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Bimba nata morta, i consulenti tecnici: «Era necessario un monitoraggio più serrato»

La ginecologa Scarpa a processo per omicidio colposo della piccola Marta. I ginecologi Verzeletti e Costa: «Una valutazione più attenta avrebbe portato a un ricovero e più alte probabilità di salvare il feto»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

17 Giugno 2022 - 18:51

Bimba nata morta, i consulenti tecnici: «Era necessario un monitoraggio più serrato»

CREMONA - «I campanelli di allarme» c’erano stati durante la gravidanza monitorata al Consultorio. Campanelli d’allarme «inequivoci», scrivono i periti della Procura. Nel pancione della mamma, la piccola Marta non cresceva moltissimo. Il cordone ombelicale era «abnormemente lungo»: 1 metro rispetto ai 40-50 centimetri (la norma). Il liquido amniotico si era ridotto. Se il 31 dicembre del 2018, quando si presentò nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Maggiore, mamma Nicoletta fosse stata ricoverata e monitorata, la sua bimba sarebbe oggi viva?

Il 31 dicembre, la mamma fu visitata, per la prima volta, dalla ginecologa Alessandra Scarpa, che le disse di tornare l’1 gennaio. Lei tornò. Altra visita. «È tutto fermo, se non succede niente, se non si rompono le acque, ci vediamo il 3 gennaio». Il 3 gennaio Nicoletta partorì la sua bimba già morta per asfissia da compressione del cordone ombelicale. Perché il liquido amniotico era sotto i 5 centimetri. «È come mettere un pezzo di corda in una bacinella senza acqua: il pezzo di corda non fluttua», il paragone efficacia di Marcello Lattari, l’avvocato di mamma Nicoletta e papà Antonio, entrambi parte civile nel processo per omicidio colposo della loro bimba a carico della ginecologa Scarpa, difesa dall’avvocato Diego Munafò (la ginecologa ora è all’ospedale di Parma). La Procura aveva chiesto l’archiviazione, il gip aveva ordinato l’imputazione.


Andrea Verzeletti è medico legale all’Istituto di Medicina legale degli Spedali Civili di Brescia. Michele Costa è ginecologo domiciliato presso il medesimo Istituto di medicina legale. Entrambi consulenti tecnici del pm, sentiti oggi al processo hanno confermato quanto scritto nella loro relazione, in cui nel definire «censurabile» il comportamento della ginecologa, tuttavia non hanno escluso che il monitoraggio ed il ricovero avrebbero evitato il dramma.


Comportamento «censurabile», perché, secondo i consulenti tecnici, «una valutazione più attenta, avrebbe dovuto portare al ricovero e ad un monitoraggio più serrato della signora, gravida ormai oltre il termine». Monitoraggio che «avrebbe potuto condurre ad una induzione al parto con varie metodiche, con rilevazione del Cardiotocografia in continuo e possibile estrazione del feto alle prime avvisaglie di sofferenza». Nella relazione, i consulenti parlano di «inadeguatezza, essenzialmente qualificabile in termini di imprudenza, nell’aver omesso una approfondita valutazione del caso a fronte di inequivoci segnali di allarme, di dati anamnestici che dovevano essere adeguatamente ponderati (alterazioni di metabolismo glucidico nell’ultimo mese, seppure di modesta entità) e di elementi di dubbio circa il benessere fetale che potevano essere intercettati da un adeguato esame obiettivo (ridotto accrescimento fetale). Una valutazione più attenta in data 31 dicembre 2018 e in data 1 gennaio 2019 avrebbe potuto e dovuto portare al ricovero della signora ed in tale evenienza vi erano buone probabilità di evitare il decesso del feto, anche se, alla luce della documentata causa di morte del feto non possiamo perentoriamente escludere la possibilità, anche in regime di ricovero della signora e di monitoraggio dello stesso, del verificarsi di una occlusione oltremodo repentina dei vasi del cordone ombelicale con conseguente sofferenza iperacuta del feto, anche tale da rendere conto del decesso dello stesso nonostante un tempestivo intervento dei sanitari».

Secondo Costa, dopo l’Ecografia effettuata dalla ginecologa Scarpa, un operatore diverso avrebbe dovuto farne un’altra a distanza, così da confrontarsi. Il consulente ha comunque ribadito che «la riduzione del liquido era importante, ma non possiamo correlarla con certezza all’evento finale». Il 23 settembre prossimo, parleranno i consulenti della parte civile.

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