipitata attorno ai 150. Balzarelli aggiunge che attualmente il deficit di produzione non è impattante sul piano elettrico nazionale, ma se lo stop dovesse durare ancora a lungo e dovesse unirsi quello delle centrali termoelettriche in difficoltà con il raffreddamento, potrebbe innescarsi un’ulteriore impasse nell’ambito del settore energetico. Che andrebbe ad aggiungersi a rincari e difficoltà di approvvigionamenti. «L’acqua è agli sgoccioli e tutta la disponibilità è stata impiegata per coprire le necessità del comparto agricolo dei prossimi 10 giorni», ha detto anche Giovanni Rocchi di Enel. Ma la prossima settimana le temperature aumenteranno ulteriormente e la pioggia non è prevista.
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